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Terre Madri: Selezione in italiano dalle news di RadioMundoReal

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NEWS DELLA SETTIMANA DAL 26 AL 30 GIUGNO 2006

Dichiarazione finale del II Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni
giovedì, 29 giugno 2006

Assemblea dei movimenti sociali

“Per una cittadinanza universale e per i diritti umani. Un altro mondo è possibile”

Donne e uomini dei movimenti sociali e delle organizzazioni della società civile altermondialista, riuniti a Rivas Vaciamadrid (Spagna) dal 22 al 24 giugno 2006 e rappresentati da 1.193 organizzazioni di 84 paesi di tutto il pianeta, crediamo che:
Creare un altro mondo è possibile, necessario e urgente.Noi uomini e donne migranti siamo soggetti e componenti attivi di trasformazione delle società dove arriviamo e di quelle che lasciamo, perciò si deve riconoscere e promuovere questo ruolo e l’opportunità che rappresenta per la loro crescita.
La migrazione è un processo che ha luogo, in questo momento, nell’ambito della globalizzazione e non può essere analizzato al di fuori di essa. Non lo si deve pertanto affrontare come un tema esclusivamente di frontiere o nazionale, al contrario è un processo economico, politico, culturale e sociale collegato direttamente con gli effetti che il modello capitalista neoliberista imposto genera a livello mondiale.
Le politiche migratorie non possono restare al margine dei diritti umani; questi sono patrimonio comune dell’umanità e si deve assicurare la sua interdipendenza, integrità e universalità.
La cittadinanza universale è una necessità per i processi di convivenza. Tutti quelli che arrivano in un nuovo paese devono avere glii stessi diritti inerenti alla condizione di cittadino, senza il vincolo della nazionalità, compreso il voto.
Noi migranti siamo soggetti sociali la cui aunzione di diritti ed articolazione in qualità di agenti di trasformazione politica, sociale, culturale ed economica, è fondamentale. In questo senso, il Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni è uno spazio privilegiato per l’organizzazione del movimento in difesa dei diritti delle e dei migranti.

Denunciamo che:
Le politiche economiche, sociali e culturali alla base dell’attuale globalizzazione impediscono uno sviluppo umano e sostenibile degli interessi e delle necessità di ogni società. L’azione delle imprese multinazionali, il debito estero, la perdita di sovranità alimentare, il commercio iniquo, la spoliazione delle risorse naturali e i conflitti armati sono la ragione per cui le persone si vedono costrette a trasferirsi e ad emigrare, sia al nord sia tra paesi del sud.
Non sono ammissibili azioni al limite dei diritti umani quali il prolungamento delle frontiere al di fuori del territorio nazionale, le zone franche di produzione e i centri di permanenza temporaria che devono essere chiusi. Non ammettiamo che la migrazione sia messa in relazione con la sicurezza e venga usata come moneta di scambio tra i governi e a fini elettorali.
Esiste una visione riduttiva delle e dei migranti come forza lavoro. Noi, uomini e donne migranti siamo persone e non merce e pertanto dobbiamo avere garantiti tutti i diritti che ci consentono di crescere e di essere cittadine e cittadini della società in cui siamo giunti: diritti lavorativi, sociali, culturali, economici, civili e politici.
Ci sono altre forme di persecuzione, che stanno obbligando milioni di persone ad andare via dalle loro società di origine tra cui l’impatto di megaprogetti economici, i disastri ambientali, la persecuzione per ragioni legate al genere, orientamento sessuale, razza, religione e la lesione di diritti economici e sociali che non sono accolti nella legislazione internazionale di protezione.
Denunciamo tutte le forme di razzismo, xenofobia, islamofobia e antisemitismo.
Ci sono migliaia di persone che muoiono ogni giorno, vengono torturate, mutilate e spariscono nel corso di movimenti migratori nell’assoluta impunità. Denunciamo il rafforzamento delle frontiere, i muri, i pattugliamenti, le mafie e il traffico di esseri umani finalizzato allo sfruttamento sessuale che originano questi crimini. Allo stesso modo denunciamo la tratta di persone e la schiavitù.

Proponiamo, richiediamo e ci impegniamo
Richiediamo che lo sviluppo globale come responsabilità pubblica venga assunto dagli stati e dagli organismi multilaterali con la partecipazione della cittadinanza.
Richiediamo che i diritti umani vengano garantiti in tutte le società, al di là della situazione amministrativa delle persone e in tutte le tappe dei processi migratori – origine, transito, destinazione e ritorno-. Richiediamo che non si criminalizzi le e i migranti per il fatto di non avere permessi, che siano derogate le leggi sull’immigrazione che contraddicono il diritto internazionale dei diritti umani e che si garantisca il diritto alla libera circolazione.
Richiediamo la firma, la ratifica e l’applicazione della Convenzione internazionale per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, della Convenzione 143 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sulle e sui lavoratori migranti e della Convenzione 49 contro il Traffico di esseri umani. Ci impegniamo a vigilare affinché le autorità pubbliche di tutti gli stati adottino i mezzi necessari alla loro ratifica. Richiediamo soprattutto ai sindacati il loro impegno su questa materia.
Il diritto a vivere in famiglia è fondamentale per tutte le persone migranti. Richiediamo che sia garantito.
Richiediamo che si ampli la protezione internazionale alle persone che sono vittime di altre forme di persecuzione non incluse nella Convenzione di Ginevra. Richiediamo che si garantisca ai perseguitati l’accesso al diritto di asilo in un paese sicuro e il diritto al ritorno con garanzie per i rifugiati.
Richiediamo che si riconosca e si renda visibile il nostro ruolo di protagonisti come donne immigrate, superando la visione vittimistica che si ha di noi.
Ci impegniamo a far giungere come Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni a tutti gli spazi di rilievo internazionali, nazionali e locali le nostre denunce, richieste e proposte.

Per questo:

1. Facciamo della DICHIARAZIONE DI RIVAS, la nostra agenda di lavoro che ci permetterà un lavoro congiunto in ambito internazionale, nazionale e locale.

2. Ci impegniamo a realizzare il III Forum Sociale Mondiale delle Migrazione e di dare continuità alle azioni qui accordate. Inoltre ci impegniamo ad organizzare l’asse di migrazione del prossimo Forum Sociale Mondiale a Nairobi 2007.

3. Realizzeremo una mobilitazione mondiale una volta l’anno come elemento di denuncia, proposta e visibilità del Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni.

4. Diamo continuità al web del Forum come spazio di lavoro, memoria e interscambio.

5. Apriamo uno spazio di redazione congiunta della Carta Mondiale dei Migranti che verrà discussa nel prossimo Forum.

6. Creiamo un Comitato Internazionale Permanente del Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni in cui ci sia una rappresentanza di tutti i continenti che assicuri il proseguimento degli impegni di lavoro e che possa avere una riproduzione a livello regionale e locale.

Facciamo questo perché crediamo che,

UN ALTRO MONDO È POSSIBILE, NECESSARIO E URGENTE

Traduzione di Sonia Chialastri e revisione di Daniela Cabrera - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Ecuador - Proteste contro la compagnia petrolifera francese Perenco
Venerdì 30 giugno 2006

Almeno quattro feriti sono il risultato degli scontri avvenuti ieri in Ecuador, nella provincia settentrionale di Orellana, tra manifestanti e militari durante una marcia contro le attività petrolifere.
Centinaia di manifestanti hanno bloccato le strade locali chiedendo “l'immediato ritiro” della compagnia petrolifera francese Perenco, accusata di causare “disastri ambientali”.
Un comunicato emesso dagli organizzatori asserisce che i manifestanti sono stati “caricati violentemente” durante la marcia.
Una rappresentante del governo locale, Guadalupe Llori, ha affermato che “nessuno ha attaccato gli impianti dell'azienda petrolifera. Ciononostante, il generale Gonzalo Meza ha mobilitato 300 militari i quali hanno “attuato una repressione violenta, ferendo quattro attivisti e arrestando uno dei manifestanti”.
Come afferma la rappresentante, “i militari non possono comportarsi in questo modo di fronte alla popolazione disarmata”.
La signora Llori ha chiesto il “rilascio immediato” dell'attivista Wilmer Jimenez, incarcerato dal 20 giugno, quando era stato arrestato in occasione di un'altra manifestazione.
La rappresentante ha infine chiesto “la revoca immediata” dello stato di emergenza decretato nell'area 105 giorni fa.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Il Congresso statunitense dovrebbe firmare il TLC con il Perù a fine luglio
Venerdì 30 giugno 2006

La lobby dei diplomatici peruviani ha già ottenuto i suoi primi risultati: tutti i parlamentari facenti
parte del Comitato delle Finanze del Senato statunitense hanno espresso giovedì la propria volontà di ratificare “il prima possibile” il Trattato di Libero Commercio (TLC) con il Perú.
L’ambasciatore peruviano negli Stati Uniti, Eduardo Ferrero, ha assicurato che questa udienza al Senato è stata “estremamente vantaggiosa”, e permetterà di “accelerare le procedure” per l’applicazione del TLC.
Parlamentari democratici e repubblicani si sono trovati d’accordo sul fatto che la recente vittoria elettorale di Alan García è la dimostrazione che il Perú “sta seguendo la giusta direzione e deve essere ricompensato”.
Secondo versioni divulgate dal quotidiano peruviano El Comercio, diversi legislatori statunitensi hanno sottolineato che il TLC è stato approvato a Lima da una “grande maggioranza”.
Il presidente del Comitato delle Finanze, Chuck Grassley, ha fatto notare che: “l’accordo merita l’appoggio di questo Comitato e del Congresso”.
Secondo quanto riporta El Comercio, è molto probabile che i parlamentari statunitensi ratifichino il TLC il prossimo 28 luglio.
L’assessore dell’Ufficio del Rappresentante degli Stati Uniti per i Negoziati Commerciali (USTR, la sigla inglese), Everett Eissenstat, ha esortato i rappresentanti del Congresso ad approvare “ora” il TLC con il Perú.
“Questo accordo stabilisce regole commerciali giuste e reciproche che promuoveranno la crescita economica tra entrambi i Paesi”, ha dichiarato.
Anche il leader della minoranza democratica, Max Baucus, si è mostrato favorevole al TLC; tuttavia, ha riconosciuto che “esiste qualche inquietudine” per gli impatti lavorativi che potrebbe provocare.
Il portavoce del governo peruviano, Pedro Pablo Kuczynski, ha assicurato alla Catena Peruviana di Notizie (CPN) che nel Congresso degli Stati Uniti “non c’è nessuna opposizione” verso questo accordo commerciale.

Fonti: El Comercio CPN Radio

Traduzione di Arianna Ghetti, revisione di Cecilia Silveri – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it – www.traduttoriperlapace.org

Un rapporto stilato dalla Facoltà di Scienze uruguaiana avverte che le fabbriche di cellulosa del Paese provocheranno un grave impatto sul fiume Uruguay
Venerdì 30 giugno 2006

Le fabbriche di cellulosa che la spagnola ENCE e la finlandese Botnia stanno installando nella città uruguaiana di Fray Bentos, nell’ovest del Paese, avranno un “grave impatto sul fiume Uruguay” e “la maggior parte degli effetti saranno letali e cronici”.
Questo è quanto riporta uno studio elaborato da un gruppo di docenti della Facoltà di Scienze
dell’Università della Repubblica dell’Uruguay, approvato dalle autorità di questo istituto.
Nel frattempo, i lavori di costruzione della cartiera Botnia sono paralizzati da due giorni.
Secondo la radio uruguaiana El Espectador,l’Ispettorato Generale del Lavoro di questo Paese ha
sospeso preventivamente l’utilizzo delle gru della Botnia, dopo il verificarsi di diversi incidenti in un mese, uno dei quali è costato la vita ad un lavoratore.
Secondo il settimanale uruguaiano Búsqueda, il docente di Geomorfologia della Facoltà di Scienze e uno dei realizzatori dello studio, Daniel Panario, ha dichiarato che le fabbriche di cellulosa avranno un forte impatto sul fiume Uruguay, soprattutto a causa della grande quantità di fosforo e azoto che andranno a riversarsi nel fiume.
Panario ha spiegato che il fiume Uruguay “contiene già tracce di fosforo e azoto” e che una saturazione di questi elementi provocherà un “incremento della presenza di alghe tossiche” ed un “grave rischio per la salute”.
Il documento elaborato dai docenti uruguaiani, tra i quali spicca anche Marcel Achkar, membro dell’organizzazione ambientalista Redes – Amici della Terra Uruguay, riconosce che “non sono ancora disponibili i dati necessari” per risalire all’esatta portata dell’impatto delle fabbriche sul fiume Uruguay.
Tuttavia, aggiunge che “esistono numerosi studi che analizzano le reazioni dei pesci e di altri organismi acquatici allo scarico di effluenti di cartiere (simili) nell’acqua”.
I professori uruguaiani spiegano che esistono ricerche sul campo e di laboratorio che “hanno rilevato importanti modifiche nella fisiologia riproduttiva degli organismi acquatici”.
I ricercatori incoraggiano le imprese Botnia ed ENCE ad installare sistemi di trattamento di effluenti, che “non sono previsti” in nessuno dei progetti delle due compagnie.
Il rapporto rivela anche che “il sistema di somministrazione di acqua potabile della città di Fray Bentos si trova sotto la zona di discarica progettata” da Botnia ed ENCE, per cui il liquido arriverebbe contaminato in questo luogo.
Secondo il quotidiano uruguaiano La Diaria, i lavoratori di Botnia sono in sciopero da lunedì per chiedere maggiore sicurezza sul lavoro.
Il giornale spiega che i 2600 lavoratori chiedono che vengano effettuate delle verifiche sulle gru utilizzate dall’impresa, che hanno già più di 30 anni. Due di queste gru furono già inabilitate dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale uruguaiano. Secondo La Diaria, un portavoce del sindacato della costruzione, Fabián Gadea, ha spiegato che un difetto in una di queste gru ha provocato la morte di uno dei lavoratori della Botnia.

Traduzione di Arianna Ghetti, revisione di Cecilia Silveri – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it – www.traduttoriperlapace.org

Trasmissione Speciale: Elezione dell’Assemblea Costituente in Bolivia
Venerdì, 30 Giugno 2006

Questa domenica rappresenta una pietra miliare nella storia della Bolivia dopo le lotte sociali sostenute dal 2000, perché torneranno ad essere in discussione il potere delle oligarchie ed il potere dei movimenti sociali. La differenza è che la gente non si affronterà nelle strade contro gli organi di repressione, ma alle urne per definire l’elezione dei membri dell’Assemblea Costituente ed il Referendum Autonomico, giunto alla sua più distorta espressione.

Radio Mundo Real riproporrà la copertura speciale che realizzerà Indimedia Bolivia insieme ad alcune radio comunitarie locali.

La trasmissione si potrà ascoltare su www.radiomundoreal.fm/envivo

Traduzione di Cecilia Silveri – Progetto Terre Madri – Traduttori Per la Pace – RadioMundoReal – www.terremadri.it – www.traduttoriperlapace.org

Militanti socialisti sono molestati dall’FBI a Porto Rico
Giovedì 29 giugno 2006

Membri del Movimento Socialista dei Lavoratori (MST) di Porto Rico hanno denunciato di essere vittime di "vessazioni e molestie" da parte di agenti dell’Ufficio federale di investigazioni statunitense (FBI, la sigla inglese).
Secondo quanto rivelano gli attivisti, i funzionari dell’organismo federale che operano nell’isola dei
Caraibi svolgono funzioni di "polizia politica".
Un comunicato dell’indipendentista MST assicura che alcune settimane fa due agenti dell’FBI si sono presentati a casa di un militante dell’associazione nella località di Mayagüez con l’intenzione di "molestare i residenti".
Quando si sono visti negato l’accesso, gli agenti hanno cominciato a fare domande sulla proprietà della casa, l’auto e sulla vedova del dirigente assassinato Filiberto Ojeda Ríos.
Il documento divulgato dal gruppo socialista riporta che queste visite "sono parte delle vessazioni e della persecuzione da parte dell’FBI contro gli indipendentisti e i socialisti a Porto Rico".
Aggiungono anche che si tratta di "pratiche intimidatorie" che cercano di "deteriorare il morale"
dei militanti.
"L’FBI vuole disarticolare la protesta e il malcontento generato da tutta la crisi politica, economica e sociale del paese", concludono.
La lotta armata per l’indipendenza di Porto Rico è nata nel decennio del 1960, e il principale gruppo
organizzato fu l’Esercito Popolare Boricua - Macheteros.
Filiberto Ojeda, principale referente dei Macheteros, è stato ucciso il 23 settembre del 2005 durante
un’operazione dell’FBI, alla quale hanno preso parte circa 200 agenti dello Stato della Florida.

Fonte: Bandera.org

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri –
Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Protesta contro la cartiera spagnola ENCE all’entrata dell’assemblea degli azionisti
giovedì, 29 giugno 2006

Oggi a mezzogiorno manifestanti hanno chiesto il ritiro della cartiera dall’Uruguay a causa dell’impatto ambientale e sociale delle sue attività. L’azione svoltasi di fronte al Casino di Madrid si colloca all’interno della settimana di lotta sociale “Rompiamo il Silenzio”.
Madrid-28 giugno 2006. La compagnia ENCE (Empresa Nacional de Celulosa Española) vuole costruire in Uruguay una grande cartiera. Come società civile crediamo che questo progetto non dovrebbe essere realizzato a causa dei gravi impatti ambientali e sociali che comporterebbe. Inoltre, il governo spagnolo, attraverso CESCE e ICO, pianifica uno scandaloso appoggio finanziario con denaro pubblico senza consultare gli oltre 70.000 interessati. La campagna “Non vogliamo l’ENCE in Uruguay” ha ottenuto – finora – che l’ENCE non ricevesse l’appoggio di CESCE e ICO né della Banca Mondiale. La protesta di oggi davanti all’Assemblea degli Azionisti di ENCE si svolge in collaborazione con l’Assemblea cittadina ambientalista di Gualeguaychú e la CEDHA che sono a capo della resistenza contro le cartiere in Argentina.
Il presidente uruguaiano, Tabaré Vázquez, ha dichiarato ieri che ENCE ha confermato la sua intenzione di costruire la cartiera, proprio quando circolavano le voci di una possibile sospensione del progetto. "È la questione dei finanziamenti che porta l’ENCE a tale decisione", sottolinea l’Assemblea Cittadina Ambientalista di Gualeguaychú. La costruzione dell’impianto della ENCE, come dell’altra similare finlandese Botnia, sul lato uruguaiano di un fiume che separa questo paese dall’Argentina, è sfociato in un conflitto tra i due governi generato dalle più grandi manifestazioni ecologiste nella storia argentina.
L’Argentina teme che le fabbriche contaminino l’ambiente e ha anche accusato l’Uruguay davanti alla Corte Internazionale dell’Aia di aver permesso l’avanzamento dei progetti senza prima aver presentato le relazioni di impatto ambientale e le consultazioni obbligatorie. Gli impatti ambientali del progetto saranno, qualora si dovesse realizzare, numerosi e gravi. Tra questi, l’inquinamento atmosferico (forte odore di composti di zolfo), l’estrazione di grandi quantità di acqua dal fiume Uruguay; la coltivazione di grandi estensioni di monocolture forestali (nella fattispecie eucalipto) e la conseguente perdita della biodiversità; la produzione di diossina durante il processo di sbiancamento e la fabbricazione di biossido di cloro altamente pregiudizievole per la salute umana; la generazione e lo spargimento di prodotti di scarto, con relativo rischio di inquinamento dell’acqua utilizzata per bere e della distruzione delle risorse della pesca e degli ecosistemi acquatici, che sono quelli che danno il sostentamento a molte comunità locali della regione.
L’ENCE ha già gravi precedenti con istallazioni simili, ed è stata condannata nel 2002 a Pontevedra per reato ecologico continuato per aver provocato danni irreparabili all’ambiente, alle risorse naturali e alla salute delle persone.
Ancora, e soprattutto, le problematiche ambientali e sociali derivano dal modello forestale che favoriscono il consolidamento e che sono associate a tali impianti. Nel caso dell’Uruguay l’ENCE avrà bisogno di 100.000 ettari di piante per ottenere il legname necessario per la produzione della cellulosa, attualmente terre coltivate e praterie – l’ecosistema più importante dell’Uruguay-, il che genera problemi di disponibilità di acqua e conseguente abbandono della zona rurale.
A prescindere da questi impatti ambientali e sociali, lo stato spagnolo ha da sempre appoggiato le attività dell’ENCE in Uruguay attraverso varie concessioni di credito dell’Instituto de Crédito Oficial (ICO). Anche ora che il conflitto ha acquisito una dimensione internazionale l’ICO sta valutando la possibilità di finanziare l’iniziativa con un totale di 350 milioni di dollari per questo investimento- una operazione diretta dal Direttore generale per il Commercio di Investimenti del Ministero per l’Industria, il Turismo e il Commercio Óscar Vía Ozalla -, e dalla CESCE (Compañía Española de Seguros de Crédito a la Exportación), impresa con funzioni delegate dallo stato, sta valutando se assicurare la totalità del progetto. La possibilità di dare esecuzione a tale appoggio con risorse pubbliche da parte del governo spagnolo è stato duramente criticato da numerosi associazioni raggruppate nella campagna ¿Quién debe a quién?.
L’ENCE porterà a termine questa settimana una prima tappa preparatoria per la costruzione nonostante non sia definito l’inizio della fase successiva. Inoltre, secondo la stampa locale, l’impresa starebbe aspettando il risultato del ricorso preventivo di sospensione dell’opera presentato dall’Argentina alla Corte Internazionale dell’Aia settimane addietro. Sembra che l’ENCE potrebbe spostare il suo impianto di 30 km perché la vicinanza che ci sarebbe con quello della Botnia aumenta il timore di una eventuale contaminazione e ostacolerebbe il finanziamento pubblico. L’ENCE deciderà il 9 luglio se continuare i lavori della cartiera, data in cui si presume che verrà resa nota la sentenza della Corte Internazionale. La decisione dell’Aia inciderebbe direttamente sulla decisione della Banca Mondiale e dell’ICO circa i prestiti richiesti dall’ENCE.
Crediamo che i lavori dell’ENCE riprenderanno quando la Banca Mondiale e il governo spagnolo approveranno i finanziamenti. Perciò allargheremo la campagna contro la cartiera per impedire il finanziamento finalizzato alla costruzione dell’impianto.

Campagna ¿Quién debe a quién?

Per maggiori informazioni: http://www.quiendebeaquien.org/rubrique.php3?id_rubrique=25

Contatti: 619 94 90 53 (Tom Kucharz, Ecologistas en Acción) - 669 48 14 62 (Miquel Ortega, ODG).

Foto: http://www.rompamoselsilencio.net
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Monsanto criticata per la differenza di prezzo della soia transgenica
Giovedì 29 giugno 2006

I produttori statunitensi hanno espresso le proprie proteste alla Monsanto, azienda di quello stesso paese, perché la soia transgenica resistente al glifosato che l'azienda produce viene messo in vendita in Argentina ad un quarto del prezzo al quale è venduta in USA.
Secondo il sito argentino Infocampo, una ricerca dell'economista Raymond Massey, dell'università del Missouri, ha mostrato che i produttori USA spendono tra i 96 e i 115 dollari per seminare un ettaro di terreno, mentre gli argentini, per la stessa quantità, ne spendono 32.
Nel sito si spiega che i produttori statunitensi si sono basati su questi dati per sporgere reclamo contro la Monsanto, e che nel 2000 la Commissione Agricultura del Congresso degli Stati Uniti aveva già discusso il problema.
L'Associazione Americana della Soia, che raggruppa i produttori statunitensi, ha chiesto alla Monsanto un rimborso tra i 300 i 600 milioni di dollari, in quanto convinti che esistono grandi asimmetrie tra quanto pagano loro e quello che pagano i produttori argentini.
Intanto, i partecipanti al III congresso sulla soia del MERCOSUR, iniziato martedì a Rosario, nell'est dell'Argentina, si sono detti convinti che la soia continuerà ad essere molto richiesta sui mercati internazionali.
Al congresso partecipano scienziati, tecnici e produttori appartenenti al MERCOSUR, oltre ad ospiti provenienti da Stati Uniti, Europa e China.
I produttori argentini sono certi che l'esportazione di soia continuerà a crescere, incentivata anche dai nuovi bio-combustibili, che richiedono oli vegetali.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Cile: lanciata una campagna per nazionalizzare l’acqua
Giovedì 29 luglio 2006

Diverse organizzazioni ambientaliste cilene hanno lanciato sabato scorso una "campagna per la
nazionalizzazione dell’acqua", e hanno organizzato varie attività in luoghi differenti del paese sotto lo slogan "stop al saccheggio ambientale e sociale".
Secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, - i quali hanno scelto sabato come data di inizio per
coincidere con l’"anno nuovo indigeno" - il 90 % delle acque superficiali cilene sono in "mano a compagnie private, soprattutto multinazionali".
Hanno ricordato che durante la dittatura e i successivi governi democratici sono state privatizzate
quasi tutte le imprese sanitarie in questo paese.
Secondo gli attivisti, si tratta dell’inizio di una "serie di azioni", il cui obiettivo principale è
riuscire a nazionalizzare l’acqua. Hanno affermato che le leggi nazionali considerano questo "elemento vitale" solo "un bene economico".
L’unico luogo in Cile dove la fornitura di acqua è amministrata in maniera pubblica è il comune di Maipú, dove "ci sono continue pressioni per la privatizzazione di questa risorsa", secondo quanto
hanno affermato.
Le organizzazioni attiviste hanno spiegato che è necessario "riunire la cittadinanza e il governo" per
fermare il "saccheggio ambientale" del quale le imprese multinazionali si stanno approfittando.
Un documento divulgato dall’Osservatorio Latinoamericano di Conflitti Ambientali (OLCA) rivela
che in Cile tutte le "lotte ambientali" riguardano la difesa dell’acqua.
Secondo l’OLCA, i principali punti focali di conflitto ambientale in Cile sono i seguenti: il progetto
minerario Pascua Lama, la fabbrica di cellulosa Celulosa Arauco con i suoi progetti Nueva Aldea e
Valdivia, la monocoltura forestale in diverse regioni del paese, le dighe della compagnia energetica Endesa ad Aysen, le attività delle industrie di salmone sulle coste del Sud del Cile, e le compagnie La Farfana e Aguas Andinas nella capitale del paese, Santiago.

Fonti: http://www.olca.cl

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri –
Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Bolivia : Elezioni per l'assemblea costituente e referendum per l'autonomia
Giovedì, 29 giugno 2006

Il governo boliviano, il Comitato Civico Pro Santa Cruz e il partito politico PODEMOS (Poder Democratico y Social), hanno chiuso mercoledì la campagna elettorale per l'assemblea Costituente e quella referendaria per l'autonomia, programmate per domenica.
La Bolivia sta attraversando uno dei momenti politici più significativi. Domenica, i cittadini dovranno scegliere i 255 membri dell'Assemblea costituente, 3 per ognuno dei 70 distretti e 5 per ognuno dei 9 dipartimenti.
Il compito principale dell'Assemblea Costituente, i cui lavori inizieranno il 6 agosto e si concluderanno entro un anno, sarà la stesura di una nuova costituzione, che dovrà poi essere ratificata con un referendum.
Ma i boliviani dovranno anche pronunciarsi sull'autonomia dei dipartimenti, una delle richieste principali del dipartimento di Santa Cruz, ad est del paese. Gran parte del potere economico della Bolivia è concentrato in questo dipartimento.
La discussione sull'autonomia non fa altro che accentuare le profonde differenze politiche, sociali ed economiche tra l'est, dove è situato il dipartimento di Santa Cruz, e l'ovest, dove si trova la capitale del paese, La Paz.
Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato ad una manifestazione che si è tenuta mercoledì nella capitale del dipartimento di Santa Cruz, chiamata a sua volta Santa Cruz, e hanno giurato di votare sì all'autonomia.
Erano presenti rappresentanti delle maggiori organizzazioni della regione che fanno capo al Comitato Pro Santa Cruz, i quali stimano fossero circa 500.000 i partecipanti alla manifestazione.
Secondo il quotidiano boliviano La Prensa, il presidente degli autonomisti di Santa Cruz, German Antelo, ha difeso l'autonomia del dipartimento, e censurato le politiche agricole, il piano di alfabetizzazione e la nazionalizzazione degli idrocarburi portati avanti dal governo di Evo Morales.
Il leader di PODEMOS, Jorge Quiroga, ha chiuso la propria campagna a favore dell'autonomia a La Paz. Secondo quanto riferisce La Prensa, Quiroga ha sostenuto che autonomia non significa dividere il paese, al contrario produrrà unità e solidarietà.
Inoltre, il leader politico ha denunciato ingerenze da parte del presidente del Venezuela, Hugo Chavez, nelle questioni della Bolivia.
Evo Morales, durante una manifestazione del suo partito, il Movimento per il Socialismo (MAS), ha criticato i leader politici e i partiti che appoggiano l'autonomia dei dipartimenti.

Vedere notizie correlate in Radio Mundo Real

Evo Morales promulga leyes de convocatoria a Asamblea Constituyente y referéndum autonómico

Evo Morales anunció estrategia de cara a elecciones de constituyentes

Foto: http://www.elmundo.com.sv


Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Militari del Belize attaccano contadini guatemaltechi.
Mercoledì 28 giugno 2006

Effettivi dell'esercito del Belize hanno attaccato tre contadini nel dipartimento di Peten, nel nordest del paese, sul confine.
Stando ai resoconti, già in precedenti occasioni simili erano stati assassinati contadini guatemaltechi. La legge dell'ex colonia britannica persegue coloro che attraversano la frontiera illegalmente.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi questi conflitti si generano in quanto non esiste una chiara demarcazione dei confini tra i due paesi.
I media di Peten riferiscono che, la settimana scorsa, i tre contadini stavano eseguendo “lavori agricoli” nel territorio confinante, e che “sono stati sorpresi” dai militari del Belize.
Uno di loro è stato ferito, gli altri due portati in una prigione del Belize a 20 km dal confine. La legge del Belize prevede multe e carcerazione per chi entra nel paese senza autorizzazione.
Secondo il quotidiano guatemalteco Prensa Libre, lo scorso marzo altri tre contadini erano stati attaccati nella regione.
Questa questione territoriale è stata oggetto di negoziati tra i rappresentanti del Guatemala e i loro colleghi del Belize per anni. Il tavolo delle trattative è sotto la supervisione dell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA).
Il nocciolo del problema è una questione di sussistenza: nella regione di Peten non è molto facile trovare piante di xate, una palma esportata per il suo valore ornamentale, e molti contadini attraversano il confine alla sua ricerca.
Miguel Angelo Trinidad, direttore di un ufficio OSA nella regione sul confine, afferma che i contadini guatemaltechi “hanno esaurito le palme xate nei loro territori, e ora vanno a cercarle in quelli del Belize”.
La palma xate che si raccoglie in queste aree viene esportata negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone, dove viene usata come addobbo floreale e negli abiti nuziali.
Può essere inoltre coltivata in giardini e serre. Si tratta di un prodotto di lusso per settori con alto potere d'acquisto.

Fonte: Argenpress Prensa Libre

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Luis Macas sarà il candidato presidenziale del Pachakutik
Mercoledì 28 giugno 2006

Il Movimento di Unità Plurinazionale Pachakutuk, braccio politico della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (CONAIE), confermerà la candidatura di Luis Macas, presidente dell'organizzazione, alle elezioni generali del 15 ottobre.
Martedì la maggioranza degli appartenenti al consiglio politico avevano deciso di rispettare la decisione presa il 24 maggio, quando Macas era stato designato come loro candidato.
Secondo quando riferisce il quotidiano ecuadoriano El Comercio, il presidente di ECUARUNARI (Confederazione Ecuadoriana dei Popoli Kichwa), Humberto Cholango, avrebbe affermato “il movimento indigeno ha scelto Luis Macas come candidato ufficiale del Pachakutik”.
Il rappresentante Pachakutik, Ricardo Ulcuango, ha espresso sentimenti simili : “la candidatura del compagno Macas è molto forte. Lavoreremo per rinforzarla ancora di più”.
I negoziati tra Pachakutik e Alianza Pais, partito politico che appoggia la candidatura di Rafael
Al momento, le discussioni all'interno del Pachakutik sembrano avviarsi a conclusione. Secondo il quotidiano, Alianza Pais ha escluso la possibilità di giungere ad un accordo con il movimento indigeno.
Il giornale spiega che i leader Pachakutik di varie province, come Guayas e Manabi, nell'ovest, appoggiavano Correa.
Tuttavia, i rappresentanti che appoggiano Macas affermano che quei leader provinciali non rappresentano il popolo, avendo ottenuto pochi voti alle elezioni locali del 2004.
La divisione interna sembrava evidente. Vari leader, come Ulcuango e Cholango, affermavano che l'atteggiamento di Correa tendeva alla divisione del movimento indigeno.
A questo riguardo, Alianza ha emanato un comunicato nel quale si afferma che “non vogliamo servire da pretesto” per la divisione di Pachakutik “al contrario, chiediamo loro di mantenere l'unità del movimento”.
Notizie correlate in Radio Mundo Real:
Dilemas electorales de la CONAIE, por Raúl Zibechi*

Principales resoluciones del II Congreso Kichwas de ECUARUNARI

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Il congresso peruviano ratifica il TLC con gli USA
Mercoledì, 28 giugno 2006

Il congresso peruviano uscente ha ratificato, mercoledì 28, il Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti. I voti sono stati 79 a favore, 14 contro e 7 astenuti.
Il Perù aveva firmato il trattato con gli USA ad aprile. Il nome ufficiale del documento è “Accordo di Promozione Commerciale Perù – Stati Uniti”.
Il deputato Javier Diez ha presentato una mozione alla Commissione Costituzionale perché esamini la possibilità che il TLC violi la costituzione.
Questa proposta è stata respinta con 82 voti contrari e soltanto 12 a favore. Il quotidiano El Comercio riferisce che il portavoce della Commissione Costituzionale, Antero Flores-Araoz, ha spiegato che il suo gruppo di lavoro aveva già a suo tempo escluso eventuale incostituzionalità del trattato.
Diez ha annunciato che presenterà appello presso la Corte Costituzionale.
Secondo il quotidiano peruviano, il vice-ministro peruviano per il Commercio Estero, Pablo de la Flor, che ha condotto i negoziati con gli Stati Uniti, ha salutato con soddisfazione la ratifica del Trattato, delineandone l'importanza per milioni di peruviani.
“Quando questo processo è iniziato, eravamo sicuri che un accordo commerciale con gli Stati Uniti avrebbe cambiato la storia economica del paese, grazie ai canali preferenziali assicurati, in modo permanente, all'esportazione dei prodotti peruviani verso la più grande potenza economica del mondo”, ha affermato de la Flor.
Sul fronte opposto, i maggiori rappresentati dei sindacati agrari hanno annunciato di voler continuare la loro lotta contro il TLC, e hanno partecipato questo mercoledì ad una manifestazione di fronte al congresso peruviano nella capitale Lima.
Secondo il quotidiano peruviano La Republica, il leader principale del Coordinamento Nazionale di Lotta Agraria, Antolin Huascar, avrebbe asserito “continueremo a lottare. Non possiamo sopportare oltre. Il congresso ha approvato il trattato alle spalle della gente, senza ascoltare i settori che ne saranno colpiti”.
Huascar ha affermato di non riconoscere l'accordo commerciale con gli Stati Uniti, dicendosi convinto che porterà benefici solo ad una minoranza, capeggiata dagli amici del presidente peruviano Alejandro Toledo.
Il sindacalista ha poi convocato agricoltori e oppositori del trattato ad uno sciopero nazionale che si terrà il 4 luglio.
Il quotidiano aggiunge poi che la Confederazione Nazionale Agricoltori Peruviani, Luis Zuniga, lamenta il fatto che il Congresso abbia approvato “qualcosa che loro non avevano avuto modo di esaminare”
“La voce dei gruppi economici che appoggiano il TLC ha soffocato quella delle migliaia di agricoltori che saranno danneggiati dall'accordo”, ha aggiunto.

Notizie correlate in Radio Mundo Real:
Congreso Nacional: Referéndum ahora – ¡El TLC no pasará en Perú!

Negociador peruano del TLC con Estados Unidos pasa a trabajar en empresa de ese país

Partido del futuro presidente peruano no ha definido postura sobre el TLC con Estados Unidos

Parlamentarios peruanos ratificarían mañana TLC con Estados Unidos

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Sanzione milionaria della UE a Microsoft
Martedì 27 giugno 2006

L'Unione Europea è pronta ad imporre una multa di 2 milioni di euro al giorno alla Microsoft per non essersi adeguata alle direttive imposte dalla UE nel 2004, quando il colosso americano era stato condannato per abuso di posizione dominante e per aver infranto le leggi sulla concorrenza.
Secondo varie fonti di informazione, l'ufficio anti-monopolio della Commissione Europea avrebbe emanato un primo decreto nel quale si accusa la Microsoft di non aver rispettato le richieste della commissione.
Nel 2004, l'Unione Europea aveva decretato che Microsoft doveva fornire “informazione completa e esatta” sul sistema operativo Windows alle aziende concorrenti, in modo che queste potessero fornire software compatibile con la piattaforma Windows.
In quell'occasione, la Microsoft fu condannata ad una multa di 500 milioni di euro.
Inoltre, era stato imposto a Microsoft di fornire a produttori di PC e consumatori finale una versione di Windows senza Windows Media Player.
Di fronte al silenzio dell'azienda, l'Unione Europea aveva avvertito che avrebbe imposto multe giornaliere di milioni di euro. Essendo queste sanzioni retroattive, la Microsoft si troverà a pagare oltre 200 giorni di multe.
L'azienda statunitense ha rilasciato un documento nel quale afferma di aver ottemperato alle richieste del blocco europeo, con la consegna di documenti su Windows, per mettere altre aziende in grado di produrre software compatibili con il proprio sistema operativo.
Secondo questo comunicato, Microsoft continuerà a fornire documentazione sui propri prodotti, quindi le sanzioni europee sono “infondate” e “non necessarie”.
Si prevede che il commissario europeo per la concorrenza, Neelie Kroes, prenderà una decisione in merito al “caso Microsoft” il 12 luglio.

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Preoccupazione in Colombia per le minacce a organizzazioni per i diritti umani e la libertà di stampa.
Martedì 27 giugno 2006

L'ONG Reporter senza Frontiere ha espresso preoccupazione per le numerose minacce contro 19 organizzazioni per i diritti civili e la libertà di stampa da parte di gruppi paramilitari.
Il 7 giugno, queste organizzazioni hanno ricevuto una mail firmata dal gruppo paramilitare Fronte Democratico per la Colombia Libera. Nella mail le si accusano di dare aiuti al gruppo guerrigliero di sinistra Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC).
Il gruppo paramilitare ha avvertito le organizzazioni che erano state dichiarate “obiettivi militari”.
Secondo Reporter senza Frontiere, nella mail il gruppo paramilitare accusava le organizzazioni colombiane di essere “sovversivi camuffati”. Il gruppo paramilitare, inoltre, aggiungeva che “da ora in poi, avremo una presenza molto più incisiva su oltre la metà del territorio, ora libera da quel cancro che siete voi e i guerriglieri (....) Non passerà molto tempo prima che inizieremo a condurre azioni nelle principali città”.
Reporter senza Frontiere ha sollecitato il governo presieduto da Alvaro Uribe perché compia i passi necessari ad identificare e punire gli autori delle minacce.
L'ONG internazionale riferisce che Medios para la Paz, un'associazione impegnata a migliorare l'informazione sul conflitto armato in Colombia, ha chiesto all'avvocato generale dello stato, Mario Iguaran, di effettuare un'inchiesta sulle minacce, ed ha inoltre richiesto l'appoggio del ministero dell'interno tramite il programma di protezione dei giornalisti.
Secondo Reporter senza Frontiere la direttrice di Medios para la Paz, Gloria Perez, ha affermato che l'organizzazione intende continuare a “costruire un giornalismo responsabile e lavorare per la difesa e la promozione della libertà di espressione e di stampa”.
A metà giugno, l'ufficio colombiano dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani dell'ONU ha raccomandato allo stato e alla società civile colombiani di appoggiare il lavoro delle organizzazioni per i diritti umani.
L'agenzia dell'ONU è convinta che la popolazione colombiana tende a squalificare il lavoro di queste organizzazioni e ad ignorarne le denunce.

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Il Parlamento peruviano ratificherà il TLC con gli Usa
Martedì, 27 giugno 2006

Il presidente peruviano uscente, Alejandro Toledo, ha esortato il congresso ad approvare “il più presto possibile” il Trattato di Libero Commercio negoziato con gli Stati Uniti durante il suo mandato.
Toledo ha chiesto ai membri del parlamento di “pensare ai nostri figli e all'occupazione”, e di ratificare domani mercoledì il trattato commerciale, aggiungendo : “voglio lasciarlo come un piccolo regalo al nostro paese e al prossimo presidente”.
Toledo si era impegnato a “convincere il congresso degli Stati Uniti ad approvarlo a sua volta”.
Il presidente del congresso peruviano, Marcial Ayaipoma, dello stesso partito di Toledo, ha annunciato in un comunicato che “non si esclude” la firma del trattato il 28 giugno.
Il ministro ha aggiunto che, per la ratifica, è sufficiente la maggioranza relativa.
Secondo il ministro, il congresso “non potrà che approvarlo o rigettarlo, poiché non può essere modificato”.
Ha aggiunto poi che, dopo la ratifica, i ministri dovranno esaminare misure di compensazione per i produttori agricoli “che potrebbero essere danneggiati dall'accordo”.
Il leader peruviano Ollanta Humala, sconfitto da Alan Garcia nelle ultime elezioni, ha indetto sempre per mercoledì 28 una giornata nazionale di protesta contro il TLC con gli Usa.
Humala ha affermato che “non è possibile” dire che il trattato “assicura il benessere delle famiglie peruviane e delle generazioni future”, e che la ratifica del trattato dovrebbe essere demandata al popolo tramite un referendum.
Inoltre, la Confederazione Nazionale degli agricoltori Peruviani (CONVEAGRO), che ha contestato il TLC sin dall'inizio delle trattative, ha criticato il presidente neo-eletto, Alan Garcia, per aver appoggiato la ratifica.
Il vice-presidente dell'organizzazione, Miguel Caillaux, ha affermato che Garcia “non intende” mantenere le sue promesse elettorali.
Lamenta che “durante la campagna elettorale, (Garcia) aveva detto che se Toledo avesse firmato il TLC, lui avrebbe annullato la firma. Più tardi, aveva affermato di volerlo rinegoziare per fare in modo che non danneggiasse i produttori. Adesso, Garcia dice si all'accordo”.
Fonti: El Comercio - Radio Programas de Perù

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Forum contro l’Agrobusiness: "Il fatto che i nostri terreni siano destinati a produrre combustibile è già una condanna perché non potremo produrre alimenti”
Venerdì, 23 Giugno 2006

Intervista a Carlos Vicente, di GRAIN / Acción por la Biodiversidad

GRAIN è un’organizzazione internazionale che lotta in difesa delle sementi e della gestione delle risorse genetiche da parte delle comunità locali e delle popolazioni indigene, e noi condividiamo questo processo che ora si realizza nel Forum di Resistenza all’Agrobusiness e che nasce dalla diagnosi che in molti facciamo della situazione di tutto il Cono Sur, Argentina, Uruguay, Brasile, Paraguay e Bolivia, i cui territori sono stati utilizzati per la monocoltura della soia e per la realizzazione di questi grandi affari delle corporazioni, che vanno dalla gestione delle sementi e degli agrochimici, alla creazione dei deserti verdi prodotti dalla soia.
Ciò che vorremmo è denunciare Monsanto, Syngenta, e tutte le corporazioni che ci stanno avvelenando, che stanno allontanando le popolazioni contadine e che ci stanno invadendo con i prodotti transgenici. D’altro canto, vorremmo anche dire che esistono altre possibilità, che la sovranità alimentare rappresenta una ricerca reale delle organizzazioni contadine e che è una proposta molto forte, perchè è ciò di cui hanno veramente bisogno le nostre popolazioni: che si produca una quantità di alimenti in grado di sfamare tutti gli abitanti del Cono Sur e non soia per nutrire maiali e galline nell’Unione Europea o in Cina.
All’uso della soia come foraggio si aggiunge la produzione della soia e di altre piante oleaginose per essere utilizzate come biocombustibili. Si tratta di una decisione estremamente grave, perché sappiamo che le richieste di combustibile del pianeta e del nord del mondo sono molto alte e il fatto che i nostri terreni siano destinati a produrre combustibili, a partire dall’olio di soia, è già una condanna perché non potremmo produrre alimenti e continueremo a vedere avanzare questi deserti verdi.
Si aggiunge inoltre la presa di coscienza, a partire dal conflitto tra Uruguay e Argentina per le fabbriche di cellulosa, dell’entità del problema delle monocolture forestali, che non è stato denunciato solo in Uruguay e Argentina, ma ora anche nel sud del Brasile, grazie alle misure prese dal Movimento dei Lavoratori Senza Terra contro la Aracruz Celulosa, che ha occupato una piantagione della Aracruz e distrutto le sue colture forestali come denuncia per il disastro naturale che provocano queste monocolture.
La ricerca delle corporazioni punta ora al controllo totale delle sementi, tanto che sono riuscite ad ottenere la limitazione nell’uso delle sementi stesse da parte della Segreteria per l’Agricoltura: oggi esiste una disposizione ministeriale che limita la possibilità di un agricoltore di conservare la quantità di sementi che desidera, che è stato un diritto indiscutibile per tutta la storia dell’agricoltura, che anche la nostra legge sulle sementi permetteva e che ora la Segreteria per l’Agricoltura ha ridotto per proteggere gli interessi delle corporazioni che vogliono che gli agricoltori continuino a comprare le loro sementi anno dopo anno.
Le corporazioni cercano di imporre le cosiddette sementi “Terminator” o sementi suicide, sementi che muoiono e non si moltiplicano una volta coltivate. Noi stiamo cercando di frenare tutto questo attraverso delle mobilitazioni sociali, ma dobbiamo stare attenti perché le corporazioni vanno avanti nella ricerca e dobbiamo continuare la nostra campagna di divieto internazionale delle sementi Terminator.
Nel nord del mondo non vogliono contaminare ulteriormente i propri terreni, come nel caso delle fabbriche di cellulosa, e c’è una politica molto chiara di queste corporazioni di trasferire tutto ciò che è inquinante e di portare le monocolture al sud. I consumatori dell’Unione Europea, ad esempio, vogliono mangiare cibi biologici e rifiutano quelli transgenici, quindi siccome lì non li vogliono, finché glielo permettiamo continueranno a depositarli qui.
La nostra lotta mira a sensibilizzare la società in generale e magari prima o poi i governi si renderanno conto che non possiamo restare in pugno ad una manciata di corporazioni che detta legge invece di essere una risorsa per i nostri popoli.

Traduzione di Cecilia Silveri – Revisione di Orsetta Spinola – Progetto Terre Madri – www.radiomundoreal.fm – www.traduttoriperlapace.org

FMI ammette errori durante la crisi argentina
Lunedì 26 giugno 2006

Il Fondo Monetario Internazionale, (FMI), ha ammesso “manipolazioni dei rapporti” sui prestiti accordati all'Argentina e “errate interpretazioni” da parte dei funzionari durante la crisi economica argentina del 2002.
Secondo un rapporto pubblicato sul sito del Fondo, oltre a errori dovuti a negligenza, ci sono stati anche “problemi di interpretazione”, che erano di responsabilità del governo argentino.
Nel documento si suggerisce che, al tempo, alcune norme interne “furono violate”, per “occultare informazioni” al consiglio direttivo dell'organismo, “su accordi con Domingo Cavallo”, allora ministro dell'economia.
I consulenti che stanno al momento ristudiando l'intero processo affermano che le bozze dell'Ufficio Indipendente del FMI, incaricato di preparare i rapporti di valutazione per i prestiti, “hanno subito sostanziali e significative modifiche, e sono state eliminate critiche poste dallo staff”
Autorità odierne del Fondo affermano che la crisi argentina è stata pilotata da team di lavoro “fortemente influenzati dalle idee del FMI”.
Intanto, l'ex ministro dell'economia, Domingo Cavallo, dagli Stati niti dove attualmente lavora come consulente privato, ha affermato che il FMI “ha affossato l'Argentina fino all'inferno” durante la crisi. “Il FMI avrebbe potuto aiutare. Ad agosto 2001, aveva promesso di sostenere la ristrutturazione del debito argentino, ma dopo ottobre, questa promessa è sparita”.
Secondo l'economista, il Fondo preferì “stare a guardare” mentre l'Argentina faceva bancarotta, senza far niente per portare alcun tipo di aiuto.
Cavallo, che durante la crisi applicò restrizioni sul ritiro di depositi bancari (azione conosciuta come “corralito”), lamenta che il FMI “aveva assunto un atteggiamento ben diverso” con il Brasile nel 2002. In quel caso, conclude, il Fondo Monetario aveva aiutato il Brasile ad uscire dalla crisi.

Su informazione di: Linea Capitalistic; Clarin

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Forum contro l'agribusiness: I cambiamenti climatici grande opportunità di affari
Lunedì 26 giugno 2006

Il gruppo Guayubira, che riunisce organizzazioni ambientaliste uruguaiane, è tra i maggiori oppositori all'installazione di due fabbriche di cellulosa nel dipartimento occidentale di Rio Grande.
Ricardi Carrere fa parte del gruppo Guayubira. Ha partecipato al Forum di resistenza contro l'Agribusiness venerdì e sabato scorsi nella capitale argentina, Buenos Aires, ed è per l'occasione intervistato dai corrispondenti di Radio Mundo Real in Argentina, Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik. Queste che seguono sono alcune delle sue riflessioni.
Ci sono vari tipi di agribusiness legati alla monocultura forestale. Da una parte, gli alberi sono visti come prodotti a basso costo per la produzione di cellulosa, da esportare nei paesi del nord, per la produzione di carta e per soddisfacendone l'eccessiva richiesta. Questa industria occupa milioni di ettari di terreno nei paesi del sud, in America Latina, e si sta incrementando in Asia e Africa, per soddisfare le crescenti richieste dei paesi del nord.
Questo tipo di industria agricola è ben conosciuto. Quello che non si conosce è l'industria del cambiamento climatico. Il cambiamento climatico è un disastro ambientale, ma per molti governi ed organizzazioni del ramo è diventato un'occasione per fare affari. Si è fatto in modo che il Protocollo di Kyoto accettasse le piantagioni di alberi come “deposito di carbonio”, che è un “servizio” che i paesi del nord del pianeta possono comprare per poter continuare con le loro emissioni inquinanti. Anziché ridurre le emissioni da combustibili fossili, ne riducono solo una parte, e compensano il resto con piantagioni in Ecuador o Uganda o ovunque siano soddisfatte le condizioni previste. Questo è un nuovo tipo di affari, portato avanti a spese del clima, la cui situazione va così peggiorando.
In America Latina sta avvenendo una espansione delle aree già piantate a eucalipto e pino. Ce ne sono oltre 2 milioni di ettari in Cile, e si stanno portando avanti ulteriori ricerche di ingegneria genetica per ottenere piante più resistenti al freddo da poter piantare anche in alto sulla cordigliera. L'ansia di espansione nel settore imprenditoriale cileno non conosce limiti. In Brasile, ci sono almeno 5 milioni di ettari, e il governo di Lula pianifica di arrivare ad avere 11milioni di ettari nei prossimi anni, per la produzione di cellulosa per l'esportazione. In Uruguay gli ettari sono 1 milione, e ci sono almeno tre progetti , e forse più, di fabbriche di cellulosa da esportare al nord. In Argentina una legge sulle foreste favorisce le piantagioni, e enormi piantagioni sono presenti nelle province di Misiones e Corrientes. Delle tre fabbriche presenti a Misiones, una, che è moderna e possiede le stesse tecnologie che verrebbero installate in Uruguay, ha inquinato la provincia. Fabbriche di cellulosa sono presenti in Colombia e Venezuela. L'arrivo di capitali giapponesi, per la piantagione di eucalipto, ha provocato una grande opposizione in Ecuador. In Messico e in Centro America, multinazionali intendono impiantare enormi coltivazioni di eucalipto per la produzione di cartone da imballaggio da destinare agli sweatshop, all'interno del Piano Pueblo Panama. I capitali stranieri considerano questa regione ideale per 'installazione di questo tipo di industria agricola, collegata alla produzione di carta e cellulosa.
L'installazione di fabbriche di cellulosa non è affatto necessaria. Risponde solo alla necessità di fronteggiare l'enorme consumo di carta del nord. Paesi come Uruguay e Argentina consumano solo 30 kg di carta pro capite all'anno, diversamente dall'Europa, dove il consumo pro capite sfiora i 300 kg, o dai 440 kg degli Stati Uniti e i 330 della Finlandia. Non c'è scarsità di carta in Uruguay e Argentina. Il consumo dei paesi del nord è impressionante, completamente fuori controllo e con queste fabbriche si intende incentivarlo ulteriormente.

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Forum contro l'agribusiness : Vogliono lasciarci senza cibo, o con il cibo-spazzatura delle multinazionali.
Lunedì 26 giugno 2006

Un appartenente all'organizzazione ambientalista Redes-Amici della Terra Uruguay, Alberto Villareal, ha affermato, nella capitale argentina Buenos Aires che “con l'avanzare dell'agribusiness verranno espulsi coloro che tradizionalmente hanno sempre vissuto su queste terre, coloro che si sono presi cura dell'ambiente e dei territori, come gli indigeni e i contadini.
Villareal, che aveva partecipato al Forum di Resistenza all'Agribusiness, è stato intervistato dai corrispondenti di Radiomundoreal in Argentina, Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik. Queste che seguono sono le sue dichiarazioni.
“Coordino le campagne regionali contro i trattati per il libero commercio e contro il WTO. Crediamo che l'Agribusiness sia una delle strategie capitalistiche principali per l'America Latina e il Mercosur. Noi vogliamo interagire con altre organizzazioni, non solo ecologisti e appartenenti ad Amici della Terra, ma anche con organizzazioni di contadini e cittadini, per creare un fronte molto più unito e consistente, dal punto di vista politico e sociale, in grado di opporsi alla privatizzazione dei nostri territori da parte dell'agribusiness, il cui unico interesse è il profitto.
Come Amici della Terra, stiamo riformulando politicamente quelle c he sono state finora campagne separate, cercando di renderle più consistenti e coerenti. Per esempio, io coordino la campagna sul commercio, finora focalizzata sul WTO e sui trattati bilaterali di libero commercio. Ma lo scopo reale è unificare questa campagna contro le politiche della Banca Mondiale, La Banca per lo Sviluppo Inter-Americano e il Fondo Monetario Internazionale, che finanziano l'agribusiness. Ci coordiniamo inoltre con la campagna sulle multinazionali, che era un ramo a parte, in modo da focalizzare sull'agribusiness nella regione.
Il modello presente nella regione, basato sulla monocoltivazione forestale e l'espansione della soia, non solo come mangime ma anche per la produzione di bio-combustibili, sembra essere la nuova frontiera, il nuovo orizzonte di un'agricoltura rivolta alla produzione di una fonte energetica alternativa al petrolio nelle mani dell”asse del diavolo” come dice Bush.
Senza un coordinamento tra città e campagne, non saremo in grado di vincere questa battaglia. E' una battaglia diretta a difendere la sovranità alimentare, persino contro il governo di sinistra che sostiene i bio-combustibili come nuova produzione agricola che genererà occupazione. Ma questo sarà a scapito della sovranità alimentare. Finiremo senza alimenti, o con quelli di Mc Donald's, con il cibo-spazzatura delle multinazionali. Dobbiamo lottare per un cibo sano prodotto dai nostri contadini.
Questo forum ha rappresentato una importante occasione, come primo passo per la conoscenza reciproca delle battaglie che i vari gruppi stanno conducendo in America Latina e nel Cono Sud, e in vista di ulteriori incontri per articolare e generare strategie comuni.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

NEWS DELLA SETTIMANA DAL 19 AL 25 GIUGNO 2006

Messico anticipa il pagamento del debito a dieci giorni dalle elezioni
Venerdì, 23 giugno 2006

Il governo messicano ha annunciato giovedì scorso, dieci giorni prima delle elezioni presidenziali, che anticiperà il pagamento di 7 miliardi di dollari del debito estero del proprio paese attraverso organismi multilaterali di credito.
In questo modo riduce il debito estero totale da 57 a 50 miliardi di dollari, e in termini di rapporto al prodotto interno lordo (PIL) passerebbe a rappresentare dal 7,3%, "a soltanto il 6,4 per cento", ha annunciato orgoglioso ieri il presidente Vicente Fox.
Il vice ministro delle Finanze Alonso García, da parte sua, ha assicurato che tale ammortizzamento permetterà “all’amministrazione del presidente Vicente Fox" di risparmiare 52 milioni di dollari sugli interessi non pagati. I fondi per il pagamento andranno alla Banca Mondiale e alla Banca Interamericana per lo Sviluppo.
García si è affrettato ad aggiungere che l’anticipazione del pagamento "no rappresenta un messaggio per i mercati in vista delle elezioni".
Ma per Fox è stato difficile dissimulare: ha affermato che questa operazione rappresenta un "chiaro segnale" della forza e della stabilità dell’economia, "che garantisce al Messico di poter affrontare il futuro con tranquillità e fiducia nella solidità dalle proprie finanze pubbliche".

Informazioni di: La Jornada; Ansa

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"Il modello convenzionale dell’economia si sta esaurendo"
venerdì, 23 giugno 2006

La Coalición Ríos Vivos, composta da organizzazioni, rappresentanti indigeni, ricercatori, tecnici e pescatori di Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay (paesi che fanno parte della Cuenca del Plata), ha rilanciato la propria attività contro il progetto dell’idrovia Paraguay-Paraná.
Tale progetto si inscrive nell’Iniciativa para la Integración de la Infraestructura Regional Sudamericana (IIRSA), accordo stipulato fra 12 paesi di tale regione. Attraverso questa convenzione gli stati sudamericani cercano di realizzare diversi progetti infrastrutturali per il consolidamento di un’importante rete energetica, di comunicazioni e di trasporto, che semplifichi il commercio internazionale.
L’idrovia Paraguay-Paraná rappresenterebbe una maestosa opera ingegneristica il cui scopo sarebbe quello di aumentare il volume di traffico (grandi carichi) di prodotti, principalmente agricoli, minerali, e combustibili, attraverso il sistema fluviale composto dai fiumi Paraguay, Paraná, Uruguay e Rio de la Plata.
Fra le opere da realizzare risaltano la rettifica e ampliamento dell’alvo dei fiumi, la disintegrazione delle formazioni rocciose e l’edificazione di porti.
L’idrovia dovrebbe estendersi per circa 3500 chilometri congiungendo Puerto Cáceres, situato nello stato brasiliano di Mato Grosso, nell’ovest del paese, e il porto di Nueva Palmira nella regione uruguayana di Colonia, situato a sudovest.
Secondo le stime il progetto dell’idrovia Paraguay-Paraná costerebbe un miliardo di dollari e dovrebbe garantire la navigabilità diurna e notturna per tutto l’anno per imbarcazioni che potrebbero raggiungere i 200 metri di lunghezza.
Secondo Elba Stancich, membro dell’organizzazione ambientalista argentina Taller Ecologista de Rosario, i cinque governi dei paesi della Cuenca del Plata hanno approvato nel 2005 la realizzazione di studi complementari per la costruzione dell’infrastruttura dell’idrovia Paraguay-Paraná.
La Stancich è stata intervistata dai corrispondenti di Radio Mundo Real in Argentina, Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik, anche componenti dell’organizzazione ambientalista di questo paese Amigos de la Tierra Buenos Aires.
L’attivista argentina ha detto che “la Coalición Ríos Vivos (il Taller Ecologista ne è uno dei fondatori) vuole riprendere la battaglia contro il progetto dell’idrovia, presentando documenti, analizzandone il nuovo contenuto e tutto ciò che l’attuale modello per le esportazioni agricole comporta, e al quale l’idrovia è funzionale”.
“A partire dalla Coalición vogliamo esternare il nostro punto di vista su cosa, dall’ottica dell’economia ecologica, rappresenterebbe un’effettiva integrazione”, ha aggiunto la Stancich.
L’ambientalista si è mostrata preoccupata per le conseguenze ambientali che avrebbero i progetti dell’IIRSA. “Tutto il pacchetto proposto dall’IIRSA dipinge un quadro alquanto minaccioso visto che la quantità di opere infrastrutturali, indubbiamente, attraverserebbe ecosistemi, sfollerebbe popoli e culture, genererebbe ulteriore inquinamento e devastazione sociale”, ha sottolineato la Stancich.

* L’intervista di Schrott e Miodownik è stata realizzata nel quadro del Programa Argentina Sustentable, iniziativa intrapresa da varie organizzazioni ambientaliste del paese: http://www.pas.org.ar

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Forum contro l’Agrobusiness: Bolivia - "L’attuale politica di governo ha detto un no chiaro ai prodotti transgenici”
Venerdì, 23 Giugno 2006

Intervista a Sorka Copa, membro di FOBOMADE (Forum Boliviano sull’Ambiente e lo Sviluppo)

“Come in qualsiasi altro Paese latinoamericano, in Bolivia c’è l’invasione delle multinazionali come la Cargill. Quello che ci ha sorpreso durante questo tipo di indagine è stata la presenza massiccia di cittadini brasiliani della parte di Santa Cruz molto coinvolti nella produzione di soia. Ci rendiamo conto che la presenza e la pressione dei brasiliani nei precedenti governi hanno permesso l’approvazione della produzione di soia transgenica. Qui loro hanno il controllo dei negozi dove si vendono agrochimici e sementi”.
“In Bolivia la soia transgenica è stata approvata l’anno scorso. Il 70% della produzione di soia appartiene ai piccoli agricoltori, che non hanno adottato la soia transgenica perché il rendimento di questa varietà non è buono come quello riscontrato in Argentina”.
Ancor di più con l’attuale politica di governo, si è detto chiaramente no ai prodotti transgenici e si è dimostrato il sostegno ai piccoli produttori e alla produzione agroecologica.
In questo senso, bisogna menzionare che, con la firma delle ultime convenzioni con il governo venezuelano nell’ambito del Trattato del Commercio dei Popoli sottoscritto a giugno, ci è permesso aumentare l’esportazione di soia convenzionale non transgenica.
Nell’ambito delle attività del Forum sull’Agrobusiness, abbiamo percorso alcuni quartieri della città argentina di Cordoba dove abbiamo potuto constatare con sorpresa grandi piantagioni di soia che sono state estese fino alle zone urbane e suburbane della capitale. Abbiamo visto insediamenti vicini subire i rischi ed una serie di patologie causati da questi agrochimici che vengono sparsi.
In questo Forum contro l’Agrobusiness abbiamo delineato la posizione che assumiamo come Paese ed il nostro sostegno ai piccoli produttori della regione di Santa Cruz dove c’è un comune, quello di San Pedro, che sta firmando un accordo con le istituzioni per assicurare una produzione più agroecologica”.

Traduzione di Cecilia Silveri – Revisione di Orsetta Spinola – Progetto Terre Madri – www.radiomundoreal.fm – www.traduttoriperlapace.org

Forum contro l’Agrobusiness: “Ci stanno gettando veleno addosso liberamente, senza controllo”
Venerdì, 23 Giugno 2006

Intervista a Vita Ayllón, membro dell’organizzazione delle Madri del quartiere Ituzaingó, provincia di Cordoba.

“Stiamo denunciando da quasi cinque anni la questione della soia. Il problema sta in quello che usano per la semina e che non si pensa ai rischi che possono correre l’ambiente e le persone. Lo stiamo subendo sulla nostra pelle, ma siccome si tratta di qualcosa di molto buono e redditizio per qualche settore, la nostra salute non è presa in considerazione. Ci sono molti casi di cancro; la leucemia è stato il campanello d’allarme che ci ha avvertito che stava succedendo qualcosa. Non è normale che in una zona così limitata ci siano due o tre casi di leucemia. Secondo le statistiche, ogni 100 mila abitanti si possono verificare uno o due casi di leucemia, noi con 5 mila abitanti ne registriamo due all’anno.
Nell’ambito delle attività del Forum contro l’Agrobusiness iniziato venerdì a Buenos Aires, è stata portata a termine la visita di una delegazione internazionale composta da organizzazioni di Ecuador, Brasile, Bolivia e Spagna, che ha preso nota degli effetti della coltivazione della soia transgenica nell’area del quartiere Ituzaingó Anexo e nella vicina località di Montecristo.
La missione risponde all’insorgenza massiccia di malattie nelle popolazioni di Cordoba collegate all’uso di agrotossici nelle colture vicine. Si contano una grande quantità di casi di cancro, lupus, malformazioni congenite, allergie e asma. Questi casi erano già stati precedentemente registrati e figurano in un rapporto epidemiologico che raccomanda il trasferimento del quartiere di Ituzaingó.
La delegazione era formata da Sorka Copa del Forum Boliviano sull’Ambiente, Ivo Syndicus dell’organizzazione Bolivia Libera dai Transgenici, Idelma Zambiana, membro della Federazione Nazionale delle Donne Contadine Bartolina Sisa (FNMC-BS). Dal Brasile ha partecipato Camila Moreno, avvocato dell’organizzazione DDHH Terra di Diritti e dalla Spagna Jordi Menéndez Ourille, coordinatore regionale in Bolivia di Veterinari senza Frontiere. Infine per l’Ecuador sono intervenuti i dirigenti delle organizzazioni contadine Jimmi Pérez e Jorge Loor del Coordinamento Nazionale delle Organizzazioni Contadine – Vía Campesina Ecuador.I corrispondenti di Radio Mundo Real in Argentina, Ezequiel Miodownik e Raquel Schrott, di Amici della Terra Buenos Aires, hanno realizzato questa intervista a una delle madri fondatrici del gruppo Madri di Ituzaingó Anexo, trascritta qui di seguito.
“La soia implica la deforestazione, lo sfollamento della gente dai propri territori, la gente no può più disporre delle proprie terre. Tutto ciò è grave. Arrivano dei grandi imprenditori che mettono i soldi, affittano i campi, seminano la soia, distruggono il suolo e non generano lavoro. Fanno vendere la terra a due soldi e qui non c’è nessuno che media a favore del popolo.
La zona di Montecristo è un insediamento circondato da campi di soia: la soia è intorno alle scuole, arriva quasi dentro casa e non si prendono misure per vedere quali saranno i problemi in futuro.
Abbiamo una diga qui e stanno seminando la soia fino al bordo. I prodotti che si usano sono velenosi e vietati, non c’è controllo, potremmo morire tutti domani e non importa se da qua a dieci anni non ci sarà più acqua, né vita. Anche questo fa parte dei diritti umani, ci stanno gettando veleno addosso liberamente e senza controllo, prima ci uccidevano in un modo ora in questo.
Nella zona di Colonia Caroya, la gente che possiede coltivazioni di verdura, vigneti, allevamenti di conigli, ci ha detto che sono nati maiali con zampe di anatra, queste sono le malformazioni che causano negli animali.
All’inizio tanto tempo fa ti davano la soia in una cassa con delle prescrizioni, soia transgenica, non commestibile, da foraggio. Per i bambini di un quartiere umile, con scarse difese, con tutto quello che stanno respirando e mangiando – gli agrochimici – è un disastro per l’organismo. Sono state realizzate analisi a 30 bambini e 23 presentano agenti agrochimici nel sangue”.

Traduzione di Cecilia Silveri – Revisione di Orsetta Spinola – Progetto Terre Madri – www.radiomundoreal.fm – www.traduttoriperlapace.org

Il governo boliviano accusa multinazionali del petrolio di provocare scarsità di carburanti
Giovedì 22 giugno 2006

Il governo boliviano ha accusato mercoledì le multinazionali del petrolio che operano nel paese della scarsità di carburante nei vari dipartimenti. Nell’amministrazione del presidente boliviano Evo Morales si pensa che le imprese straniere vogliono impedire che si concretizzi la nazionalizzazione degli idrocarburi lanciata il 1º maggio e per questo prendono misure per mettere in pericolo il paese.
Secondo la rete informativa Erbol de Bolivia, il Vice Ministro dell’Esplorazione e Produzione di Idrocarburi del paese, Julio Gómez, ha rivelato che sono molti gli interessi per fermare la nazionalizzazione.
Ha spiegato che la scarsità di carburanti “è un boicottaggio da parte delle imprese petrolifere in questo momento di ricostruzione nazionale, in cui il governo ha fissato definitivamente la visione e la missione degli idrocarburi”.
Il problema risponde a “interessi extra-nazionali del neoliberalismo che sono stati destabilizzati e che riceveranno un'altra batosta il prossimo 2 luglio nell’ambito dell’Assemblea Costituente”, ha aggiunto.
I dipartimenti colpiti dal problema di scarsità di carburanti sono quello di La Paz, nell’ovest del paese, Santa Cruz e Beni, situati ad est.
Questa non è la prima accusa rivolta alle multinazionali del petrolio per la scarsità di carburanti da parte di un’autorità boliviana a seguito della nazionalizzazione degli idrocarburi.
A fine maggio scorso, il presidente della compagnia petrolifera statale Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos, Jorge Alvarado, accusò l’impresa brasiliana Petrobras di essere la responsabile della scarsità di diesel a La Paz, nel dipartimento del nord di Pando, e a Beni.
Alvarado aveva spiegato, in quell'occasione, che Petrobras era l’unica impresa ad aver sospeso le importazioni di combustibile.

Secondo il quotidiano boliviano La Prensa, Alvarado avrebbe dichiarato: “Considero l’atteggiamento assunto dalla Petrobras come un atto di sabotaggio nei confronti del paese. Non lo si può interpretare in altro modo”.

Vedere notizie correlate di Radio Mundo Real:

Bolivia nacionalizó todos sus hidrocarburos

Nacionalización de los hidrocarburos en Bolivia: repercusiones por todos lados

Petrolera estatal boliviana responsabiliza a Petrobras por escasez de combustible en el país

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri –Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Contadini in possesso di titoli di proprietà sfrattati con la violenza
Giovedì 22 giugno 2006

Circa 650 poliziotti hanno compiuto con la violenza uno sfratto di massa di decine di famiglie contadine nel distretto di Palenque, provincia di Los Rios, al centro dell'Ecuador. I poliziotti hanno distrutto numerose abitazioni e portato via i beni personali degli inquilini.
Si tratta della seconda evacuazione forzata in meno di un anno. La prima è avvenuta a settembre 2005.
L'operazione è stata effettuata il 14 giugno a La Yuca, Palenque. Stando alle organizzazioni ecuadoriane che difendono i diritti dei contadini, circa 120 famiglie in possesso dei relativi diritti di proprietà accordati loro dall'Istituto Ecuadoriano per la Riforma Agraria e la Colonizzazione vivono da 40 anni a La Yuca .
Questo istituto, secondo le organizzazioni, è stato sostituito dall'Istituto Nazionale per lo Sviluppo Agricolo, che ha invalidato i titoli in possesso dei contadini di La Yuca.
Come riferisce il quotidiano La Hora, il governatore di Los Rios, Nestor Coello, ha detto che l'ordine di evacuazione è stato emesso dal direttore dell'Istituto Nazionale per lo Sviluppo Agricolo, Carlos Aguirre. Coello ha spiegato che non poteva disubbidire ad un ordine superiore.
Fino a sabato sono state distrutte 17 case, di cui 4 sono state date alle fiamme. Le organizzazioni che difendono i diritti dei contadini spiegano che i poliziotti sono arrivati con i bulldozer per demolire le case, erano in assetto antisommossa e hanno utilizzato i lacrimogeni per impedire alla gente di resistere all'evacuazione.
Aggiungono inoltre che ai contadini è stato impedito di effettuare il raccolto e che i poliziotti hanno persino ucciso alcuni animali.
Secondo La Hora, un contadino di La Yuca, Josè Alcivar, ha raccontato che molti stavano mietendo il mais, ma i poliziotti non hanno permesso loro di terminare.
Il quotidiano ecuadoriano aggiunge che i contadini sono in allarme, e dichiarano che li potranno cacciare dalle loro terre solo da morti.
I contadini chiedono che si fermi la distruzione delle case, che si compia un profondo controllo delle azioni dell'Istituto Nazionale per lo Sviluppo Agricolo e che si permetta alla stampa in andare a La Yuca per poter riferire su quanto sta avvenendo nell'area.
Reclamano inoltre la creazione di una commissione all’interno del Congresso Nazionale per indagare sugli interessi reali che stanno dietro allo sfratto.
Di seguito presentiamo un’intervista realizzata da SOS Señal de Radio al sacerdote ecuadoriano Benjamín Respaldiza.

Traduzione di Giuseppina Vecchia, revisione di Cecilia Silveri – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Sono le economie contadine "a sostenere le popolazioni dell’interno"
Giovedì 22 giugno 2006

Diverse organizzazioni indigene e contadine dell’Argentina e membri di Vía Campesina, rete internazionale che riunisce organizzazioni di lavoratori di tutto il mondo, martedì scorso hanno realizzato a Buenos Aires, capitale argentina, un’attività di denuncia nei confronti della multinazionale Monsanto. Questa azienda è uno dei principali produttori mondiali di sementi transgeniche.
La mobilitazione è stata fatta in difesa della sovranità alimentare e contro il modello di esportazione dei prodotti agricoli. Si è trattato dell’attività di chiusura del Seminario sull’Agricoltura Sostenibile che si è tenuto domenica e lunedì scorsi a Buenos Aires e che è stato organizzato dal Movimento Nazionale Contadino degli Indigeni dell’Argentina e Vía Campesina.
Tra le organizzazioni dei lavoratori argentine che hanno organizzato questo seminario emergono il Movimento Contadino di Cordoba e quello di Santiago del Estero, province situate rispettivamente al centro e al nord del Paese.
I corrispondenti di Radio Mundo Real in Argentina e membri dell’organizzazione ambientalista Amici della Terra Buenos Aires, Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik, hanno intervistato uno dei membri del Movimento Contadino cordobese, Horacio Britos.
L’esponente ha spiegato che l’obiettivo del seminario era “discutere sul modello agricolo contadino sostenibile e sui conflitti che si creano con il modello industriale ed esportatore dei prodotti agricoli”.
Britos ha detto che a Cordoba “negli ultimi cinque anni la superficie di soia seminata, come coltura industriale vincolata all’esportazione, è aumentata a due milioni di ettari e nel Paese si è passati da 10 a 17 milioni di ettari nello stesso periodo”.
“Tutto ciò è stato fatto a costo dell’espulsione dei piccoli produttori e contadini, con la distruzione del monte nativo nell’ambito di un ampliamento della cultura industriale”, ha aggiunto Britos.
Tanto le organizzazioni contadine quanto quelle indigene chiedono il rispetto della loro forma di vita e la loro scelta di vivere in un ambiente rurale. Per fare ciò hanno bisogno di politiche di governo che promuovano la produzione contadina nazionale.
Britos ha detto inoltre che “ la produzione dei lavoratori rurali e degli indigeni ha a che vedere con altri valori, un’altra cultura, con alimenti sani, un commercio locale, un’economia alternativa e solidale e con la diversificazione delle colture, che genera uno sviluppo equilibrato del terreno”.
Britos ha fatto riferimento alla riforma agraria, una delle richieste più ascoltate in diversi Paesi latinoamericani. Ha affermato che dovrebbe comprendere anche “i lavoratori disoccupati, i settori urbani ed indigeni”.

Traduzione di Cecilia Silveri – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Operai recuperano calzaturificio a La Rioja
Giovedì 22 giugno 2006

Dopo quasi due anni di lavoro, lotta e numerose formalità, gli ex lavoratori del calzaturificio
“Gatic” hanno raggiunto il proprio obiettivo: entro quindici giorni cento operai riapriranno la fabbrica nella provincia argentina di La Rioja.
L’impresa recuperata si chiamerà Chamical, che è anche il nome della località di La Rioja di 15 mila abitanti dove si trova l’impianto industriale.
Secondo quanto rivelato da Lucas Moyano, uno dei cento proprietari della Chamical, che si occuperà della cucitura e la montatura di calzature sportive, il processo di riapertura si basa sulla relazione con la comunità e sulla strategia produttiva.
Moyano ha dichiarato all’agenzia lavaca.org che dopo la chiusura della fabbrica, ordinata nel settembre 2003, i lavoratori hanno formato un team tecnico, al quale si sono uniti economisti, avvocati, specialisti nella produzione di calzature e gli stessi lavoratori, che, ha evidenziato, "apportano le conoscenze di anni di lavoro".
Ha inoltre sottolineato un altro punto chiave del progetto: la relazione con i quindici mila abitanti della località di Chamical, che con la chiusura della “Gatic” hanno visto minacciata la stabilità economica di tutta la comunità.
Moyano ha anche ricordato che alcuni mesi fa la cooperativa ha organizzato delle mobilitazioni a cui hanno partecipato 5 mila persone e dove sono state raccolte 10 mila firme di adesione per la riapertura della
fabbrica.
"Il processo legale è stata la parte più complessa", ha rivelato Moyano, aggiungendo che "è stato difficile trovare avvocati disposti a prendere parte ad un progetto sociale".
Secondo quanto dichiarato dal dirigente, "quando tutto sembrava pronto, si presentavano sempre nuovi ostacoli".
Moyano non ha dubbi sui motivi di questa situazione: "A La Rioja è molto difficile. Il governo provinciale è riluttante verso questo genere di esperienze", ha rivelato.
L’operaio del calzaturificio ha concluso dicendo che "Ora viene la parte più difficile: adesso dobbiamo lavorare in un altro modo".

Fonte: www.lavaca.org

Traduzione di Arianna Ghetti, revisione di Cecilia Silveri – Progetto Terre Madri –
Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Se dovessero riprendere, i negoziati per la firma del TLC tra USA ed Ecuador si concluderanno nel 2007
Mercoledì 21 giugno 2006

L'esecutivo ecuadoriano ritiene molto improbabile riuscire a concludere i negoziati per il Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti prima della fine del 2006. I negoziati saranno conclusi dal prossimo governo, che si insedierà il 15 gennaio 2007.
Tuttavia, l'esecutivo sembra molto ottimista all'idea che i negoziati possano concludersi per il 2007.
Vista la situazione attuale, con i negoziati complemente paralizzati, e l'atteggiamento degli USA che non hanno risposta alla richiesta ecuadoriana di riprendere i negoziati stessi, è davvero molto ottimistico pensare che il trattato possa essere davvero firmato.
Secondo il quotidiano ecuadoriano El Comercio, il governo statunitense presieduto da G.W.Bush non ha risposto alla richiesta di riprendere i colloqui.
Persino il presidente ecuadoriano, Alfredo Palacio, dice che la ripresa dei colloqui dipende dal governo Usa.
A quanto rivela El Comercio, il ministro degli esteri ecuadoriano, Francisco Garrion, avrebbe detto che “dobbiamo riconoscere che le circostanze attuali non sono le più favorevoli (per la firma del TLC)” Ha tuttavia mostrato un cauto ottimismo nell'aggiungere: “non escludiamo la possibilità di riprendere i colloqui”.
Secondo fonti della Cancelleria, la posizione all'interno del governo Usa rispetto alla firma del trattato con l'Ecuador è piuttosto diversa.
Gli emendamenti apportati alla legge sugli Idrocarburi in Ecuador, grazie ai quali lo stato otterrebbe maggiori benefici dalle operazioni delle industrie petrolifere sul territorio ecuadoriano, e la rescissione del contratto con l'azienda petrolifera statunitense Occidental Petroleum sono fatti che impensieriscono e preoccupano diversi settori statunitensi.
Secondo le fonti del quotidiano ecuadoriano, il congresso degli Stati Uniti e il ministero del Commercio non sarebbero intenzionati a riprendere i colloqui, mentre il Dipartimento di Stato e il Pentagono avrebbero una posizione più flessibile.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Giornata per una America Latina Libera da OGM
Mercoledì 21 giugno 2006

Questo mercoledì si celebra la Giornata per una America Latina Libera da OGM, poiché coincide con il solstizio di giugno, data in cui diverse comunità rurali latinoamericane compiono una serie di atti correlati alla raccolta, tra le altre, del mais e della patata.

L'America Latina è una delle zone a maggiore biodiversità del pianeta, ma allo stesso tempo è una delle regioni con maggiore estensione di coltivazioni transgeniche.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Revisione di Sonia Chialastri – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Contadini venezuelani contro minacce paramilitari.
Mercoledì 21 giugno 2006

Quasi 4.000 contadini appartenenti al Fronte Nazionale Contadino Ezequiel Zamora hanno organizzato una dimostrazione nello stato di Apure, alla fine della settimana scorsa, contro “l'avanzata dei gruppi paramilitari colombiani”. La mobilitazione si è tenuta a Guasdualito, al confine tra Venezuela e Colombia.
I contadini sostengono che questa regione venezuelana si trova “a pochi metri” dal centro operativo del gruppo paramilitare colombiano denominato Autodefensas Unidas de Colombia (AUC).
Un comunicato dell'organizzazione mette in risalto che la lotta contro i gruppi paramilitari fa parte di una strategia che mira alla “difesa della sovranità e della rivoluzione bolivariana”.
Secondo le loro dichiarazioni, i gruppi paramilitari colombiani sono sostenuti “dall'impero USA”, che intende “destabilizzare e colpire la nostra rivoluzione”. “Abbiamo deciso di far fronte a questa terribile minaccia”, hanno aggiunto.
Nel comunicato si sostiene che è impossibile sconfiggere questi nemici solo con le denunce. Sono convinti che i contadini dovrebbero essere “in prima linea nella lotta”.
I membri dell'organizzazione contadina chiedono al “governo alto”, con il quale si sono confrontati varie volte su altri temi, di non abbandonare questa “lotta patriottica”.
Chiedono all'esecutivo di abbandonare “l'attitudine indifferente e trionfalistica” e di smettere di “chiudere gli occhi, come complici”.
“Non dobbiamo essere ingenui, illudendoci che la rivoluzione sia ormai consolidata e la vittoria assicurata”, aggiunge il documento.
Secondo quanto affermano, “non si può permettere che altri contadini cadano assassinati” per mano dei paramilitari e che “sicari e latifondisti assassini” rimangano impuniti.
Affermano che l'unico modo di fronteggiare “la minaccia paramilitare” è fare in modo che il Fronte Nazionale Contadino Ezechiele Zamora possa contare sull'appoggio “di tutto il popolo venezuelano, e sul governo popolare”.

Fonti : Indymedia Colombia

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Organizzazioni ecuadoriane si oppongono al dialogo sul controllo delle foreste
Mercoledì 21 giugno 2006

La Confederazione Ecuadoriana dei Popoli Indigeni, (CONAIE), e varie organizzazioni ambientaliste di questo paese si oppongono al cosiddetto “Dialogo nazionale sul controllo delle foreste”, promosso dal Ministero dell'Ambiente dell'Ecuador.
Alcune delle organizzazioni e dei movimenti ambientalisti contrari al processo sono Acción Ecologica, Frente de Difesa de la Amazonia, Foro de los Recursos Hídricos e la Fundación de Defensa Ecológica.
La CONAIE e le organizzazioni ambientaliste hanno inviato il 9 giugno una lettera al Ministro dell'Ambiente, Anita Albán, con la richiesta di sospendere immediatamente il Dialogo Nazionale
Gli oppositori dell'iniziativa sostengono che il “dialogo” non tiene conto delle opinioni della gente, e cerca in realtà di emendare la politica forestale del paese per favorire l'industria del legno.
“In questo processo non sono inclusi attori importanti colpiti direttamente dalla distruzione delle foreste, le organizzazioni di base e quelle nazionali”, si afferma nella lettera.
La CONAIE e i gruppi ambientalisti sostengono nella lettera che “in questo processo, l'industria del legno ha la maggiore rappresentanza”.
“Questo tipo di rappresentanza spiega come in questi incontri si punti più a formulare una politica forestale, ad aumentare la superficie dedicata alle piantagioni forestali (deregolamentazione), e ad aumentare gli incentivi alle piantagioni. Tutto ciò beneficia solo gli industriali del legno”, continua la lettera.
Per la CONAIE e le organizzazioni ambientaliste questo processo di dialogo non stabilisce misure per il controllo forestale.
Essi sostengono che, per avere una vera politica di controllo forestale, devono essere prese alcune misure, quali la promozione di partecipazione attiva e l’approvazione delle comunità danneggiate dalla deforestazione, la conservazione delle ultime foreste primarie ancora esistenti in Ecuador, e l'applicazione di una moratoria all'industria del legno fino a che non si sia accertato il suo reale impattto sul paese.
Gli oppositori al “dialogo forestale” considerano inoltre fondamentale proibire ulteriori piantagioni di eucalipto, pino e palma africana. Ritengono che queste piantagioni “stanno distuggendo la foresta primaria e le terre a vocazione agricola, oltre a mettere in pericolo l'acqua e e la vita stessa delle popolazioni locali”.

Traduzione di Giuseppina Vecchia – Revisione di Sonia Chialastri - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Un indigeno Mapuche ha manifestato all’assemblea degli azionisti della Repsol-YPF
Mercoledì 21 giugno 2006

Cinque membri di organizzazioni non governative facenti parte della “Controcommissione delle Persone Colpite dalla Repsol-YPF” hanno partecipato venerdì scorso all’assemblea degli azionisti della compagnia petrolifera Repsol-YPF a Madrid, capitale spagnola.
Tra gli attivisti era presente l’indigeno Martín Velásquez, della comunità Mapuche Lof Lonko Purán della provincia argentina di Neuquén, situata nell’ovest del paese.
La “Controcommissione” è stata introdotta dalla campagna ‘Repsol Uccide’, nata nel dicembre 2003, che raggruppa persone e organizzazioni che operano a livello internazionale contro la compagnia petrolifera ispano-argentina.
È stata pensata come alternativa alle assemblee di azionisti dell’impresa, nelle quali i proprietari
della compagnia decidono del futuro della stessa.
Secondo il quotidiano argentino Río Negro, venerdì scorso, sin dalle prime ore, attivisti di diverse
organizzazioni hanno cominciato a radunarsi fuori della sede della Repsol a Madrid. A mezzogiorno erano circa 70 le persone che manifestavano contro la multinazionale del petrolio.
“Avevano con sé striscioni, il viso coperto con maschere e slogan contro l’operato della conpagnia”, rivela Río Negro.
Il quotidiano aggiunge che gli attivisti che sono riusciti ad entrare nell’area delimitata dove si svolgeva l’assemblea degli azionisti hanno aperto uno striscione e hanno mostrato le proprie magliette con slogan contro la Repsol-YPF.
Quattro attivisti, tra i quali Martín Velásquez, sono stati cacciati dalla polizia. L’unico che è riuscito a rimanere all’assemblea ha posto domande sulle politiche di sfruttamento ad opera della Repsol, che provocano danni culturali e ambientali.
Secondo quanto riporta Río Negro, il presidente della Repsol-YPF, Antonio Brufau, ha risposto all’attivista che rispettava i suoi commenti ma che non li condivideva perché si basavano su dati erronei. Brufau ha invitato il manifestante a dialogare in un secondo momento, senza però fissare alcun appuntamento.
Martín Velásquez ha partecipato ad alcune attività in diverse località spagnole per informare circa l’operato della Repsol-YPF nei propri territori e la continua lotta della comunità Mapuche Lof Lonko Purán.

Vedere notizie correlate di Radio Mundo Real: Indígenas bolivianos reclaman en España pago de indemnización de Repsol YPF

Organizaciones y manifestantes denuncian a Repsol YPF en España

REPSOL Mata

Miembros de la campaña RIPsol interrumpen la Junta de Accionistas de Repsol

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri –
Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Regime speciale di protezione per le multinazionali, di Silvia Ribeiro*
Martedì, 20 giugno 2006

Non esiste alcuna ragione, salvo aumentare il lucro immorale delle multinazionali biotecnologiche, che giustifichi la coltivazione di mais transgenico in Messico. E’ così semplice. Tutto ciò che riguarda in qualsiasi modo la liberalizzazione, sia in via sperimentale che commerciale, parte da presupposti sbagliati - o malintenzionati – che non si basano né su analisi serie della realtà dei prodotti transgenici né su analisi del terreno coltivabile messicano.
L’accordo presentato di recente dalla Sagarpa e dalla Semarnat (segreterie di Agricoltura, Allevamento, Sviluppo rurale, Pesca e Alimentazione, e dell’Ambiente e Risorse naturali) sui lineamenti di biosicurezza per lo "sviluppo di un Regime di Protezione Speciale del Mais", non protegge il mais né i popoli del mais, ma gli interessi delle imprese di prodotti transgenici (Monsanto, Dupont-Pioneer, Dow, Syngenta, Bayer, Basf), e la loro impunità nei confronti dell’inquinamento, che aumenterà inevitabilmente se si legalizzerà la coltivazione di questi semi contro natura.
E’ paradossale che siano normative di "biosicurezza" ad aprire la porta ai prodotti transgenici. Si presentano al pubblico come leggi che richiedono valutazioni attente, dimostrando responsabilità, ma di fatto sono state, in tutto il mondo, il mezzo legale per introdurre i transgenici. Ciò è dovuto al non prendere in considerazione in realtà il principio di precauzione –davanti al dubbio, astenersi-, ma il contrario: nel dubbio, lo proveremo e che le conseguenze vengano pagate dai contadini, dai consumatori e dall’ambiente.
Alcune versioni delle leggi di biosicurezza sono particolarmente difettose: è il caso del Messico, dove è più nota come legge Monsanto, modo di dire che si è esteso nel mondo, convertendosi in sinonimo per questo tipo di leggi. Descrive sinteticamente chi beneficia e chi è dietro alla sua formulazione: le pochissime imprese che hanno il monopolio del mercato globale e detengono tutti i brevetti per l’utilizzo dei transgenici, dal terreno alla ricerca e anche la determinazione dell’eventuale contaminazione.
Durante la discussione della legge Monsanto in Messico si è riusciti ad includere all’ultimo momento una frase, che nonostante sia molto generica e debole, ha ingannato in qualche modo le imprese. L’articolo 2, sezione XI, della legge di biosicurezza, obbliga a stabilire un regime speciale di protezione per il mais e per le altre coltivazioni che hanno origine in Messico.
Dato che questo articolo è stato già usato da Greenpeace e da altre organizzazioni per ottenere la revoca del permesso che la Sagarpa e la Semarnat avevano concesso a Dupont, Dow e Monsanto per la sperimentazione del mais transgenico, ora le due segreterie cercano di vanificarlo, presentando un accordo alla Comisión Federal de Mejora Regulatoria (Cofemer). Alejandro Nadal ha già opportunamente segnalato che questo "accordo" è infondato e non ha validità giuridica. (La Jornada 14/06/2006).
Inoltre è perverso, perché, infarcito di chiacchiere vuote sulla sostenibilità e sulla protezione della biodiversità, si propone di incrementare e permettere la sperimentazione con il mais transgenico in Messico e, adempiuto a questo requisito, di liberalizzarne la commercializzazione, cosa che non si potrebbe fare senza la previa tappa della sperimentazione. L’accordo cerca di aggirare le critiche che hanno ricevuto entrambe le segreterie per aver cercato di dissimulare l’approvazione di esperimenti delle multinazionali nascoste dietro il nome e nel campo delle pubbliche istituzioni, affermando che gli esperimenti "devono farsi preferibilmente nel territorio delle pubbliche istituzioni".
Come la legge Monsanto, l’accordo è pieno di aggettivi e frasi che relativizzano qualsiasi cosa in essa scritta, come “preferibilmente", "dando priorità", "(i criteri) potranno essere modificati", che alla fine lasciano all’interpretazione del funzionario del momento qualsiasi cosa si faccia.

I paragrafi ambigui sul tenere in considerazione le zone di origine (che in realtà sono tutto il Messico e Mesoamerica), con recinti di alcune centinaia di metri per prevenire l’inquinamento (come se servissero), o la “maschiosterilizzazione” del mais nelle zone di sperimentazione, non sono riusciti a nascondere il nucleo duro dell’accordo: "Sviluppare le varietà di mais geneticamente modificato, sempre che sia focalizzato alla risoluzione dei problemi nazionali, dando priorità a quelli che sono d’interesse agronomico, energetico, nutrizionale o ecologico per il nostro paese".
Priorità e interesse che saranno definiti dagli stessi eccellenti e responsabili funzionari che hanno elaborato tale accordo. (E varietà che non esistono, ad eccezione degli energetici, che meritano un articolo a parte in cui si denuncia la nuova tattica delle multinazionali di vendere i propri transgenici come biocombustibili, visto che non funzionano in altro modo).
Alcuni paragrafi sono razzisti e mostrano l’enorme mancanza di conoscenza e il disprezzo per i contadini e gli indigeni, creatori e curatori del mais. Per esempio, dicono che "negli ultimi decenni è sorto l’interesse di preservare la diversità di tale coltivazione nei campi". E poi, che "i mais messicani sono preziosi specialmente per (...) il loro potenziale utilizzo nello sviluppo di varietà migliorate tramite tecniche moderne".
I contadini e gli indigeni, che sono l’85% di coloro che piantano il mais in Messico, "preservano la diversità della coltivazione" da oltre mille anni, non perché gli sia "sorto l’interesse", ma perché è alla base della loro vita, delle loro economie e culture, ora sempre più minacciate dai transgenici. Questo è il loro valore fondamentale, dato che sono stati loro che lo hanno creato e curato per il bene di tutta l’umanità. Al contrario, lo sviluppo e l’introduzione nei loro terreni di "varietà migliorate tramite tecniche moderne" quali ibridi e transgenici, sono stati strumenti essenziali per la perdita dei loro semi e per l’erosione genetica che hanno sofferto.

* Ricercatrice del Gruppo ETC
Nota pubblicata sul quotidiano messicano La Jornada il 17 giugno.

Traduzione di Sonia Chialastri – Revisione Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Diga brasiliana in condizioni critiche minaccia centinaia di famiglie contadine
Martedì, 20 giugno 2006

La diga idroelettrica di Campos Novos, sul fiume Canoas, al confine tra lo stato di Santa Catarina e Rio Grande do Sul, presenta una falla che preoccupa la popolazione locale.
Durante la costruzione della diga, gli abitanti della regione avevano contestato il progetto, affermando che le terre produttive della regione, che davano cibo e lavoro a migliaia di famiglie, sarebbero sott’acqua e che tutto si sarebbe trasformato in un “grande lago”.
Martedì mattina, la falla ha raggiunto livelli allarmanti, tanto che il bacino idrico della diga si è ridotto di quasi 50 metri.
Di fronte a questa situazione, il Movimento delle Persone Danneggiate dalle Dighe (MAB, dal suo acronimo in portoghese) ha inviato lettere all’Istituto Brasiliano per l’Ambiente (IBAMA) , al Ministero dell’Ambiente e alla Banca Interamericana per lo Sviluppo, organo che ha finanziato l’opera, chiedendo più chiare informazioni riguardo questa situazione.
Le persone colpite aspettano informazioni ufficiali, esigendo una soluzione immediata al problema della diga.
Il rifiuto della popolazione a questa diga non è nuovo. Nel settembre del 2005, 350 famiglie di contadini avevano occupato la centrale idroelettrica in costruzione e chiesto giusti indennizzi per la terra, i raccolti e le case.
Quindi, la società che aveva promosso la costruzione della diga aveva offerto ai contadini una somma di denaro compresa tra 1.800 e 3.000 reales (900 e 1.500 dollari americani), cifra considerata dal MAB alquanto irrisoria. L’ente predisposto all’ambiente dello stato di Santa Catarina riteneva che la somma dovesse aggirarsi tra 87 mila e 91 mila reales (circa 45.000 dollari).
La società costruttrice, di nome Enercan, ha offerto a 87 famiglie un indennizzo di 3.000 reales (1.500 dollari) e ad altre 86 famiglie 1.800 reales (900 dollari) più un credito di 500 reales (circa 250 dollari americani).

Traduzione di Elena Tagliata – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Trasmissione speciale di Radio Paca su Atenco
Martedì, 20 giugno 2006

Questo mercoledì a partire dalle ore 14 (le 11 orario di Greenwich) Radio Mundo Real ritrasmetterà il programma Mujeres en Ruta di Radio Paca in diretta da Barcellona.
Nel programma di mercoledì saranno intervistati membri della Commissione Civile Internazionale degli Osservatori per i Diritti umani che sono stati ad Atenco.
Si parlerà anche della drammatica situazione che si è ripetuta ad Oaxaca la settimana scorsa, prendendo contatto in diretta al telefono con due donne aggredite dalla polizia messicana ad Atenco.

La trasmissione potrà essere ascoltata su http://www.radiomundoreal.fm/envivo

Articoli collegati:
Cien mil personas en apoyo a los campesinos

Audio: Informe Civil sobre Atenco - Presentación del informe de la Comisión Civil Internacional de Obervadores por los Derechos Humanos, Barcelona 14 de junio del 2006.


Per maggiori notizie Radio Mundo Real:
La cruel represión policial sigue matando gente en México

Atenco: Se confirman vejaciones, maltratos y violaciones

Traduzione di Sonia Chialastri – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Lavoratori degli sweatshops fondano un sindacato.
Lunedì, 19 giugno 2006

I lavoratori degli sweatshop di El Salvador, di fronte alle “sistematiche violazioni” dei loro diritti lavorativi, e per potersi unire alla lotta contro il Trattato di Libero Commercio con gli USA, hanno cominciato ad organizzarsi.
Il sito Internet di Diario CoLatino riferisce che la neonata Unione Sindacale dei Lavoratori del Maquilla (subappalto) (MSTM), hanno fondato questa loro iniziativa sulla “necessità di creare un contrappeso” alla “alleanza esistente” tra il settore industriale e il governo salvadoregno, come informa il sito internet di Diario CoLatino.
I lavoratori della “maquilla”, centri industriali dove vengono assemblati prodotti da esportazione in regime di zona franca, affermano che lo stato salvadoregno continua a non tenere in alcuna considerazione le continue violazioni di diritti sui luoghi di lavoro.
Avvertono inoltre che meccanismi di integrazioni quali il Trattato di Libero Commercio con gli USA non faranno che “potenziare” il sistema di sfruttamento, poiché, affermano, il TLC prevede accordi che “non fanno altro che offrire meccanismi a favore delle multinazionali “.
Aracely Martinez, del Sindacato Generale Sarti, ha segnalato a CoLatino che il TLC “condiziona anche gli stati nazionali”, e impedisce ai sindacati di lottare per i propri diritti.
Secondo i dati elaborati da CEPAL negli ultimi 15 anni, il tasso di occupazione nelle industrie del subappalto di El Salvador è aumentato di oltre il 100% annuo, molto al di sopra del tasso registrato nell'industria manifatturiera.
Tuttavia, avverte la CEPAL, questo aumento non è stato accompagnato da miglioramenti salariali e nella qualità del lavoro.
Al contrario, quest'andamento economico favorevole ha portato uno scarso “miglioramento dell'equità sociale”, secondo l'organismo latinoamericano.
“I segmenti più poveri della popolazione, sia urbana che rurale, sono andati aumentando a partire dal 1995”, afferma un recente documento della CEPAL sull'industria del “maquilla” in Centro America.
Secondo questo rapporto, in queste aziende installate a El Salvador vengono impiegate sopratutto donne che, per la maggior parte, sono capofamiglia.
L'industria del subappalto ha avuto lo sviluppo maggiore alla fine degli anni 90, quando è arrivata a rappresentare quasi il 65% delle esportazioni totali del paese.
Il principale mercato destinatario dei prodotti assemblati negli “sweatshop” salvadoregni è rappresentato dagli Stati Uniti.

Fonte: Diario CoLatino.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Un'azienda a gestione pubblica, con partecipazione diretta e democratica di cittadini e lavoratori.
Lunedì, 19 giugno 2006

I corrispondenti di Radio Mundo Real, e membri del gruppo ambientalista Amici della Terra di Buenos Aires, Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik, hanno intervistato Luis Bazan, appartenente alla Commissione Popolare per la Riconquista dell'Acqua, e inoltre segretario generale del Sindacato per le Opere Sanitarie di Cordoba.
Bazan ha affermato “C'è una questione irrisolta per quanto riguarda l'acqua a Cordoba. Nonostante le manifestazioni di gennaio, febbraio e marzo, che hanno costretto il governo a fare marcia indietro sulle nuove tariffe, e la società Suez ad andarsene, il governatore provinciale José Manuel de la Sota insiste su posizioni contrarie agli interessi dell popolo, privilegiando la gestione economica da parte di gruppi privati.
Secondo Bazan, il governo locale della provincia di Cordoba sta ancora rinegoziando con la Suez, che aveva annunciato il ritiro della propria sussidiaria Aguas Cordobesas.
Il segretario generale della Commissione lamenta il fatto che a Cordoba la rescissione del contratto con Aguas Cordobesas non è stata ancora ordinata. Nella capitale argentina, Buenos Aires, e a Santa Fè, i rispettivi governi hanno posto termine ai loro contratti con le sussidiarie di Suez.
Bazan spiega che il governo di Cordoba da una parte asserisce di non avere risorse sufficienti per permettersi di fornire i servizi, ma dall'altra ordina alla Banca di Cordoba di assegnare fondi statali (...) a Aguas Cordobesas, per permetterle di pagare i fornitori e i salari dei lavoratori.
Secondo Bazan, “esiste un maneggio oscuro per fare in modo di trasferire le azioni del gruppo Suez al gruppo Roggio, e così continuare gli affari milionari della gestione privata dell'acqua.
“Come Commissione Popolare stiamo potenziando denunce e manifestazioni (...) per contrastare questo nuovo tentativo di privatizzazione, mantenendo la nostra proposta di creare una azienda a gestione pubblica, con la partecipazione diretta e democratica di cittadini e lavoratori”, ha aggiunto l'attivista.
La Commissione Popolare per la Riconquista dell'Acqua st organizzando un incontro alternativo in difesa dell'acqua, della terra e dell'ambiente, che avverrà a Cordoba il 20 e il 21 luglio, in concomitanza con il summit dei presidenti del Mercosur.
Bazan ha poi detto che all'incontro “saranno presenti attivisti che hanno partecipato alla “guerra dell'acqua in Bolivia”, altri che hanno promosso il referendum per la nazionalizzazione dell'acqua in Uruguay, l'Assemblea di Gualeguaychú che sta lottando contro le cartiere, e altri ancor dal Brasile, Paraguay e Cile”.
L'intervista è stata realizzata all'interno del Programa Sustainable Argentina, una iniziativa portata avanti da varie organizzazioni ambientaliste argentine.

http://www.pas.org.ar

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

"Anche dopo migliaia di anni, il cianuro continua ad essere presente nei siti delle miniere"
Lunedì, 19 giugno 2006

Centinaia di dimostranti hanno marciato per le strade di San Salvador, capitale di El Salvador, per chiedere al Congresso di fermare lo sfruttamento minerario nel paese.
Questa che si è conclusa di fronte al palazzo del congresso salvadoregno è stata la più importante manifestazione pubblica all'interno della cosiddetta "Settimana di azione contro l'estrazione dei metalli", che si è tenuta a partire dal 12 giugno.
Secondo il quotidiano honduregno La Prensa, la settimana di protesta è stata promossa da organizzazioni ambientaliste di El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Messico.
La Prensa riferisce che lo scopo delle organizzazioni è quello di fermare diversi progetti minerari per evitare lo sfratto di migliaia di residenti e fermare l'inquinamento delle falde acquifere della regione.
Il quotidiano aggiunge che l'attività mineraria in El Salvador si concentra principalmente nei "dipartimenti impoveriti di Chalatenango e Cabanas", situati nel nord del paese.
Giovedì si è tenuto all'Universidad de Oriente di San Miguel un Forum Dipartimentale, durante il quale Remberto Nolasco, membro dell' organizzazione ambientalista Cesta - Amici della Terra El Salvador, ha fatto particolare riferimento all'attività mineraria.
Nolasco ha parlato, tra le altre cose, delle ricchezze esistenti nella parte settentrionale di El Salvador, la "zona di interesse minerario".
Egli ha dichiarato che "ci sono molte ricchezza in questa zona. C'è il fiume Lempa, che nasce nel Guatemala e riversa le sue acque nella Bahia de Jiquilisco, c'è il fiume Torola, il fiume Sumpul nel Chalatenango. Abbiamo anche il Guascoran e il Rio Grande di San Miguel. Inoltre, abbiamo anche il fiume Sapo".
Nolasco ha aggiunto che "le società minerarie hanno notato che la ricchezza è anche a livello delle risorse idriche, perché una società mineraria ha bisogno in due ore di 250.000 litri di acqua per produrre oro".

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Evo Morales lancia un programma di industrializzazione delle foglie di coca e difende la legalizzazione della coltivazione
Lunedì, 19 giugno 2006

Il presidente boliviano Evo Morales ha lanciato un piano di industrializzazione della foglia di coca in Bolivia ed ha annunciato la sua lotta per legalizzarne la coltivazione. Morales ha difeso la produzione di coca sulla base del fatto che "la coca non è cocaina", come egli ha varie volte dichiarato.
Il presidente boliviano ha lanciato il programma nella località di Irupana, situata a nord del paese, dove ha inaugurato una fabbrica per la lavorazione delle foglie di coca finanziata dal Venezuela.
Secondo l'emittente spagnola Atena 3, Evo Morales vuole convincere il mondo a legalizzare le foglie di coca, una coltivazione che figura nella lista nera delle Nazioni Unite dal 1961.
L'obiettivo del presidente della Bolivia si scontra con la campagna internazionale contro le droghe realizzata dagli Stati Uniti, il cui scopo principale è quello di eliminare la materia prima dalla quale si produce la
cocaina.
Il governo boliviano esorta i produttori di coca ad aderire al piano per controllarne la coltivazione e fermarne la diffusione per evitare che la produzione in eccesso venga utilizzata dai narcotrafficanti.
Tuttavia Morales ha difeso molte volte la coltivazione di coca, ed ha anche affermato che in Bolivia la produzione di coca è legittima e ottima per la salute perché utilizzata per alleviare la fame, la stanchezza e le malattie.
Morales è convinto che le intenzioni degli Stati Uniti nella lotta contro la droga vanno oltre il porre fine al traffico di droga.
Secondo Atena 3, Morales ha dichiarato che la lotta contro il traffico di droga è una "scusa per dominarci, per sottometterci. Una scusa, cari compatrioti, per controllare le nostre risorse naturali".

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NEWS DELLA SETTIMANA DAL 12 AL 18 GIUGNO 2006

Ambientalisti argentini pongono una serie di richieste al governo di Kirchner
Giovedì, 15 giugno 2006

Tredici organizzazioni ambientaliste argentine hanno chiesto al governo di questo paese di adottare una serie di misure in materia ambientale, come la creazione di un Ministero dell'Ambiente, l'attuazione di un piano federale per la distribuzione territoriale, e la riconversione dell'industria della cellulosa.
Secondo la rivista on-line Argentina Forestal, le organizzazioni hanno presentato le loro richieste il 5 giugno in un documento, nel quale facevano ricorso al "diritto-dovere costituzionale di proteggere l'ambiente".
Alcune di queste organizzazioni sono l'Associazione Ecologista Cuna Piru de Misiones - membro di Amici della Terra Argentina -, la Fondazione per la Difesa dell'Ambiente, la Fondazione Proteger de Santa Fe, il Workshop Ecologista de Rosario e Greenpeace argentina.
I rappresentanti delle organizzazioni hanno chiarito il fatto che le richieste si riferiscono soltanto a questioni che ritengono siano urgenti.
Nel documento si legge: "La lista delle minacce e delle situazioni di seri danni per l'ambiente è molto lunga. Ciò che qui proponiamo, con queste raccomandazioni, è un programma di azioni iniziali che rappresentano, in modo immediato e credibile, un cambiamento significativo nella politica ambientale nazionale".
Le organizzazioni sostengono che ci dovrebbe essere un organo nazionale per l'ambiente, un Ministero dell'Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile. Secondo quanto riferiscono, questo nuovo ministero avrebbe giurisdizione in tutte i temi di ordine ambientale.
Alcuni dei temi menzionati dagli ambientalisti sono la conservazione delle zone naturali e delle aree protette, e la gestione delle risorse idriche.Le organizzazioni ambientaliste chiedono anche al governo argentino, guidato dal presidente Nestor Kirchner, la promozione di un piano per la distribuzione territoriale.
Esse chiedono che si emani in maniera preventiva una "moratoria sulla trasformazione della foresta nativa, in quelle zone del paese dove varie istituzioni concordano che ci sia il rischio di continui disboscamenti".
Gli ambientalisti argentini chiedono anche di far passare una legge che stabilisca la riconversione dell'industria della cellulosa, attraverso l' adozione di tecnologie meno inquinanti.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Altre persone uccise dai metodi violenti della polizia in Messico
Giovedì, 15 giugno 2006

La repressione della polizia ha ucciso cinque persone e ne ha ferito altre cento ad Oaxaca, in Messico. Le vittime della repressione erano le migliaia di insegnanti che portavano avanti uno sciopero - iniziato il 22 di maggio - e che avevano occupato una piazza centrale e più di 50 strade.
La repressione è stata ordinata dal governo locale di Oaxaca, guidato da Ulises Ruiz. Secondo il quotidiano messicano La Jornada, i leder delle organizzazioni degli insegnanti hanno assicurato che durante gli scontri sono morti due professori e due ragazzi. Il giornale ha aggiunto che mercoledì sera, i decessi non erano ancora stati confermati.
Comunque, altri media hanno riferito che il network dei Diritti Umani di Oaxaca ha affermato che sono morte almeno cinque persone come risultato della repressione della polizia. Il network ha negato che gli insegnanti fossero armati, contrariamente a quanto ha dichiarato il governatore Ruiz ai media.
Secondo La Jornada, la Croce Rossa ha riferito che una professoressa che era incinta ha avuto un aborto in ospedale a causa degli effetti dei gas lacrimogeni, mentre un giovane di 23 anni è stato ferito ad un occhio da una granata.
Il giornale ha spiegato che vari gruppi di poliziotti hanno partecipato all’operazione, con l'aiuto di un elicottero, dal quale hanno lanciato granate per più di quattro ore.
Ma la mattina, Ulises Ruiz aveva affermato che non c'erano stati scontri, anche se più tardi ha annunciato un coprifuoco. Gli insegnanti, che avevano ripreso il controllo della piazza, hanno deciso di abbandonarla e di trascorrere la notte in alcune delle scuole occupate.
Lo sciopero è stato annunciato lo scorso 22 maggio dalla sezione 22 del Sindacato Nazionale degli Insegnanti (Sindacato Nacional De Trabajadores de la Education). Secondo quanto riferisce la Jornada, "lo sciopero degli insegnanti di Oaxaca è un movimento legittimo, che cerca la soluzione ad una richiesta e il soddisfacimento di una domanda fondamentale", cioè l'aumento degli stipendi.
Il giornale spiega che i prezzi sono saliti in maniera sproporzionata ad Oaxaca per l'aumento del flusso turistico nella regione. Gli insegnanti chiedono un amento dei salari per far fronte all'aumento dei prezzi dei prodotti di base.
Il sindacato degli insegnanti ha raccolto le firme per richiedere la destituzione di Ulises Ruiz dalla carica di governatore. Lo accusano di voler privatizzare l'istruzione e di guidare un governo autoritario e repressivo nei confronti dei movimenti sociali.
Negli ultimi mesi, le operazioni di repressione della polizia hanno avuto gravi conseguenze. L'ultimo triste episodio si è verificato il 3 e il 4 di maggio nella città di San Salvador Ateneo, nello stato del Messico, nel centro del paese. I poliziotti hanno violentemente fatto sgomberare i venditori ambulanti. Alcune persone sono morte e altre decine sono rimaste ferite. Sono state confermate anche gravi denunce contro la polizia - inclusi atti di stupro come parte delle operazioni.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Nuovi contrasti all'interno della Comunità delle Nazioni Andine
Mercoledì 14 giugno 2006

I presidenti di Ecuador, Colombia, Peru e Bolivia, paesi membri della Comunità delle Nazioni Andine (CAN), si sono incontrati martedì nella capitale ecuadoriana, Quito. Si è deciso di inviare una lettera agli Stati Uniti, nella quale chiedono l'applicazione di tariffe preferenziali ai loro prodotti di esportazione.
Queste tariffe preferenziali sono previste nell'accordo denominato ACTPDEA, Andean Trade Promotion and Drug Eradication Act (Legge per la Promozione del Commercio e l'Eradicamento delle Droghe).
Con questa decisione, Alfredo Palacio, Álvaro Uribe, Alejandro Toledo e Evo Morales -presidenti di Ecuador, Colombia, Perù e Bolivia- hanno risolto uno dei principali problemi del blocco.
Rimane tuttavia qualche disaccordo all'interno del blocco. Il Perù non intendeva chiedere una estensione dell'ATPDEA, non ritenendola necessaria per il proprio paese che ha recentemente firmato un Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti, trattato non ancora ratificato dal Congresso.
Secondo il quotidiano ecuadoriano El Comercio, il governo boliviano stava esaminando la possibilità di annullare la visita di Evo Morales a Quito, a causa delle posizioni peruviane.
Alla fine, il governo peruviano ha firmato la lettera in segno di solidarietà con gli altri membri del blocco, pur ribadendo di non aver bisogno di una estensione dell'ATPDEA, e che questa firma non significa che il congresso non esaminerà il TLC con gli USA.
Benché ci sia stato accordo su questo punto, il giornale riporta di evidenti tensioni tra Evo Morales e Alejandro Toledo a Quito.
Le quattro nazioni andine hanno ratificato la loro volontà di iniziare negoziati con i paesi dell'Unione Europea, per raggiungere un accordo di associazione che includa un TLC e altri negoziati politici e di cooperazione tra le due regioni.
Durante il summit, il presidente ecuadoriano ha esortato il governo statunitense a riprendere i negoziati per la firma di un TLC tra i due paesi. Palacio ha spiegato che la riforma alla legge ecuadoriana sugli idrocarburi e la rescissione del contratto con la compagnia petrolifera statunitense Oxy sono state effettuate nel rispetto delle leggi.
Evo Morales ha assunto la presidenza del CAN e, secondo il quotidiano, il suo discorso è stato forte e critico, diretto in special modo ad Alejandro Toledo. Morales ha detto che il blocco andino sta attraversando una crisi e che i problemi della regione sono dovuti al fatto che "i governi hanno utilizzato le loro relazioni come merce di scambio".
Ha affermato che la Bolivia mantiene una posizione critica riguardo al TLC firmato da Colombia e Perù con gli Stati Uniti. "Gli interessi dei gruppi di potere sono al di sopra del popolo", ha aggiunto.
Dopo il summit del CAN, il presidente boliviano ha partecipato ad una cerimonia della Confederazione Ecuadoriana dei Popoli di Nazionalità Kichwa (ECUARUNARI), durane la quale Humberto Cholango ha assunto il suo secondo mandato come presidente dell'organizzazione. Cholango ha proposto Evo Morales come candidato al premio Nobel per la pace.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Revisione di Elena Tagliata – Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Taglialegna si organizzano in Argentina
Venerdì 16 giugno 2006

Agli inizi del XX secolo lo scrittore uruguaiano Horacio Quiroga ricreò nei suoi racconti alcune delle principali caratteristiche di Misiones, provincia nel nord dell’Argentina.
L’universo descritto da Quiroga era fondamentalmente quello dei cosiddetti "mensú", ovvero lavoratori mensili, per la maggior parte nativi del luogo, i quali lavoravano in condizioni di schiavitù nei campi e nei monti.
L’opera di questo scrittore fa anche riferimento all’impunità dei datori di lavoro e ai primi tentativi
di organizzazione operaia nell’anarchica Unione Operaia e Campesina.
Nonostante siano trascorsi quasi cent’anni da allora, la situazione non è così diversa: i taglialegna dei monti di Misiones dichiarano di essere stanchi dell’"abuso" perpetrato dalle imprese appaltatrici della fabbrica di cellulosa Alto Paraná, che dal 1997 appartiene alla cilena Arauco.
Secondo quanto affermano i lavoratori, la maggior parte di loro non guadagna a sufficienza per potersi permettere beni primari o spese mediche.
Il leader sociale Lorenzo Barrientos ha sottolineato che "si tratta degli antichi ‘mensú’. Un tempo
facevano tutto con l’ascia e ora con la motosega, ma continua ad essere un lavoro schiavizzato. Si sono modernizzati solo i macchinari”.
Barrientos ha ricordato che l’arrivo dei capitali cileni ha causato ai lavoratori maggiore precarizzazione e la perdita assoluta dei pochi diritti che avevano.
Secondo quanto enfatizzato dal leader sindacale, il progresso tecnologico "ha distrutto la regione". Inoltre, ha dichiarato, gli operai del settore "lavorano nei giorni festivi” per la stessa paga di un
giorno feriale.
Circa 400 operai lavorano in condizioni di schiavitù per imprese del terziario che vendono migliaia e migliaia di tonnellate di legna che vengono poi utilizzate dalle fabbriche di cellulosa.
Il prossimo 25 giugno, i taglialegna di Misiones si uniranno formalmente al Sindacato di Operai e
Lavoratori dell’Industria della Carta, che fa parte della Centrale dei Lavoratori Argentini (CTA).
I "mensú" sperano che la negoziazione con i datori di lavoro attraverso un’organizzazione sindacale
permetterà loro di reclamare con maggior forza ciò che spetta loro di diritto.

Fonte: Agencia CTA

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Membri della campagna RIPsol interrompono l’Assemblea degli Azionisti di Repsol
Venerdì, 16 giugno 2006

Diversi membri della Campagna "RIPsol, Contrajunta de afectad@s" hanno disteso oggi uno striscione e hanno interrotto l’Assemblea degli Azionisti di Repsol per denunciare il grave deterioramento sociale ed ambientale che questa impresa causa.
Repsol-YPF svolge le sue attività imprenditoriali in 32 paesi; l’anno scorso i suoi introiti netti sono saliti a 3.120 milioni di euro, cifra che rappresenta un record storico per tale impresa e presuppone un incremento del 29,2% rispetto al 2004. I collettivi che fanno parte della campagna “RIPsol 2006. Contrajunta de Afectad@s” ritengono che questi esorbitanti guadagni siano la conseguenza della spoliazione sfrenata che Repsol-YPF attua nei paesi in cui sviluppa le proprie attività. Attività che comportano gravi impatti ambientali, economici, sociali e culturali.
Il maggiore mercato internazionale di Repsol-YPF è la regione latinoamericana, dove è concentrato il 50% del suo attivo. In molti casi, le riserve di petrolio e di gas che Repsol-YPF sfrutta in questa zona sono all’interno di parchi naturali e territori indigeni protetti da trattati internazionali, quali i Parchi Nazionali (ed anche territori indigeni) Yasuní in Ecuador o l’Isiboro Sécure in Bolivia.
Repsol-YPF ha spesso ottenuto i permessi di sfruttamento dei pozzi in connivenza con governi corrotti, come quello di Fujimori in Perù, quello di Sánchez de Lozada in Bolivia o di Menem in Argentina. Così, ad esempio, la privatizzazione da parte del governo di Menem dell’azienda petrolifera nazionale argentina YPF nel 1999 fu piena di irregolarità e denunce. Repsol acquisì questa impresa approfittando del debito estero argentino: YPF fu indotta ad indebitarsi all’estero nonostante disponesse di risorse sufficienti per sostenere il proprio sviluppo.
Repsol-YPF è coinvolta in diverse cause giudiziali per reati contro l’ambiente e i diritti delle popolazioni indigene. In Argentina, l’impresa è stata citata in giudizio in almeno 4 cause. E in Bolivia sta per essere processata per contrabbando di greggio e falsificazione di documenti doganali. Inoltre, Repsol-YPF è stata accusata da Amnesty International di fornire aiuti finanziari ad unità militari e paramilitari in Colombia.
Repsol-YPF distrugge, inquina ed uccide anche in territorio spagnolo. Un esempio per tutti, nella raffineria di Puerto Llano (Ciudad Real), dove nel 2003 sono morti nove lavoratori a causa di un incendio che si sarebbe potuto evitare se Repsol-YPF avesse rispettato la Legge sulla Prevenzione dei Rischi Lavorativi e il Regolamento delle Istallazioni Petrolchimiche.
Per tutti questi motivi, decine di organizzazioni si sono ritrovate oggi all’Assemblea Generale degli Azionisti di Repsol. Ritengono che l’impresa debba assumersi la responsabilità per tutte queste azioni, restituendo il debito ecologico e sociale che ha contratto con i paesi in cui svolge le sue attività.

Convocano:

Campagne: ¿Quién debe a quién?, Repsol Mata, Rompamos el Silencio.

Organizzazioni nazionali: ACSUR-Las Segovias, Àgora Nord Sud, Amics de l’Escola Agrària de Manresa, Ali Supay, Asociación de Amistad con Cuba "Bartolomé de Las Casas” de Sevilla, Asociación EDPAC (Barcelona), Associacio Solidaria Intercultural Nor Sud, Ateneo Tierra y Libertad (Sevilla), Asamblea contra la Globalización Capitalista y la Guerra, Ateneu Rosa de Foc, Associació pel foment, recerca, formació en agroecologia i energies netes (Sabadell, Mura), Ben Magec-Ecologistas en Acción de Canarias, Can Masdeu, Can Pasqual, Casal Argentino de Barcelona, Casapueblos (Madrid), Centre d’Estudis Amazònics-CEAM (Barcelona), CGT-confederal, CGT-Burgos, CGT-Madrid/Castilla la Mancha, CGT-Reus, Ciudadanos por la República (Madrid), Colectivo Bolivariano de Córdoba, Colectivo Macondo (Sevilla), Col.lectiu de Solidaritat amb la Rebel.lió Zapatista (Barcelona), Col.lectiu Maloka Colombia, Comité de apoyo al MST (Madrid), Confederación de Ecologistas en Acción, Cooperativa La Gleva, Comisión Confederal de Solidaridad con Chiapas de CGT, Comité de Solidaritat amb els Pobles Indígenes, CO.S.A.L. Xixón (COmite de Solidaridad con America Latina), Cristianos de Base, Derechos para Tod@s, Ecologistas en Acción de Huelva, Ecologistas en Acción de Madrid, Ecologistas en Acción de Móstoles/Alcorcón, Ecologistas en Acción de Sevilla, Ekologistak Martxan, El Guincho- Ecologistas en Acción (Canarias), Entrepobles/Entrepueblos/Entrepobos, Espacio Alternativo, Gaiadea, GEPEC Edc, Grupo Comunista Octubre, Instituto de Estudios Políticos para América Latina y África (IEPALA), Juventudes Comunistas de Madrid, Mesa Global de Guatemala, Organización de Cooperación y Solidaridad Internacional (OCSI), Partido Humanista, Partido Comunista de Madrid, Pau i Globalització (Barcelona), Paz Ahora / Pau Ara (Madrid, Catalunya) Paz con Dignidad, Plataforma Bolivariana (Madrid), Plataforma de solidaridad con Bolivia (Madrid), Plataforma de Solidaridad con Chiapas, Oaxaca y Guatemala (Madrid), RCADE-Madrid, Red de Apoyo Zapatista, Teixit de la Terra (Sabadell), Sodepau-Barcelona, Sodepau-País Valencia, Sodepaz-Madrid, Xàrxa de l’Observatori del Deute en la Globalització.

Organizzazioni internazionali: Amici della Terra (Argentina), CADTM Svizzera (Comité por la Anulación de la Deuda del Tercer Mundo), France Amérique Latine (Francia), Mujer y Medio Ambiente A. C. (Messico).

Traduzione di Sonia Chialastri - Revisione Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Impressionante: circa 13 milioni di morti ogni anno per esposizione a fattori di rischio ambientali evitabili
Venerdì 16 giugno 2006

L'Organizzazione Mondiale per la Sanità, (OMS), ha denunciato giovedì che circa 13 milioni di persone muoiono annualmente per malattie collegate a rischi ambientali evitabili. Questa cifra rappresenta il 24 per cento del totale annuo dei decessi nel mondo.
Una cifra impressionante, resa ancor più tragica dal fatto che queste morti potrebbero essere evitate, mentre poco è fatto al rispetto.
I dati sono stati resi noti a Ginevra (Svizzera), giovedì scorso, dalla direttrice del dipartimento dell'OMS per la difesa della Salute e dell'Ambiente, Maria Neira.
Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, Neira ha presentato l'ultimo rapporto dell'OMS che analizza l'influenza dei fattori ambientali su varie malattie. L'organizzazione ritiene che circa 85 malattie su 102 sono da ricollegarsi a fattori ambientali.
La prima di queste malattie è la diarrea, seguita dalle affezioni respiratorie.
Secondo El Pais, altre malattie correlate all'ambiente sono il ritardo mentale, dovuto ad inquinamento da piombo, intossicazioni e depressioni. Persino il suicidio è legato a fattori ambientali.
Nel rapporto si evidenzia che, tra i bambini sotto i cinque anni, l'esposizione a fattori di rischio ambientali è la causa di una malattia su tre.
Stando a El Pais, la Neira ha affermato che parte di questi fattori di rischio potrebbero essere eliminati con “interventi mirati, che potrebbero prevenire fino a quattro milioni di decessi ogni anno”.
La direttrice ha poi spiegato che oltre il 40 per cento dei decessi causato dalla malaria e il 94 per cento di quelli dovuti a malattie diarroiche potrebbero essere prevenuti con una migliore gestione dell'ambiente, essendo queste malattie contratte bevendo acqua inquinata.
Malaria e malattie diarroiche sono tra le principali cause della mortalità infantile.
Alcune delle misure che si potrebbero intraprendere per prevenire i decessi dovuti all'esposizione a rischi ambientali, continua El Pais, sono la gestione in sicurezza dell'acqua per uso domestico, l'adozione di misure igieniche più accurate e l'uso di risorse energetiche meno inquinanti.
La Neira ha esortato “i ministeri della Salute e dell’Ambiente di tutti i paesi […] a collaborare per la realizzazione di tali migliorie ambientali e di salute pubblica.

Traduzione di Giuseppina Vecchia – Revisione di Orsetta Spinola – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Denunciati esperimenti su bambini peruviani per testare l'efficacia di riso transgenico contro la diarrea
Venerdì 16 giugno 2006

L'Associazione Medica Peruviana ha denunciato in un comunicato che l'azienda farmaceutica statunitense Ventra Bioscience sta conducendo esperimenti su lattanti per testare l'efficacia di un riso geneticamente modificato che dovrebbe essere utilizzato contro la diarrea.
A condurre l'esperimento nel paese è l'Istituto per la Ricerca Nutrizionale.
Si tratta di un riso modificato con geni umani; è la prima volta che si impiantano geni umani in organismi vegetali.
Questo riso geneticamente modificato, introdotto nella soluzione per la reidratazione orale, verrebbe usato in bambini affetti da diarrea, nel tentativo di combattere la mortalità infantile tra la popolazione più povera.
Secondo Telesur, il portavoce dell'Associazione Medica Peruviana, Herbert Cuba, ha affermato “queste modificazioni genetiche non sono permesse” nel paese.
Cuba ha spiegato che la Ventra sta conducendo esperimenti su 140 bambini provenienti da ospedali pubblici della capitale, Lima, e di Trujillo, nell'ovest del paese, con l'approvazione del ministero della sanità.
“Si tratta di ospedali pubblici, ai quali accede la popolazione povera. Questa è una discriminazione contro i poveri, ma siamo anche preoccupati […] dal fatto che funzionari del ministero della sanità abbiano autorizzato esperimenti su bambini” ha aggiunto Cuba.
Inoltre Telesur riferisce che gli avvocati per i diritti umani considerano il caso in questione come una violazione delle leggi e della Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti.
Secondo l'avvocato Norma Rojas, coordinatrice dell'ONG Accion por los niños, i bambini, così come qualsiasi persona ed essere umano, hanno diritto ad avere salute e sviluppo liberi e non materia di esperimenti, sopratutto quando non ci sono certezze sui risultati.
Il ministro della salute peruviano, Pilar Mazzeti, ha dichiarato che il suo ministero ha già richiesto informazioni a vari organismi per poter aver un quadro più preciso del caso.
L'Istituto per la Ricerca Nutrizionale ha assicurato in un comunicato che gli esperimenti sui bambini sono stati condotti nel rispetto delle normative nazionali e internazionali che regolano la ricerca su esseri umani e la bioetica.

Traduzione di Giuseppina Vecchia – Revisione di Orsetta Spinola - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Alvaro Uribe e George W. Bush analizzano vari temi strategici
Giovedì 15 giugno 2006

Durante un meeting tenuto nella capitale statunitense Washington mercoledì, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush e il suo omologo colombiano Alvaro Uribe hanno stabilito che le commissioni tecniche dei due paesi concluderanno i negoziati per la firma di un Trattato di Libero Commercio (TLC).
Stando al quotidiano colombiano El Tiempo, Bush ha riconosciuto che ci sono ancora “alcuni dettagli” sui quali mettersi d'accordo con la Colombia per poter siglare il TLC.
I negoziati tra i due paesi si erano complicati il 3 maggio, quando il governo colombiano ammise che il testo inglese inviato dagli USA era diverso da quello concordato a febbraio, e conteneva variazioni significative, in particolare nel settore agricolo e in quello zootecnico.
A quanto aveva riferito El Tiempo, la settimana scorsa, il ministro colombiano del commercio, Jorge Humberto Botero, aveva sostenuto che erano sorte delle ambiguità al momento di leggere il testo del TLC in inglese.
Bush, tuttavia, si è mostrato ottimista, mercoledì, e si è detto convinto che i negoziati si sarebbero conclusi presto. Il presidente USA ha detto “Sottoporrò il trattato al Congresso appena sarà concluso”, benché appaia improbabile che la cosa avvenga entro l'anno.
Un altro tema importante nell'agenda di Uribe era la presentazione a Bush di una richiesta da parte dei paesi appartenenti alla Comunità delle nazioni Andine (CAN), nella quale si chiede agli USA di estendere le preferenze doganali ai prodotti da loro venduti. Queste preferenze entreranno in vigore a partire dal 31 dicembre.
I presidenti dei quattro paesi appartenenti al CAN si erano incontrati martedì nella capitale dell'Ecuador, Quito, e in quell'occasione avevano deciso di approfittare della visita di Uribe negli Stati Uniti perché consegnasse la richiesta al presidente Bush a nome del blocco.
Secondo le fonti del giornale El Tiempo, Bush non ha risposto direttamente alla richiesta, affermando però che avrebbe studiato il caso.
Uribe ha inoltre riconosciuto che gli sforzi compiuti negli ultimi anni per eradicare le piantagioni cosiddette “ illegali” non hanno dato buoni risultati. I due paesi portano avanti una strategia militare congiunta denominata Plan Colombia per combattere il narcotraffico nel paese sud americano.
Le fumigazioni, specie con l'erbicida glyfosato, hanno provocato agitazione tra le comunità colombiane che vivono nei pressi delle aree interessate, preoccupate per le conseguenze che i prodotti tossici possono avere sulla salute.
Fumigazioni sono persino state effettuate molto vicino al confine con l'Ecuador, causando problemi diplomatici con quel paese.
Tuttavia, El Tiempo riferisce che, anziché proporre un cambio di strategia nella lotta contro la droga, Uribe ha chiesto a Bush di espandere le fumigazioni. Il presidente colombiano ha detto a Bush “dobbiamo studiare un modo di accelerare le fumigazioni. Abbiamo bisogno di più aerei, elicotteri, infrastrutture. Dobbiamo mostrare migliori risultati”.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Magnate della silvicoltura premiato in Cile
Giovedì 15 giugno 2006

L'organizzazione ambientalista Greenpeace ha assegnato un premio all'industriale italiano Anacleto Angelini, proprietario della Celulosa Arauco (Celco), per la sua innegabile abilità nel causare disastri ambientali in Cile.
Il premio, denominato "Condorazo Ambiental 2006", è stato consegnato da attivisti del gruppo a Charles Kimberg, manager delle operazioni della Celco nella capitale del Cile, Santiago.
“Condorazo” deriva il proprio nome da un popolare personaggio del fumetto ‘Condorito’, ma è anche un aggettivo usato in cileno per indicare un comportamento poco intelligente.
Gli organizzatori della “cerimonia” hanno affermato che Angelini ha meritato il premio a causa della distruzione del parco naturale del fiume Cruces e per aver impiantato un'altra azienda di cellulosa nella regione di Ñuble, il che causerà l'inquinamento del fiume Itata.
Il premio è stato consegnato il 6 giugno, ragion per cui gli organizzatori hanno predisposto una squadra di volontari travestiti da diavoli, con evidente allusione alla data: 6-6-2006.
"E anche per celebrare quello che noi consideriamo come una prestazione diabolica sua e delle sue imprese”, hanno dichiarato gli attivisti alla stampa.
Angelini è uno dei più potenti personaggi in Cile. Possiede varie imprese in altri settori. Pochi giorni fa ha confermato un'incursione anche nel settore della refrigerazione, benché i suoi interessi principali siano nel campo della silvicoltura.
Possiede oltre un milione di ettari di piantagioni in Cile, ed ha fatto investimenti anche in Argentina.
Il suo potere all'interno del sistema politico cileno è innegabile: Angelini ha avuto numerosi incontri con l'ex presidente Ricardo Lagos per discutere “progetti di investimento” nel 2005

Petrobras minaccia di ricorrere all'arbitrato internazionale
Mercoledì, 14 giugno 2006

Il direttore del settore Gas e Energia dell'azienda petrolifera di stato brasiliana Petrobras, Ildo Sauer, ha dichiarato che l'azienda ricorrerà a un arbitrato internazionale se la Bolivia ed il Brasile non troveranno un accordo sul prezzo del gas che la Bolivia vende al Brasile.
Secondo il quotidiano boliviano Jornada, Sauer ha avvertito che se la Bolivia chiederà un prezzo più alto di quello stabilito nel contratto, la Petrobras dimostrerà "perché riteniamo che non si possono alzare i prezzi, e questo è tutto. Se non si troverà un accordo, si dovrà ricorrere ad un arbitraggio internazionale, che durerà per molto tempo, mesi, perfino anni."
Il dirigente della Petrobras ha spiegato che il prezzo del gas viene automaticamente ritoccato ogni tre mesi, secondo quanto previsto nel contratto.
"Non vedo come trovare un accordo sull'aumento proprio ora. Stanno guadagnando molto denaro con questo contratto. Più di quanto si aspettassero", ha aggiunto Sauer.
La scorsa settimana, il governo della Bolivia ha notificato alla Petrobras che entro il termine di 45 giorni avrebbe dovuto rivedere i prezzi di acquisto e di vendita del gas, e ha chiesto alla società di stabilire una data per tenere il primo incontro per i negoziati.
Secondo il quotidiano boliviano Los Tiempos, il consulente legale dell'azienda petrolifera di stato boliviana YPFB, Manuel Morales, ha affermato che "si può già dare inizio al processo dei negoziati con il Brasile".
Morales ritiene che la minaccia della Petrobras di ricorrere all'arbitrato internazionale è sempre stata una "ipotesi" ed è fiducioso che non si arriverà a questi estremi.
"I due paesi hanno dimostrato la loro capacità di capirsi l'uno l'altro", ha aggiunto Morales. Inoltre, egli pensa che l'azienda ha ora diminuito le sue minacce.

Traduzione di Elena Tagliata – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Deputati europei chiedono la chiusura di Guantanamo
Martedì 13 giugno 2006

I parlamentari europei hanno reiterato oggi la propria richiesta al governo degli Stati Uniti affinché ordini la chiusura del carcere e base militare di Guantanamo, a Cuba.
Questa rivendicazione, chiaro segnale della preoccupazione causata dal suicidio di sabato scorso di tre prigionieri nella suddetta prigione, si concretizzerà in una richiesta formale che verrà presentata il 21 giugno in Austria, in occasione del Vertice Stati Uniti - Unione Europea.
Il testo approvato dai deputati chiede che i detenuti siano trattati secondo il diritto umanitario internazionale e che le sentenze siano emesse da “tribunali competenti”, secondo quanto riporta il quotidiano madrileno El País.
Secondo quanto dichiarano i parlamentari, il suicidio dei tre prigionieri, che qualche funzionario statunitense ha definito un’“efficace strategia di marketing”, ha lanciato l’allarme alla comunità internazionale.
Gli Stati Uniti hanno cominciato nel 2002 ad inviare presunti terroristi nel proprio carcere a Guantanamo, ma fino ad ora non si era registrato nessun caso di suicidio.
Dopo il suicidio dei due cittadini dell’Arabia Saudita e uno dello Yemen, le autorità di entrambi i paesi hanno formalmente richiesto al presidente George W. Bush che i restanti prigionieri sauditi e yemeniti detenuti a Guantanamo siano processati “in base al nostro sistema giudiziario e normativo”.
Secondo il quotidiano statunitense Washington Post, diversi avvocati e organizzazioni a difesa dei diritti umani chiedono oggi che venga avviata un’“indagine indipendente” in merito a queste tre morti.
Il carcere di Guantanamo conta attualmente circa 460 prigionieri stranieri catturati dai servizi segreti statunitensi a seguito degli attentati dell’11 settembre.

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Il partito del neo-eletto presidente peruviano non ha ancora definito la propria posizione sul TLC con gli USA
martedì, 13 giugno 2006

Il Partito Aprista, partito del neo-eletto presidente peruviano Alan Garcia, non ha ancora definito la propria posizione riguardo al Trattato di Libero Commercio (TLC), sottoscritto ad aprile dal Perù e dagli Stati Uniti ma che aspetta tuttora l'approvazione del Congresso. E' improbabile che questo partito adotti una posizione critica nei confronti dell'accordo commerciale con gli Stati Uniti.
Stando a quanto riferisce América Económica, il segretario generale del partito Jorge del Castillo ha affermato che il suo partito sta attraversando un "momento decisivo" per quanto riguarda il TLC tra Perù e USA.
Del Castillo ha già dichiarato che la politica economica dell'amministrazione di Alan Garcia, che assumerà il suo mandato il 28 luglio, sarà di apertura verso i capitali privati e stranieri, mentre lo stato eviterà di interferire negli affari economici.
Del Castillo ha detto:" la politica economica sarà la stessa di quella adottata da (Alejandro) Toledo", attuale presidente del Perù e uno dei maggiori fautori del TLC tra il suo paese e gli Stati Uniti. Il nuovo governo favorirà gli investimenti stranieri offrendo ulteriori garanzie legali, oltre a quelle già previste dalla legislazione peruviana.
Queste dichiarazioni fanno pensare che il governo di Garcia intenda concludere il trattato con gli USA, anche se Del Castillo afferma che il partito non ha ancora definito la propria posizione.

Per poter ottenere l'approvazione del Congresso, il governo di Garcia dovrà cercare l'alleanza del partito nazionalista Unión por el Perú, il cui candidato era Ollanta Humala, che ha ottenuto la maggioranza in Parlamento alle elezioni dello scorso 4 giugno.
Tuttavia, non sarà facile ottenere il sostegno dei rappresentanti nazionalisti al trattato con gli Stati Uniti.
Secondo America Economica, i rappresentanti della Confederazione Generale dei Lavoratori del Perù hanno affermato, dopo le elezioni, che chiederannoc ad Alan Garcia di bloccare i negoziati con gli USA.
Il segretario generale della confederazione, Joaquin Gutierrez, ha dichiarato ad América Económica che la richiesta principale che i sindacati rivolgono ad Alan Garcia è quella di rivedere il TLC.
La Confederazione ritiene che l'accordo inciderà negativamente su alcuni settori dell'economia, come l'agricoltura.
Gutierrez ha detto che il governo di Garcia avrà ora la possibilità di fare ciò che Toledo ha sempre rifiutato: "favorire la partecipazione del popolo peruviano, con maggior consultazione e diffusione di informazioni".

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Revisione di Elena Tagliata – Progetto
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I cambiamenti climatici alterano l'evoluzione delle specie animali
Martedì, 13 giugno 2006

Uno studio pubblicato venerdì dalla rivista Science, riferisce che il rapido cambiamento del clima che colpisce il pianeta sta influenzando l'evoluzione delle specie animali, producendo alterazioni genetiche in molte di loro.
Secondo questo studio, l'evoluzione di una specie soffre maggiormente l'influenza del suo adattarsi ai cambiamenti delle stagioni,piuttosto che dell’aumento delle temperature.
La ricerca è stata condotta dai biologi William Bradshaw e Christina Holzapfel, dell'Università dell'Oregon, negli Stati Uniti.
Secondo il quotidiano colombiano El Tiempo, Bradshaw e Holzapfel Spiegano che il riscaldamento del pianeta è più veloce nelle aree più vicine ai poli, e che questo ha portato al verificarsi di periodi estivi più lunghi, e periodi invernali più brevi.
Le specie animali devono adattarsi a questi cambiamenti di stagione, un processo che influisce sulla loro evoluzione. I due scienziati affermano che la loro ricerca non dimostra che i cambiamenti genetici negli animali sono il risultato dell'aumento delle temperature.
Holzapfel fa notare che le trasformazioni negli animali sono sempre spiegate come risultato della capacità delle specie di modificare la propria morfologia, fisiologia, ed il proprio comportamento. Ma il cambiamento del clima è adesso un altro fattore che influisce su questa evoluzione.
Lo studio afferma anche che il cambiamento del clima causerà alterazioni in gran parte della popolazione animale.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Industria per l'allevamento di salmoni sanzionata per pratiche antisindacali in Cile
Martedì, 13 giugno 2006

L'industria olandese per l'allevamento di salmoni Marine Harvest, che opera nella città di Puerto Montt, in Cile, è stata multata dagli organismi del lavoro del paese, dopo che si sono riscontrati "comportamenti che attentano alla libertà sindacale".
Secondo quanto riferisce Ecoceanos News, i dirigenti dell'azienda hanno minacciato i propri dipendenti di spostare la fabbrica in un'altra regione, se continuavano a denunciare pratiche antisindacali.
Il problema è iniziato quando un gruppo di lavoratori della Marine Harvest ha creato un nuovo sindacato, a causa del "malcontento" generato dal sindacato tradizionale. Secondo i lavoratori, questo "era troppo vicino all'azienda".
I membri del nuovo sindacato hanno denunciato gli amministratori dell'azienda per "discriminazione e molestia".
Hanno anche dichiarato che i dirigenti hanno cercato di impedire la creazione del nuovo sindacato. Questo ha portato mesi fa alla presentazione di una denuncia alla Direzione generale per l'ispezione del lavoro.
I lavoratori assicurano che dopo essersi presentati alla corte, la loro situazione è diventata "ancora peggiore" ed è aumentato l'isolamento dei lavoratori dissidenti.
L'industria per l'allevamento di salmoni, che non ha mai riconosciuto il nuovo sindacato, ha attaccato ancora i suoi impiegati, riducendo gli intervalli di riposo, eliminando le prestazioni familiari e minacciando di licenziare i lavoratori.
"I leader e i membri del nuovo sindacato sono considerati come dei criminali, terroristi e sobillatori. Il modo in cui vengono trattati è vergognoso", si legge in un documento rilasciato dal sindacato.
La Marine Harvest si è appellata alla decisione della corte, così che il caso sarà nuovamente considerato il 20 di giugno.
Secondo Ecoceanos News, i precedenti lavorativi della multinazionale olandese in Chile non sono dei migliori: finora, si è presa 57 sanzioni.

Traduzione di Elena Tagliata, revisione Daniela Cabrera - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Evo Morales con i kichwa dell’Ecuador
Martedì, 13 Giugno 2006

Quito, 12 giugno 2006

Confederazione dei Popoli di Nazionalità Kichwa dell’Ecuador (ECUARUNARI)

Martedì 13 giugno, la ECUARUNARI terrà il nuovo Consiglio di Governo nel Teatro Casa de la Cultura di Quito a partire dalle ore 17. E’ stata confermata la presenza alla cerimonia del fratello Evo Morales, presidente della Bolivia, e delle organizzazioni di base della regione andina. Morales sarà sostenuto e presentato come candidato per il premio Nobel per la Pace.
Il presidente Boliviano, Evo Morales, in qualità di presidente Pro Tempore della Comunità Andina delle Nazioni (CAN), in questa occasione ha un compito molto difficile, ossia cercare di superare una crisi di 37 anni e come regione andina quello di salvare la CAN. Come kichwa crediamo che sia importante consolidare la Comunità Andina, ma è altrettanto fondamentale che in questi temi di importanza trascendentale per i Paesi Andini, i governi prendano in considerazione le popolazioni kichwa, quechua, aymara, contadine e la diversità.
Crediamo che questi accordi non solo debbano essere commerciali, come il TLC che corrisponde ad una nuova colonizzazione, ma al contrario, devono comportare una vera e propria integrazione tra i popoli in ambito economico, sociale, interculturale e politico. Per fare ciò dobbiamo imitare gli esempi positivi dei governi del Venezuela e della Bolivia, con politiche a favore della maggioranza della popolazione povera attraverso la nazionalizzazione delle risorse, la riforma agraria, l’ottenimentodi un vero trattato di commercio dei popoli.
Un appello a tutti i settori della società per cercare insieme i meccanismi per raggiungere una vera unità con le politiche di integrazione e non di esclusione, come hanno fatto i vari governi di turno. Pensiamo che sia ormai ora di mettere in pratica le nostre parole.

Humberto Cholango
PRESIDENTE DELLA CONFEDERACION KICHWA

Vedi nota relativa su Radio Mundo Real:
ECUARUNARI espera visita de Evo Morales para hablar sobre el Tratado de Comercio de los Pueblos

Traduzione di Cecilia Silveri, revisione Daniela Cabrera – Progetto Terre Madri – Traduttori Per la Pace – RadioMundoReal – www.terremadri.it – www.traduttoriperlapace.org

Brasile: lavoratori delle piantagioni di soia intossicati dagli agrotossici
Lunedì, 12 giugno 2006

L'aumento della produzione di soia nella regione meridionale dello stato di Piauì, in Brasile, e l'utilizzo di sostanze agrotossiche nelle piantagioni di soia hanno causato una crisi sanitaria tra i lavoratori di queste piantagioni. Molti di loro sono stati intossicati e hanno dovuto abbandonare il proprio lavoro, nonostante i loro problemi economici, per affrontare lunghe cure mediche.
Queste sono alcune delle considerazioni di un indagine condotta dall'organizzazione non governativa Reporter Brasil, pubblicata dall'agenzia stampa brasiliana Carta Maior intitolata "L'altro lato dell'agribusiness".
Il Brasile è uno dei maggiori paesi produttori di soia del mondo, la maggior parte di questa produzione è transgenica.
Secondo quanto riferisce Reporter Brasil, studi effettuati in alcune località di Piaui tra i lavoratori esposti ai prodotti chimici hanno riportato che 11 su 116 lavoratori esaminati presentavano sintomi di una possibile intossicazione da agrotossici, il 18 per cento soffriva di problemi epatici, ed il 3 per cento aveva problemi renali.
Reporter Brasil racconta il caso di José Vileno Pereira, che ha lavorato quasi un anno maneggiando agrotossici nelle piantagioni di soia nella località di Ribeiro Goncalves, al sud di Piauì. A Vileno Pereira non è mai stato fornito alcun equipaggiamento di protezione mentre lavorava con le sostanze agrotossiche né è stato addestrato a fare il suo lavoro.
Egli soffriva di forti emicranie ed il viso e le gambe erano gonfi, così si è dovuto ricoverare in ospedale per 26 giorni e dopo alcuni esami, si è scoperto che era stato intossicato dagli agrotossici.
Secondo Reporter Brasil, nel 2005 la popolazione di Ribeiro Goncalves ha iniziato a sospettare che alcuni lavoratori malati e altri che erano già morti avevano sofferto di intossicazione e ha denunciato i propri sospetti.
L'organizzazione brasiliana riferisce che un membro del Movimento dei Lavoratori Senza Terra (MST) di Ribeiro Goncalves, Jurandir Rodrigues, ha dichiarato che "ci sono molte persone ammalate in questa regione. Si tratta per lo più di uomini tra i 18 e i 40 anni di età, che presentano gli stessi sintomi: emicranie e debolezza".
Dopo le denunce, è stata creata una commissione formata dai membri del governo di Piaui, il Centro de Referencia de Salud del Trabajador (Centro Sanitario di Riferimento dei Lavoratori), l'Istituto Brasiliano dell'Ambiente e delle Risorse Naturali, tra gli altri organismi.
Nel novembre del 2005, ha avuto luogo una pubblica udienza nella Camera dei Deputati del Parlamento Brasiliano, nella capitale del Brasile, Brasilia, per discutere la questione.
Secondo Reporter Brasil, il ricercatore dell'Università Federale di Piaui, Jorginei Morais, che è anche membro del Centro de Referencia de Salud del Trabajador, ha ammesso che la maggior parte delle sostanze agrotossiche utilizzate nelle piantagioni di soia, ha significato un enorme rischio per la regione.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Cesta richiede al Congresso salvadoregno di rivedere la decisione del Ministero dell’Ambiente
Lunedì, 12 Giugno 2006

Giovedì scorso, l’organizzazione ambientalista Cesta – Amici della Terra El Salvador ha inviato una lettera all’Assemblea Legislativa affinché riveda la decisione del Ministero dell’ Ambiente e delle Risorse Naturali, che ha permesso ad un’azienda di costruire un campo da golf nella proprietà El Espino, una foresta di grande valore ecologico.
Cesta ha anche fatto una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il direttore dell’organizzazione, Ricardo Navarro, ed il deputato Lourdes Palacios, membro dell’ente oppositore Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional. Palacios fa parte della commissione per l’Ambiente e la Sanità dell’Assemblea Legislativa.
La proprietà El Espino si trova al confine tra i dipartimenti di La Libertad e San Salvador, a sud del Paese, e sono anni che diverse organizzazioni salvadoregne si muovono per non far distruggere la foresta.
Nella lettera all’Assemblea Legislativa Cesta chiede che “vengano prese le misure adeguate” riguardo il permesso concesso dal Ministero dell’Ambiente per la costruzione del campo da golf.
Secondo Cesta la decisione ministeriale “viola il decreto legislativo 432 del 14 gennaio 1993, in quanto la zona dove si pretende di costruire il campo da golf è stata identificata come area di protezione del suolo e riserva forestale”.
L’organizzazione ambientalista aggiunge che per legge su El Espino è permesso solamente “uno sfruttamento della foresta in modalità tecniche e scientifiche e per fini di sperimentazione agricola. Ciò significa che non è possibile costruire un campo da golf”.
La lettera aggiunge che “c’è l’aggravante che si dovranno disboscare 55 ettari di foresta, il che significa distruggere molte specie di flora e fauna e tutte le interazioni di un ecosistema, distruggere tutte le sue funzioni vitali che creano vari habitat, nicchie ecologiche per la biodiversità, mantenimento del microclima, produzione di ossigeno e tutela delle risorse idriche. Tutto ciò per permettere l’espansione della monocoltura di gramigna”.
Cesta spiega inoltre che “il golf è uno degli sport più anti-ecologici del mondo” per l’uso che si fa del suolo e del prato e “per il fatto che è solo patrimonio di elite”.
Durante la conferenza stampa Ricardo Navarro ha detto che “distruggere El Espino, che è uno dei pochi boschi che si trovano dentro la capitale (San Salvador), per fare un campo di gramigna è un vero crimine ecologico. Stanno pensando di distruggere più di 2000 alberi per il Club Campestre”.
Dal canto suo, il deputato Lourdes Palacios ha dichiarato che El Espino è una zona “che ha un decreto a sua protezione” ed ha aggiunto che hanno capito che la lettera di Cesta chiede la revisione dei meccanismi, ma pretendono anche che l’Assemblea si dichiari offesa perché non sta facendo rispettare la legge.

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Colombia: organismo dell’ONU chiede maggiore solidarietà verso le organizzazioni di difesa dei diritti umani
Lunedì, 12 Giugno 2006

L’Agenzia colombiana dell’Alta Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha affermato in un comunicato che lo Stato e la società civile devono sostenere il lavoro delle organizzazioni che si dedicano alla difesa dei diritti umani e solidarizzare con i lavoratori.
Secondo questo organismo in Colombia c’è una tendenza a dequalificare il lavoro delle persone che difendono i diritti umani e a non dare importanza alle denunce che muovono.
Il comunicato aggiunge, secondo quanto rivelato dal quotidiano colombiano El Tiempo, che il lavoro dei gruppi che difendono i diritti umani “non solo è legittimo, ma indispensabile per la tutela e lo sviluppo dello Stato di Diritto”.
L’agenzia dell’ONU ha cominciato a sostenere il lavoro delle organizzazioni non governative colombiane a seguito delle ripetute denunce mosse da alcune di esse nei confronti di gruppi di paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia che continuavano a minacciarle.
El Tiempo spiega che le minacce sono aumentate nelle settimane precedenti alle elezioni del 28 maggio, quando Álvaro Uribe è stato rieletto presidente della Colombia.
Il quotidiano colombiano afferma inoltre che nel comunicato l’agenzia dell’ONU “esprime la sua preoccupazione per l’aumento delle azioni criminose attraverso le quali si attuano gravi minacce contro i difensori dei diritti umani”.
"L’Agenzia evidenzia che le minacce contro i difensori dei diritti umani, qualunque sia l’identità o il movente degli autori, costituisce un intento criminoso ad intimorire e scoraggiare le persone impegnate in un lavoro lecito ed irreprensibile”, afferma il comunicato.
Aggiunge inoltre che lo Stato colombiano ha già ricevuto da parte di “numerosi organi e meccanismi internazionali” la raccomandazione di proteggere in modo efficace le persone che lavorano per la difesa dei diritti umani di questo Paese.

Traduzione di Cecilia Silveri – Progetto Terre Madri – Traduttori Per la Pace – RadioMundoReal – www.terremadri.it – www.traduttoriperlapace.org

NEWS DEL PERIODO DAL 1 AL 11 GIUGNO 2006

Organizzazione del Guatemala denuncia l'operato di Union FENOSA
Venerdì, 09 giugno 2006

L'organizzazione non governativa guatemalteca Associazione per la Promozione e lo Sviluppo della Comunità (CEIBA) ha diffuso un comunicato nel quale denuncia le azioni dell'azienda spagnola di elettricità Union FENOSA.
L'organizzazione fornisce aiuti umanitari e promuove lo sviluppo rurale e comunitario in Guatemala, sostenendo la produzione agricola, forestale e dell'allevamento del bestiame.
Il rapporto di CEIBA su Union FENOSA include denunce presentate da varie organizzazioni guatemalteche davanti il Tribunale dei Popoli, a Vienna, capitale dell'Austria, all'interno dell'Incontro Sociale Intrecciando Alternative 2 America Latina - Unione Europea".
Union FENOSA opera in Guatemala dal 1998, quando i servizi dell'elettricità sono stati finalmente privatizzati, dopo dieci anni di promozione della privatizzazione dei servizi pubblici.
Le due consociate di Union FENOSA sono state create nel 1998: Distribuidora de Electricidad de Oriente e Distribuidora de Electricidad de Occidente.
Secondo CEIBA, queste due società sono responsabili della fornitura di elettricità in 19 dei 22 dipartimenti del Guatemala.
CEIBA ha spiegato che dal 1998 Union FENOSA "fa pagare servizi che non sono stati forniti, fa pagare più del dovuto, fornisce un cattivo servizio ai clienti e non c'è una vera protezione dei diritti dei consumatori".
L'organizzazione guatemalteca aggiunge che il 95 per cento delle decine di migliaia di lamentele che le due consociate di Union FENOSA ricevono ogni anno riguardano la fatturazione del servizio.
Inoltre, i consumatori guatemaltechi lamentano il fatto che le bollette arrivano dopo la loro data di scadenza, così il servizio viene interrotto per non aver pagato entro il tempo dovuto.
CEIBA ha aggiunto che i blackout sono frequenti ed Union FENOSA non ha adempiuto agli obblighi riguardanti la qualità dei servizi.
L'organizzazione guatemalteca ha dichiarato che l'azienda spagnola "viola sistematicamente i diritti collettivi e individuali dei consumatori".
CEIBA ritiene responsabile anche il governo del Guatemala - presieduto da Oscar Berger - per aver ceduto agli interessi degli imprenditori ed aver ignorato i diritti dei cittadini.

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Migliaia di lavoratori della Costa Rica contro il TLC
Venerdì, 09 giugno 2006

Circa 25 mila lavoratori della Costa Rica hanno marciato giovedì per lestrade centrali di San José, capitale del paese, contro la ratifica della firma del Trattato per il Libero Commercio, tra Centro America e Stati Uniti (CAFTA in inglese).
La Costa Rica è l'unico paese centroamericano che non ha ancora ratificato questo accordo, e le organizzazioni sindacali del paese assicurano che faranno opposizione al TLC "fino alle ultime conseguenze"
Secondo Fabio Chavez, dirigente sindacale dell'Istituto Costaricano dell'Elettricità (ICE), i lavoratori useranno "tutti i mezzi, tipici o atipici".
Da parte sua, il presidente della Costa Rica, Oscar Arias, che ha assunto un mese fa il suo secondo mandato, ha riconosciuto che il CAFTA "non creerà tutti i posti di lavoro di cui abbiamo bisogno, ma senza questo trattato non abbiamo più possibilità di crearne".
Arias si è pronunciato a favore del trattato, asserendo che la Costa Rica deve consolidarsi come il "paese più stabile" nella regione negli ultimi cinquant'anni.
Tuttavia l'opposizione nel paese continua a crescere: secondo un articolo dell'accademico costaricano Luis Paulino Vargas, pubblicato sul sito internet Ecoportal.net, la ratifica del trattato con gli Stati Uniti radicalizzerà alcune tendenze malsane già presenti in Costa Rica.
Porta come esempio il processo di liberalizzazione commerciale, che implica l'insediamento di una cultura dove " l'obiettivo del profitto ha valore assoluto" e che ha un "disprezzo generalizzato per la vita".
Varga aggiunge che un'altra tendenza che si potrebbe accentuare con la ratifica del CAFTA è l'avanzamento di "banche che evadono le imposte e speculano sui capitali nazionali dalle loro fortezze off-shore".
Mette inoltre in guardia contro i rischi di una strategia che concede "privilegi fiscali" a favore di investitori stranieri che "utilizzano mano d'opera qualificata e a basso costo", ma senza lasciare sul territorio nazionale altro che "il misero ammontare dei salari".
Secondo le previsioni del docente universitario, il CAFTA aprirà le porte a un modello di sviluppo basato su "centri commerciali, club esclusivi, auto di super lusso, condomini da sogno e spiagge trasformate in residenze principesche per facoltosi cittadini stranieri".
Proseguendo negli esempi, Vargas pronostica che la proposta del presidente Arias consiste nel "continuare con un sistema finanziario focalizzato sulla speculazione".
Per Vargas il sistema finanziario costaricano così com'è stato proposto non promuove né la produttività né l'occupazione, e porta benefici solo ai capitali speculativi attirati nel paese dai "diversi privilegi tributari".
In una situazione che non esita a definire di "profonda crisi strutturale", Vargas sottolinea che la Costa Rica ha bisogno di una "riforma del sistema tributario" che impedisca la deviazione dei capitali all'estero a fini speculativi.
In conclusione, le banche spingono perché lo scarso risparmio nazionale sia destinato "al consumismo e allo spreco", mentre la produzione con valore aggiunto e la creazione di posti di lavoro dignitosi siano relegati in secondo piano.

Fonti: Quotidiano El Universal de Mexico Ecoportal.net

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La stessa vecchia strategia: Colombia e Stati Uniti hanno "concluso" il TLC, ma ci sono nuovi requisiti
Venerdì, 09 giugno 2006

Il ministro del Commercio colombiano, Jorge Humberto Botero, ha ammesso che i negoziati per la firma di un Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti non si sono conclusi a febbraio, quando entrambi i paesi hanno affermato di aver raggiunto un accordo.
Botero considera che i negoziati sono conclusi al 95 per cento, ma riconosce che ci sono alcune ambiguità che mettono in pericolo l'accordo raggiunto.
Secondo il giornale colombiano El Tiempo, il ministro ha affermato che "esiste una certa ambiguità nonostante tutte le precauzioni prese per decidere riguardo al commercio di zucchero e carni di pollo".
"Mi dispiace che sia accaduto questo. Abbiamo preso tutte la precauzioni necessarie, ma è ugualmente accaduto", ha aggiunto Botero.
Il governo della Colombia ha ammesso il 3 maggio che gli Stati Uniti avevano inviato un testo abbozzato del TLC diverso da quello concordato a febbraio, con alcuni importanti emendamenti, principalmente riguardanti il settore agricolo e dell'allevamento del bestiame.
I termini e le condizioni per la liberalizzazione graduale del commercio dei prodotti agricoli e gli impegni assunti da ciascun paese in materia di quote, sono stabilite nell'annesso del TLC riguardante questo settore.
La Colombia ha già permesso l'ingresso di carne bovina e pollo dagli Stati Uniti. Comunque, questi ultimi pretendono che la Colombia si dimostri più flessibile al momento di stabilire i controlli tecnici sanitari per l' ingresso di questa carne.
El Tiempo ha spiegato giovedì che i disaccordi emersi tra Colombia e Stati Uniti si riferiscono fondamentalmente alla definizione di quelle che sono le parti del pollo e la quota assegnata ai produttori di zucchero colombiani per vendere negli Stati Uniti.
Secondo l'agenzia di stampa colombiana Portafolio, per gli Stati Uniti si devono considerare parti di pollo quelle parti che contengono ossa.
Portafolio ha spiegato che "se viene accettata questa interpretazione, l'
industria avicola (colombiana) si troverebbe in difficoltà perché
implicherebbe che oltre alle 26.000 tonnellate negoziate per proteggere il
settore dalla competizione americana, parti di pollo che non hanno ossa o
pelle possono entrare immediatamente nel paese senza pagare tariffe
doganali".
El Tiempo ha aggiunto che gli imprenditori dell'industria avicola hanno
annunciato che potrebbero fermare gli investimenti perché, in base all'
interpretazione americana, il TLC danneggerebbe il loro settore.

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Guatemala ed El Salvador annunciano un progetto idroelettrico binazionale.
Giovedì, 08 guigno 2006

Il presidente del Guatemala, Oscar Berger, ed il presidente di El Salvador, Antonio Saca, hanno annunciato che la prossima settimana inizieranno a condurre studi di fattibilità per la costruzione di una centrale idroelettrica vicino il fiume Paz, al confine fra i due paesi.
Entrambi i leader, che hanno fatto l'annuncio lo scorso fine settimana in occasione del 2° Summit Iniziativa Energetica Mesoamericana, hanno sottolineato il fatto che il progetto mira a "promuovere fonti di energia alternativa".
Hanno anche affermato che i lavori costerebbero circa 80 milioni di dollari.
Saca e Berger hanno informato in una conferenza stampa che lo studio di fattibilità del progetto sarà condotto dalla Banca Centroamericana di Integrazione Economica e che sarà sotto la direzione della salvadoregna Comision Hidroelectrica del rìo Lempa e dell'Istituto Nacional de Electrificacion del Guatemala.
Il quotidiano Prensa Libre ha riferito che fonti del governo del Guatemala hanno assicurato che i lavori inizierebbero nel 2007.
Berger ha confermato che i promotori dell'impianto idroelettrico sono alla ricerca di finanziamenti da parte di privati, e secondo quanto riferisce "già varie organizzazioni sono interessate".
La reazione di alcune organizzazioni sociali è stata immediata: membri del gruppo religioso Caritas di El Salvador hanno criticato l'"orrenda intenzione" di attuare un altro "progetto mortale".
Hanno aggiunto che le persone che si oppongono alla "distruzione dei fiumi" non lasceranno che si continuino a promuovere questi progetti del "terrorismo neoliberale".
Durante il summit tenutosi nella Repubblica Dominicana, al quale hanno partecipato i presidenti Saca e Berger, si è anche discusso dell' installazione di una raffineria di petrolio della società Petroleos Mexicanos (Pemex) in un paese dell'America Centrale.
La società petrolifera messicana ha stimato che la costruzione della raffineria costerebbe circa 6 mila milioni di dollari.

Fonte: Prensa Libre

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La Bolivia e la compagnia indiana accelerano i negoziati per iniziare ad operare nel giacimento del Mutun.
Giovedì, 08 giugno 2006

Il governo boliviano ha ratificato lunedì l'accordo firmato con la compagnia indiana Jindal Steel and Power, per lo sfruttamento del giacimento minerario del Mutun, nel dipartimento di Santa Cruz, situato ad est della Bolivia.
Jindal Steel and Power si è aggiudicata il diritto di sfruttare il giacimento del Mutun giovedì, dopo che il governo boliviano ha annunciato che la compagnia aveva vinto la gara di appalto.
La compagnia pianifica di investire 2.300 milioni di dollari nel Mutun. Il
contratto durerà 40 anni, a partire dal 2007.
Jindal Steel and Power ha 60 giorni di tempo per presentare informazioni tecniche e concludere i negoziati con il governo boliviano, presieduto da Evo Morales. Dopo la firma del contratto, il Congresso boliviano deciderà se approvarlo o meno.
Secondo l'agenzia stampa Bolpress, il Mutun è un gigantesco giacimento di
ferro, con una superficie di circa 60 chilometri quadrati.
Si stima che nel giacimento ci siano più di 40 mila milioni di tonnellate di minerali di ferro, con una produzione pari a 100 milioni di dollari l'anno.
Secondo il media Red Bolivia, il governo boliviano e la compagnia Jindal Steel and Power concordano per dividersi i profitti derivati dallo sfruttamento del giacimento del Mutun.
Secondo il quotidiano boliviano El Mundo, il Ministro alla Pianificazione dello Sviluppo, Carlos Villega, ha dichiarato "la Bolivia avrà il 50 per cento dei proventi, dei diritti di sfruttamento e delle imposte, ed il primo anno riceverà 200 milioni di dollari per i profitti e le vendite".
L'azienda mineraria di stato boliviana avrà un rappresentante nel consiglio di amministrazione dell'Impresa Siderurgica Mutun, che sarà amministrata dalla Jindal Steel and Power.
L'Organizzazione Indigena Chiquitana, che riunisce più di 450 comunità di 5 province di Santa Cruz, che vivono nelle terre dove si trova il giacimento del Mutun, aveva chiesto al presidente Evo Morales di sospendere la gara di appalto.
Gli indigeni affermano che il bando per la gara di appalto violava i diritti indigeni stipulati nella Convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).

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I presidenti di Colombia e Ecuador terranno un incontro per analizzare la cooperazione energetica.
Giovedì, 8 giugno 2006

I presidenti di Ecuador e Colombia, rispettivamente Alfredo Palacio e Álvaro Uribe, terranno un incontro martedì prossimo nella capitale ecuadoriana, Quito, per analizzare la cooperazione energetica tra i due paesi
L'incontro si terrà poche ore prima dell'inizio del Consiglio dei Presidenti delle Comunità delle Nazioni Andine (CAN), di cui fanno parte Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, e che il Venezuela ha da dopo lasciato.
L'Ecuador ha accettato la richiesta della Colombia di tenere un incontro per discutere temi di interesse per entrambi i paesi. Uribe spiegherà a Palacio il tipo di cooperazione che l'azienda petrolifera statale Ecopetrol può offrire.
Secondo il quotidiano ecuadoriano El Comercio, la proposta di Uribe prevede che la Ecopetrol assuma il controllo dello sfruttamento del blocco 15, nell'Amazzonia ecuadoriana, precedentemente gestito dalla compagnia statunitense Occidental Petroleum (Oxy), il cui contratto con l'Ecuador è stato recentemente rescisso per condotta illegale della compagnia.
La proposta colombiana è arrivata subito dopo l'incontro di Palacio con il presidente venezuelano Hugo Chavez, avvenuto a Quito il 30 maggio. Nell'occasione, i due presidenti avevano raggiunto un accordo in base al quale l'azienda petrolifera statale venezuelana, PDVSA, raffinerà 65.000 barili al giorno di greggio ecuadoriano a partire da luglio, spedendo poi il combustibile raffinato in Ecuador.
Non manca, tuttavia, chi pensa che l'interesse di Uribe sia quello di cercare di ristabilire le relazioni con l'Ecuador, deterioratesi in seguito alle azioni intraprese dal governo colombiano vicino al confine tra i due paesi.
Le fumigazioni con l'erbicida Glifosato, compiute dal governo colombiano sulle coltivazioni di coca, hanno prodotto preoccupazioni tra le popolazioni locali, e le reazioni del governo di Palacio.
Il governo colombiano aveva annunciato la fine delle fumigazioni dopo gennaio 2006, ma secondo alcune denunce le fumigazioni continuano.
Inoltre, il governo dell'Ecuador ha protestato varie volte per lo sconfinamento da parte dell'esercito colombiano a causa di conflitti armati, specie con i guerriglieri del gruppo di sinistra denominato Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).

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Il Forum Sociale contro l'Agribusiness si terrà in Argentina.
Giovedì, 8 giugno 2006

Oltre il 90% della soia seminata in Argentina è transgenica

Il Forum Sociale contro l'Agribusiness si terrà nella capitale Argentina, Buenos Aires, nei giorni 23 e 24 giugno. Parteciperanno varie organizzazioni di contadini, ambientalisti, lavoratori agricoli, oltre a sindacalisti provenienti da diversi paesi sudamericani. Il forum è organizzato dal Gruppo di Riflessione Rurale e dal Centro di Politiche Sociali per il Socialismo, entrambi argentini. Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik, corrispondenti di Radio Mundo Real e appartenenti all'associazione Amici della Terra di Buenos Aires, hanno intervistato Javiera Rulli, del Gruppo di Riflessione Rurale.La Rulli ha spiegato che “il Forum è la risposta di gruppi e movimenti sociali a due importanti convegni di organizzazioni commerciali internazionali che si terranno in Argentina.Si tratta del Meeting Internazionale dell'Associazione dell'Industria Agroalimentare, che si terrà a Buenos Aires dal 10 al 13 giugno, e del III congresso sulla soia del Mercosur (Mercosoy 2006), che avrà luogo a Rosario, in Argentina, dal 27 al 30 giugno.Javiera Rulli aggiunge: “Noi crediamo che questi eventi rappresenteranno un importante passo avanti, dal punto di vista mediatico e politico, per queste industrie. Avvertiamo la necessità di organizzare un incontro pubblico per mostrare che esiste un'opposizione al tipo di progetti che questi negoziati agro-alimentari implicano per il paese.Tuttavia, l'obiettivo principale del Forum Sociale Contro l'Agribusiness rimane quello di riunire i movimenti e le organizzazioni sociali che hanno lavorato contro le politiche di questi gruppi nelle aree rurali, i quali ignorano le popolazioni che vi abitano e le loro tecniche tradizionali di produzione.Le piantagioni estensive di soia transgenica sono tipiche di questo modello imprenditoriale che ha guadagnato terreno in modo particolare in Argentina, Brasile e Paraguay. Varie organizzazioni contadine del continente denunciano il fatto che la produzione di soia transgenica è parte di un modello di esportazione agricola imposto dai latifondisti, mentre i piccoli produttori sono costretti ad abbandonare la terra. L'uso di sostanze chimiche tossiche nell'agricoltura ha causato numerosi problemi alla salute delle popolazioni che vivono nella zona.Javiera Rulli ha spiegato che “in Argentina, il governo sostiene questo tipo di agricoltura industriale imposto dalle grandi aziende per dare ancora maggior importanza ad un modello che punta all'esportazione agro-alimentare”.La Rulli ha poi aggiunto che “lo scenario si presenta piuttosto negativo, se si considerano tutte le conseguenze, tutti gli impatti sulla popolazione, il numero di persone ammalate, la violenza nelle zone rurali, la deforestazione nel nord del paese”.

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El Salvador: Marcia ecologica per celebrare la Giornata Mondiale per l’ambiente
Mercoledì, 7 giugno 2006

Sabato, nella città meridionale di Santa Tecla, nel dipartimento di La Libertad, varie organizzazioni sociali e ambientaliste hanno realizzato la VI Marcia Ecologica, per celebrare la Giornata Mondiale per l’Ambiente.
Tra le organizzazioni che hanno partecipato alla marcia era presente CESTA-Amici della Terra El Salvador, oltre a Red, di Ambientalistas en Accion, la Commissione Diocesana per la Vita, e la Commissione per la Giustizia, la Pace ed l’Ecologia della famiglia francescana di El Salvador.
Le organizzazioni hanno emesso un documento nel quale esprimono le proprie preoccupazioni, dovute in particolar modo alla “distruzione di risorse idriche”, la costruzione di dighe e le attività minerarie nel paese.
Gli ambientalisti salvadoregni si rammaricano in particolare che il governo guidato da Antonio Saca abbia imposto un sistema economico neo liberale che “considera l’ambiente come una sorgente di profitto, una merce“.
Il comunicato inoltre denuncia il governo di Saca e il Dipartimento degli Idrocarburi per aver permesso alla società Canadese Martinique Mineral di esplorare miniere nel dipartimento di Chalatenango, nel nord di El Salvador.
Gli attivisti affermano che il progetto minerario dell’impresa, definito “parte del progresso”, ha un forte impatto sulle risorse idriche e sull’ecosistema, specie sulla flora e sulla fauna. Hanno inoltre fatto presente le terribili condizioni di lavoro nelle miniere.
Le organizzazioni ambientaliste, inoltre, protestano contro la deforestazione portata avanti in alcune aree per far posto a centri commerciali o nuove strade. Ricordano la distruzione di El Spino, una foresta che si trovava al confine tra i dipartimenti di La Libertad e San Salvador, nel sud del paese.
“Questa foresta, che una volta rappresentava il polmone del paese, è ora una distesa di grandi edifici adibiti al commercio” spiegano le organizzazioni nel documento.
Gli ambientalisti si oppongono alla costruzione delle dighe di El Chimarron e di El Chaparral sul fiume Lempa, nel nord del paese. “Questi progetti rispondono ad interessi internazionali, non alle necessità del popolo, che non stato consultato”, hanno affermato.

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Centrale atomica solleva preoccupazione in Argentina
Mercoledì, 07 giugno 2006

Una coppia di sposi malati di cancro ha intentato una causa contro la Centrale Atomica di Ezeiza, nella provincia di Buenos Aires, in Argentina, per danni alla salute causati dalla contaminazione dell’acqua con uranio.
Beatriz Rodriguez e suo marito, Antonio Rota, sostengono che esiste “un collegamento diretto” tra l’uranio e la loro malattia, diagnosticata due anni fa. Affermano che perfino gli oncologi hanno confermato questo legame.
Il giudice federale davanti al quale avevano originariamente presentato la denuncia, ha rifiutato la loro richiesta, che è stata in seguito accettata dalla corte di appello.
“Questo ci permetterà di presentare prove e chiamare esperti legali a testimoniare”, ha detto la Rodriguez all’agenzia di stampa Tierramerica.
La coppia vive nelle vicinanze della centrale atomica, che è stata nel mirino del sistema giudiziario per gli alti livelli di uranio trovati nell’acqua degli strati del sottosuolo.
Il sito argentino Diariohoy.net afferma che il sindaco della cittadina di Esteban Echeverria, dove vivono le persone ammalate, si è finora opposto tre volte a dichiarare lo “stato di emergenza” nella zona, nonostante ci fossero chiare prove dei danni causati dalla centrale atomica di Ezeiza.
Secondo Diariohoy.net, vari studi scientifici hanno accertato un’alta concentrazione di uranio nel sottosuolo, che ha contaminato la falda acquifera dalla quale gli abitanti attingono l’acqua.
L’articolo aggiunge che la misura di accettare la causa contro la Centrale Atomica Ezeiza, presa dalla corte di appello, “potrebbe portare alla presentazione di molte più cause” da parte delle persone ammalate della zona.
Entrambi i querelanti hanno raccontato a Diariohoy.net che la contaminazione degli strati ha causato “20 casi di cancro in tre isolati” in Ezeiza.
Essi affermano che nella vicina città di Monte Grande “nonna, madre e nipote appartenenti ad una stessa famiglia hanno il tumore della mammella”.
L’oncologo che ha in cura la coppia si è offerto di testimoniare in un eventuale processo, poiché afferma di essere convinto che questa malattia sia stata causata dall’aver bevuto acqua contenente elementi radioattivi per più di 20 anni.
Le organizzazioni ambientaliste ricordano che le autorità della Centrale Atomica Ezeiza hanno presentato “il più grande conseguimento tecnologico” di un nuovo sistema per disfarsi delle scorie di liquido radioattivo.
A quel tempo fu detto che la centrale avrebbe filtrato quelle scorie nel suolo, con il pretesto che “l’argilla avrebbe trattenuto tutti gli elementi tossici” e agli strati del sottosuolo sarebbe arrivata solo acqua pulita.
Gli ambientalisti hanno chiamato questo un atto di “orgoglio tecnologico”, sostenendo che “niente è più diverso da un laboratorio della natura”.
Antonio Elio Brailovsky ha dichiarato in un articolo pubblicato da EcoPortal “In un laboratorio tutte le variabili sono controllate, e le equazioni possono prendere una forma elegante. Mentre, nell’ambiente naturale ci sono sempre elementi imponderabili che possono vanificare ogni previsione”.

Traduzione di Elena Tagliata – Revisione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Emergenza ambientale in Perù: le società minerarie stanno causando gravi conseguenze ambientali e sociali
Mercoledì, 07 giugno 2006

Le autorità della municipalità di Pasco, nel Perù centrale, hanno dichiarato un’emergenza sanitaria e ambientale a Cerro de Pasco, una città gravemente danneggiata dalle operazioni di varie società minerarie.
Sono stati riscontrati alti livelli di piombo nel sangue degli abitanti, in particolare tra i bambini nei quali si rileva un tasso fino al triplo di quello massimo ammesso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (10 microgrammi di piombo per decilitro di sangue).
Le autorità comunali hanno vietato la vendita di case localizzate vicino all’area dove opera la società mineraria Volcan, nei distretti di Yanacancha e Chaupimarca.
Secondo quanto sostiene il coordinamento delle Radio del Perù, la società Volcan ha acquistato vari terreni con l’intento di ampliare la propria attività, pur non avendone avuto l’autorizzazione da parte delle autorità municipali di Pasco.
Nei prossimi giorni, lo stato di emergenza sarà dichiarato anche nelle località di Chaupimarca, Yanacancha e Paraccha en Pasco, sempre a causa dell’elevata presenza di piombo nel sangue degli abitanti.
Il quotidiano peruviano La Republica riferisce che a Cerro de Pasco “i rifiuti minerari hanno prodotto immense foreste artificiali che emettono particelle inquinanti nell’atmosfera”. Le popolazioni locali respirano queste particelle.
I più piccoli sono maggiormente esposti agli effetti tossici di questi inquinanti.
Il giornale spiega che, a causa degli alti livelli di piombo nel sangue, i bambini di Cerro de Pasco presentano gravi problemi nello sviluppo fisici e intellettivo. Bambini di 14 anni sembrano averne appena otto, afferma il giornale.
Le madri dicono che i loro bambini sono soggetti ad infezioni, problemi respiratori, continue cefalee, e che a scuola non rendono come potrebbero.

Traduzione di Giuseppina Vecchia – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Dura opposizione alla ripresa delle operazioni minerarie in Catamarca: “Le popolazioni si sollevano per prevenire questo disastro ecologico.”
Lunedì 5 giugno 2006

Abitanti dei dipartimenti occidentali della provincia argentina di Catamarca hanno fondato, a metà maggio, l'Alleanza dei Popoli della Catamarca, per denunciare l'inquinamento causato dalle operazioni condotte nell'area dalla società mineraria Alumbrera.
Questa società opera nei giacimenti di rame e oro nell'ambito del progetto Bajo de la Alumbrera, che comprende aree dei dipartimenti di Andalgalà, Santa Maria e Belén, a nordovest della Catamarca.
Alcuni gruppi ecologisti hanno denunciato, a maggio, gli “effetti letali” delle operazioni, chiedendo alle autorità locali di proibire lo sfruttamento minerario a cielo aperto e l'uso del cianuro, considerato il metodo più inquinante.
Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik, rappresentanti dell'organizzazione ambientalista Amici della Terra e corrispondenti di Real World Radio in Argentina, hanno intervistato Sergio Martinez, membro dell'Alleanza dei Popoli della Catamarca.
Martinez è convinto che “l'inquinamento dell'acqua è un problema molto serio”. Spiega che la società Alumbrera utilizza uno sbarramento che filtra gli acidi, questi acidi sono riversati nel bacino del fiume Vis Vis che sbocca a sua volta nella riserva acquifera chiamata “El Bolson de Pipanaco”.
“Questo bacino di acqua dolce alimenta vari progetti di coltivazione dell'ulivo nella provincia”, afferma Martinez, “il progetto minerario Bajo de la Alumbrera ha cominciato ad inquinarlo, mettendo in grave rischio questi progetti.”
L'attivista ha poi espresso preoccupazione per “l'uso indiscriminato dell'acqua” da parte di questa impresa che ne utilizza “quasi 100 milioni di litri al giorno”.
Martinez ha spiegato che “quest'acqua viene prelevata da un'altra riserva idrica, chiamata Campos del Arenal, nel dipartimento di Santa Maria, e la cui capacità si è ridotta; di conseguenza anche la portata dei fiumi che rifornivano il dipartimento è diminuita. Ne è risultata una diminuzione del 70% nella produzione agricola della regione”.
Gli abitanti della Catamarca si oppongono inoltre ai lavori della società mineraria Agua Rica, che opera in una miniera a pochi chilometri da Bajo de la Alumbrera.

Traduzione di Giuseppina Vecchia, revisione di Cecilia Silveri - Progetto Terre Madri – Traduttori Per la Pace – RadioMundoReal – www.terremadri.it www.traduttoriperlapace.org

Biologia sintetica: vita usa e getta, di Silvia Ribeiro *
Lunedì, 05 giugno 2006

La biologia sintetica è una nuova strada scientifica e industriale il cui scopo è la creazione di forme di vita artificiali in grado di svolgere compiti secondo il ghiribizzo del disegnatore. Non contenti dei problemi originati dagli organismi transgenici – esseri viventi nei quali sono introdotti geni appartenenti ad altre specie – adesso si tratta di costruire organismi vivi dal nulla, appositamente disegnati, a partire dalla fabbricazione di molecole artificiali di DNA, programmate per assemblarsi le une con le altre. Non è fantascienza, ma una realtà che si sta sviluppando al di fuori di ogni controllo sociale e responsabilità etica.
Secondo una ricerca del Gruppo ETC, le imprese che beneficiano di finanziamenti privati e pubblici – eserciti inclusi – che si dedicano alla fabbricazione del DNA artificiale o di parti di questo sarebbero almeno 39. La Codon Devices (Cambridge, Massachussets), ad esempio, è stata fondata quest’anno da alcuni ricercatori di università pubbliche e imprese. Propone filamenti di DNA sintetizzato che gli acquirenti possono assemblare a seconda di ciò che desiderano costruire.
Varie equipe di ricercatori hanno sintetizzato virus completi: batteriofagi, virus della polio ed altri. Di recente si è ricostruito il virus che aveva provocato l’epidemia di influenza spagnola del 1918. Nonostante i "progressi" siano rapidi, gli scienziati sono lontani dal tenere tutto lo svolgimento di questi processi sotto controllo. Gli esseri vivi creati artificialmente agiscono spesso in maniera inspiegabile, per loro. La vita, nonostante gli sforzi di questi scienziati, non può essere ridotta a un giochino di costruzioni, e nemmeno ad un software.
Nel 2004 la rivista Nature affermava in un editoriale: "Se è vero che i biologi sono sul punto di sintetizzare nuove forme di vita [allora già lo avevano ottenuto], le possibilità di un uso sconsiderato o di disastri involontari potrebbero essere enormi". Il rischio che la biologia sintetica venga applicata alla produzione di virus maligni per la guerra biologica è enorme e reale. Immaginate se venisse usata l’informazione sulla mappa genomica dei messicani – messa in rete e accessibile a chiunque – per costruire virus sintetici che colpiscono esclusivamente un determinato gruppo etnico. Questi problemi non sembrano disturbare le notti, né impedire agli studiosi di spingersi oltre.
Una delle creazioni più preoccupanti è quella realizzata da due staff scientifici in California e in Florida, che sul "modello" delle quattro basi contenute nel DNA di tutti gli esseri viventi (dette C, G, T, A [citosina, guanina, timina e adenina. N.d.T.]) hanno costruito una quinta e in seguito una sesta base, riuscendo a farla assemblare con le altre quattro e ad ottenerne la riproduzione. Ciò apre la porta alla creazione di specie totalmente sconosciute, dall’incredibile complessità e da dall’insospettabile spettro di impatti assolutamente imprevedibili sulla vita, la biodiversità e le loro interazioni.
Craig Venter, il magnate della genomica – che si è creato una società apposta per competere con il progetto consortile di mappatura del genoma umano – ha fondato nel 2005 la Synthetics Genomics per creare, fra gli altri, microrganismi artificiali che producano energia o assorbano diossido di carbonio “per mitigare gli effetti del cambiamento climatico”. I risultati dell’interazione degli organismi vivi artificiali con l’ambiente sono incerti e il loro potenziale catastrofico nel caso in cui dovessero, ad esempio, liberarsi nel mare. Ma il governo degli Stati Uniti, che ha finanziato le ricerche di Venter attraverso il Dipartimento dell’Energía, avrebbe potuto fare proprio questo. Lo scorso 25 maggio, George W. Bush ha dichiarato al The New York Times: "Smettiamola di chiederci se i gas e l’effetto serra sono provocati dall’uomo o dalla natura; cerchiamo di concentrarci esclusivamente sulle tecnologie che possono fare in modo di sistemare le cose". Si riferiva all’energia nucleare o a qualunque altra fonte si presenti come soluzione. Non importa se sulla strada si seminano problemi ancor peggiori.
Nel tentativo di prevenire l’insorgere di resistenze uguali o maggiori di quelle che si sono presentate nei confronti degli organismi transgenici, e generate dalla divulgazione di informazioni sul tema, un gruppo di scienziati operanti nel campo si è riunito fra il 20 e il 22 maggio a Berkeley, California, per la conferenza Synthetic Biology 2.0. Si propone di imporre un "autoregolamentazione" delle proprie attività, creando un codice di condotta definito dagli stessi scienziati.
La conferenza di Asilomar del 1975 sull’ingegneria genetica viene presa a modello. La storia ci insegna che la conferenza in questione servì esclusivamente a conferire agli scienziati una falsa immagine di credibilità, rallentando disastrosamente il coinvolgimento del pubblico e ogni forma di controllo regolatorio reale sulle sue attività. Quando le prime leggi di sicurezza biologica cominciarono ad essere redatte, vennero concepite in maniera tale da favorire le società dominanti nel settore, misura assolutamente inefficace per garantire la vera tutela della sicurezza della popolazione e dell’ambiente. Adesso, per di più, sono completamente incapaci di regolare i nuovi impatti potenziali della biologia sintetica.
Lo scorso 19 maggio, non meno di 38 organizzazioni ambientaliste, di scienziati e della società civile hanno dichiarato lo stato di allerta contro la tecnologia sintetica e la loro ferma opposizione contro ogni proposta di “autoregolamentazione”. E’ stato annunciato che ritengono imprescindibile un vasto dibattito sociale che superi i confini della sicurezza biologica, e che non sia assolutamente gestito dai soggetti direttamente coinvolti, anche se per mezzo di interessi commerciali.
E’ necessario il dibattito con la società, ma prima di tutto bisogna fermare chi, in nome della scienza e perseguendo il proprio interesse particolare, sia uno “scienziato” o un’impresa, si arroghi il diritto di manipolare la vita, perfino a costo di mettere in pericolo quella del resto degli esseri viventi.

* Ricercatrice del Gruppo ETC

Il DNA non viene solo modificato, adesso viene addirittura fabbricato artificialmente

http://www.bayerconosur.com

Traduzione di Orsetta Spinola – Progetto Terre Madri – Traduttori Per la Pace – RadioMundoReal www.terremadri.it www.traduttoriperlapace.org

Nuova giornata di proteste studentesche in Cile
Lunedì 5 giugno 2006

Gli studenti cileni hanno organizzato oggi una nuova giornata di “protesta e riflessione” di fronte alle soluzioni “insoddisfacenti” proposte dal governo di Michelle Bachelet.
I portavoce principali delle organizzazioni studentesche hanno dichiarato in questi giorni che il governo cileno sta cercando di delegittimare il “movimento sociale più importante degli ultimi anni”.
Da alcune settimane gli studenti si stanno riversando nelle strade per chiedere, tra le altre cose, un sistema dei trasporti gratuito, la riforma della Legge Organica Costituzionale di Insegnamento e una “maggiore uguaglianza” tra gli istituti pubblici e privati.
Trascorsi diversi giorni dal conflitto, gli studenti ora concentrano le proprie energie contro il “complotto informativo” del quale asseriscono essere vittime: la maggior parte dei mezzi di comunicazione cileni ha criminalizzato una protesta giusta e pacifica, secondo quanto assicurano i membri delle associazioni studentesche.
Centinaia di blog e siti Internet creati dagli studenti si propongono di affrontare la “verità ufficiale” dei gruppi mediatici.
Per lo sciopero di oggi, gli studenti contano sull’adesione di altre organizzazioni sociali, come ad esempio i sindacati della salute, il settore dei trasporti e il circolo docenti.
Gli studenti hanno occupato sino a questo momento circa 650 scuole, mentre altre 172 si trovano in stato
di “sciopero permanente”.
María Jesús Sanhueza, membro dell’Assemblea Coordinatrice di Studenti delle Scuole Superiori, ha dichiarato che questo movimento studentesco è venuto a crearsi in questo particolare momento perché gli studenti “sono più informati” su ciò che sta succedendo.
Ha inoltre aggiunto che un fattore ulteriore all’ esito della mobilitazione nazionale è la “volontà politica” dimostrata dalle organizzazioni studentesche di lavorare insieme.
Durante un’intervista che la Sanhueza ha concesso alla BBC di Londra, ha dichiarato che la crisi che attraversa il settore dell’educazione cileno è riscontrabile nella “enorme disuguaglianza in termini di accesso e opportunità” che caratterizza tutto il sistema.
“La disparità nell’educazione cilena è abissale. Gli alunni della scuola pubblica ottengono risultati molto inferiori rispetto a coloro che frequentano scuole private”, ha sottolineato la Sanhueza.
Ha anche aggiunto che solo un “numero molto limitato” di studenti provenienti dalle istituzioni pubbliche di livello superiore entra all’università.
La Sanhueza, una delle principali referenti di questo movimento studentesco che immobilizza il governo cileno, ha subito negli ultimi giorni una dura campagna mediatica.
Secondo quanto rivelato dagli studenti nei media elettronici creati appositamente per questa lotta, la maggior parte dei canali televisivi ha diffuso informazioni “completamente false” sulla Sanhueza.
“Il telegiornale di Canal 13, Teletrece, ha sfacciatamente affermato che María Jesús Sanhueza, una delle quattro portavoci nazionali, sarebbe un’infiltrata e non sarebbe iscritta regolarmente al Carmela Carvajal”.
I manifestanti ritengono che il movimento sia “boicottato” dai media, i quali “mentono, omettono e disinformano”, oltre ad utilizzare tutti gli strumenti a portata di mano per “minimizzare” una delle proteste “più giuste e importanti” della storia recente.

http://www.eluniversal.com

Tradotto da Arianna Ghetti rev. Daniela Cabrera– Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Manifestanti salvadoregni e honduregni contro la diga di El Tigre
Lunedì 5 giugno 2006

Circa 200 manifestanti salvadoregni e honduregni appartenenti a comunità ed organizzazioni di comuni situati lungo i confini tra i due Paesi hanno fondato il “Fronte bi-nazionale contro le dighe”, per opporsi alla realizzazione di questi progetti nell'area, e in particolare alla diga di El Tigre.
I rappresentanti si sono incontrati a Colomoncagua, nel dipartimento di Intibuca, nel sud dell'Honduras.
Secondo l'agenzia di stampa Prensa Latina, i manifestanti hanno affermato di voler continuare ad opporsi ai progetti idroelettrici, e hanno aggiunto che la diga di El tigre – progetto sostenuto dai governi di El Salvador e dell'Honduras – non sarà costruita.
Il Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell'Honduras – gruppo che si oppone da anni al mega-progetto El Tigre – sostiene che questa diga causerà il trasferimento forzato di 20.000 persone solo in Honduras.
Aggiungono inoltre che il bacino di 70 km quadrati distruggerà l'habitat delle comunità rivierasche.
Sempre secondo quanto riporta Prensa Latina, mercoledì scorso un cittadino di Colomoncagua, Francisco Martinez, ha affermato che la diga non sarà costruita, avvertendo che verrà impedito il passaggio di elicotteri e comitati governativi nell'area senza il permesso delle popolazioni locali.
L'agenzia ha poi aggiunto che uno dei coordinatori dell'organizzazione ambientalista CESTA-Amici della Terra El Salvador, Remberto Nolasco, ha detto che “la lotta contro le dighe non sarà sconfitta”.
Un altro membro della stessa organizzazione ha affermato che “le dighe sono progetti di morte”, e che El Tigre causerà il trasferimento forzato di 20.000 persone dalle città salvadoregne situate lungo il confine con l'Honduras.

Traduzione di Giuseppina Vecchia, revisione di Cecilia Silveri – Progetto Terre Madri – Traduttori Per la Pace – RadioMundoReal – www.terremadri.it – www.traduttoriperlapace.org

Appello alla mobilizzazione contro la OMC a giugno e luglio
Venerdì, 02 giugno 2006

Alle organizzazioni aderenti a La Vía Campesina e alle organizzazioni amiche

Compagni e compagne,
Nel corso della riunione del Consiglio Generale della OMC svoltosi a Ginevra a maggio, una delegazione di LVC ha partecipato alle azioni, incontri strategici e scambi con le delegazioni governative.
Sembra che si stiano organizzando dei negoziati su basi modificatrici in diversi luoghi ma è difficile sapere cosa esattamente si sta trattando. Si era propensi a organizzare un mini-vertice ministeriale ma Brasile e India hanno ritirato la loro adesione sostenendo che non c’era stato un sufficiente progresso e che i negoziati apparivano come momentaneamente “impantanati”.
L’India dice che "è meglio che non ci siano accordi piuttosto che si arrivi a un accordo cattivo".
Studi pubblicati dalla Banca Mondiale, Carnegie, etc. dimostrano che la maggior parte dei paesi in via di sviluppo verranno nettamente svantaggiati dagli accordi, ulteriore motivo che ci spinge ad opporci allo svolgimento dei negoziati.
I negoziati al momento sono “trasversali", ciò vuol dire che esiste una relazione diretta tra i negoziati sulle materie agricole, sui servizi e l’accesso al mercato di produttori non agricoli (il cosiddetto AMNA, che include il settore ittico).
Pascal Lamy sta forse cercando di creare una percezione di crisi per poter fare delle forzature, nei confronti dei governi, sulle bozze per il testo e concludere il Round sperando di accantonare le richieste. Tuttavia questa strategia può avere due diversi risvolti: una pressione per concludere il Round o il rifiuto del documento proposto.
Lamy sta attualmente spingendo i negoziati per l’Agricoltura e l’AMNA e ha previsto una "Mini-Ministeriale" per fine giugno; ci sono voci che parlano di alcuni importanti incontri che coinciderebbero con le finali della Coppa del Mondo di Calcio per dribblare così l’attenzione dell’opinione pubblica.
I giorni 27 e 28 luglio si riunirà il Consiglio Generale della OMC. Anche quest’occasione può essere un importante istanza decisionale.
Alcuni negoziatori ammettono che le pressioni esterne hanno avuto successo avendo influenzato il processo in corso. Si è detto anche che alcuni paesi chiave possono esercitare pressioni, concentrandosi sui ministeri specifici.
Per questo pensiamo che sia importante mantenere la nostra presenza e la nostra mobilizzazione nei prossimi mesi.
Considerando questi elementi e dopo le discussioni interne tenutesi a Ginevra, pensiamo che debbano essere rafforzate le seguenti strategie:

1) Mobilitarsi per le prossime 7 settimane a livello nazionale, a livello ministeriale e a livello di ambasciate. Ricordiamo che non sono necessariamente i Ministeri dell’Agricoltura ad essere incaricati delle negoziazioni. E’ necessario informarsi su quali sono i ministeri chiave per esercitare pressioni. E’ importante il vostro intervento a livello nazionale nelle negoziazioni su Agricoltura e AMNA che saranno più intense verso la fine di giugno.

2) Prepararsi in vista della riunione del Consiglio generale della OMC del 27 e 28 luglio.

Un gruppo affine ha creato un piccolo comitato per preparare le azioni (Comunidades Pesqueras, Amigos de la Tierra, Campaña Contra el ALCA, La Vía Campesina e organizzazioni di Ginevra - Uniterre e movimenti sociali locali). Lo scopo è mobilitare 500 o più persone a Ginevra, da sommare ad una forte partecipazione internazionale.
La Vía Campesina dovrà inoltre avere una forte delegazione a Ginevra in quei giorni.
Abbiamo anche pensato di riunire la Commissione sulla Sovranità Alimentare nella stessa città e nello stesso periodo. Quindi abbiamo bisogno della mobilitazione di più persone!
Vogliamo “azioni nel mare, nella terra e nell’aria”. Stiamo lavorando in questo momento con le comunità di pescatori e con le organizzazioni locali su iniziative concrete.
Durante il Consiglio generale della OMC del 27 e 28 di luglio sarà ugualmente importante realizzare azioni in diversi paesi.

Per domande o per maggiori informazioni, per favore scriveteci a
nverhagen@viacampesina.org con copia a tpramono@viacampesina.org ,
ilubis@cbn.net.id

Per La Vía Campesina
Paul Nicholson

Traduzione di Gianni Tarquini – Revisione di Orsetta Spinola – Progetto Terre Madri – Traduttori Per la Pace – RadioMundoReal - www.terremadri.it -www.traduttoriperlapace.org

Colombia: ancora vittime a causa degli scontri nel Nariño
Venerdì 2 giugno 2006

Il processo di smantellamento delle forze paramilitari, già concluso, ha sempre lasciato molti dubbi

La comparsa di nuovi gruppi di paramilitari delle forze di destra Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), e gli scontri di queste con le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC) di sinistra nella regione colombiana del Nariño, nella zona occidentale del paese, hanno provocato una grave crisi umanitaria. I contadini della zona sono fra le principali vittime.
Secondo quanto denunciato dalla rivista colombiana Semana, in diversi municipi del Nariño fra cui Los Andes, Samaniego e La Llanada, si stanno costituendo nuovi gruppi di paramilitari delle AUC.
Per di più fra questi gruppi e le FARC si stanno verificando scontri per definire il controllo delle zone di produzione della coca. Negli ultimi giorni sono morte nove persone. Non si può determinare con esattezza se le vittime cadute fossero braccianti della zona.
A questa crisi si aggiungono gli scontri verificatisi nelle ultime settimane fra i contadini del municipio di Taminango e le forze di polizia. Le mobilitazioni dei contadini contro le fumigazioni a base di erbicida glifosato che il governo continua ad eseguire sulle loro piantagioni e le riserve di acqua sono state violentemente represse. Alcuni contadini sono morti durante le proteste.
Secondo Semana, la comparsa di nuovi gruppi di paramilitari in diversi municipi del Nariño preoccupa in particolare l’agenzia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l’ACNUR.
Nel Nariño lo smantellamento dei gruppi paramilitari è un fenomeno screditato. Secondo Semana, il consigliere di Pace della giunta della regione, Néstor Montilla, ha affermato: “Non capisco perché se il 30 luglio del 2005 sono stati smobilitati 677 uomini della falange Libertadores del Sur delle Autodefensas, a tutt’oggi siano presenti oltre 2.000 paramilitari attivi in tutta la regione. Questo processo non porta ad alcuna soluzione radicale. Sono convinto che si stia mentendo di fronte al paese e alla regione”.
“Se osservato bene, questo processo è indirizzato male. La presenza delle AUC è evidente in tutta la regione. Mi dissocio da chi sostiene che nel Nariño siano comparsi nuovi gruppi. I paramilitari non sono tornati per una semplice ragione: non sono mai andati via, sono rimasti qui”, ha aggiunto Montilla.

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Evo Morales si riunirà con i produttori agricoli a causa della grave tensione sociale
Venerdì 2 giugno 2006

Questo venerdì, nella città di Cochabamba, situata nel centro del paese, il presidente boliviano Evo Morales si riunirà con i rappresentanti del settore agricolo per concertare una politica agraria nazionale ed evitare scontri principalmente nella regione orientale della Bolivia.
Gli imprenditori agricoli di questa zona del paese, e soprattutto della provincia di Santa Cruz, per la paura di vedere le proprie terre confiscate dallo Stato o occupate dai contadini senza terra, hanno deciso di creare dei comitati di difesa della terra. Tale misura non è stata adottata esclusivamente dai produttori di Santa Cruz, ma in varie altre province boliviane.
Secondo il quotidiano boliviano Los Tiempos, il ministro della Presidenza, Juan Ramón Quintana, ha affermato che “è fondamentale ripristinare un dialogo. L’assoggettamento (occupazione di terre), nelle stesse parole del presidente, è una pratica illegale. Entro i limiti delle nostre possibilità, sgombereremo quanti abbiano optato” per tale metodo.
I conflitti per la terra sono fra i più importanti che la Bolivia si trovi oggi ad affrontare. Il governo Morales aveva già manifestato la propria preoccupazione riguardo all’organizzazione di gruppi di difesa della terra da parte dei produttori agricoli.
Secondo la Rete informativa Erbol, il vice ministro del Coordinamento con i Movimenti Sociali, Alfredo Rada, ha sostenuto che “l’uso della forza pubblica è attributo delle autorità legalmente preposte, non si possono costituire gruppi violenti privati organizzati dai proprietari in virtù di ciò che essi definiscono difesa”.
Rada aveva anche affermato che il governo Morales garantisce il rispetto della proprietà privata e che non consentirà eccessi da parte dei gruppi di senza terra che mettano a rischio tale proprietà.
Red Erbol aggiunge che il ministro boliviano dello Sviluppo Rurale ed Agricolo, Hugo Salvatierra, ha spiegato che l’Assemblea Costituente analizzerà i temi centrali vincolati alla questione della terra a partire dal 6 agosto, quando si darà il via alle funzioni di redazione della nuova Costituzione del paese.
Salvatierra si augura che alcuni dei decreti che Evo Morales firmerà agevolino l’implementazione della riforma agraria in Bolivia.
L’8 maggio il ministro ha annunciato che il governo Morales ridistribuirà fra gli 11 e i 14 milioni di ettari di terra ai contadini, alle comunità indigene e ai boliviani che non dispongano di tale risorsa.
Secondo il quotidiano boliviano La Prensa, Salvatierra ha detto, il giorno stesso, che l’obiettivo del governo Morales era “attribuire allo Stato tutte le terre che non espletino alcuna funzione sociale o i cui titoli di proprietà siano stati ottenuti in maniera fraudolenta”.

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Il governo del Nicaragua minaccia di cacciare Unión Fenosa
Venerdì 2 giugno 2006

I continui tagli di elettricità e gli aumenti tariffari imposti dalla multinazionale dell’energia Unión Fenosa in Nicaragua stanno contrariando le autorità del paese.
Il direttore dell’Istituto Nicaraguense di Energia, David Castillo, ha concesso un periodo di dieci giorni affinché l’impresa spagnola “risolva il conflitto”, pena l’annullamento del contratto da parte del governo.
Secondo quanto ha assicurato Castillo, se l’impresa non pone fine alle interruzioni di energia elettrica, il Potere Esecutivo sarà costretto a stabilire un “nuovo modello”, che garantisca un servizio di qualità “degno e socialmente responsabile”.
Il funzionario governativo ha ricordato che lo Stato potrà assumersi “tutta la responsabilità per la fornitura energetica”.
Ha anche ipotizzato la possibilità che venga implementato un modello misto, pubblico –privato , o che si “realizzino aggiustamenti” alle condizioni contrattuali delle privatizzazioni.
Secondo Castillo, il modello delle privatizzazioni "è in crisi”, e ha argomentato che si stanno “scontrando” gli interessi delle imprese con “quelli del bene comune".
Tuttavia, l’impresa spagnola non sembra preoccuparsi per le pressioni da parte dello Stato: la distributrice ha annunciato ieri che applicherà un aumento delle tariffe del 2.8% in tutto il paese.
Unión Fenosa, che ha un contratto vigente da tre anni, sta anche programmando interruzioni di energia fino a sei ore al giorno a Managua e in altre città a causa di “problemi di fornitura di energia”.

Fonti: http://www.laprensagrafica.com/ Agencia AP

Tradotto da Arianna Ghetti , rivisto da Gianni Tarquini – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Le imprese siderurgiche stanno distruggendo la foresta amazzonica
Venerdì 2 giugno 2006

Gli ambientalisti rivelano che le compagnie siderurgiche sono responsabili del taglio illegale di 12 mila alberi al giorno

Il governo brasiliano sta promuovendo la coltivazione di eucalipti negli stati settentrionali di Pará e Marañón allo scopo di ridurre la “pressione sull’Amazzonia” causata dalle imprese siderurgiche alla ricerca di carbone di orine vegetale.
Tuttavia, alcuni gruppi ecologisti avvertono che tali misure “sono insufficienti” e che non mirano a risolvere la “radice del problema”.
Secondo quanto denuncia l’organizzazione non governativa Ecodebate, esistono “innumerevoli esempi” di devastazione della foresta amazzonica che hanno favorito i “profitti di impresari impuniti”.
Un rapporto presentato l’anno scorso dall’Istituto Brasiliano dell’Ambiente (IBAMA) ha rivelato che almeno otto imprese siderurgiche avevano utilizzano carbone della foresta amazzonica per produrre acciaio al di sopra delle cifre ufficialmente dichiarate.
Il documento indicava inoltre che nessuna di queste compagnie rispettava gli accordi stabiliti per la riforestazione.
Il carbone è la materia prima utilizzata dai cosiddetti “altoforni siderurgici” per la fabbricazione di acciaio.
Il Brasile è uno dei maggiori esportatori di acciaio e di ferro poroso a livello mondiale. Secondo diversi gruppi ambientalisti, l’“attitudine irresponsabile” di queste imprese dovrebbe portare ad imporre sanzioni commerciali all’estero.
Secondo lo studio dell’IBAMA, tra il 2000 e il 2004 le compagnie siderurgiche non hanno denunciato circa otto milioni di metri cubici di carbone.
Tale cifra equivale a circa 15,4 milioni di metri cubici di legno in tronchi, pari al carico di 140.000 camion, secondo quanto ha denunciato lo studio dell’ufficio ambientale.
Dopo aver presentato il suddetto rapporto, l’IBAMA ha iniziato a multare le imprese del settore, ma secondo Ecodebate si tratterebbe di “sanzioni simboliche” che “non migliorano per nulla la situazione”.
I dati più recenti divulgati dall’istituto ambientale alcune settimane fa indicano che le imprese siderurgiche consumano circa 12 milioni di metri cubici di legna all’anno, il che implica la distruzione di 200 mila ettari di bosco nativo.

Fonti: Noticias do Planalto Agencia EFE

Tradotto da Arianna Ghetti, rivisto da Gianni Tarquini –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

 

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