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Terre Madri: Selezione in italiano dalle news di RadioMundoReal

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NEWS DELLA SETTIMANA DAL 22 AL 31 MAGGIO 2006

La società petrolifera di stato boliviana accusa la Petrobras della scarsità di petrolio nel paese
Mercoledì, 31 maggio 2006

La società petrolifera di stato boliviana Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolivianos (YPFB) accusa la società brasiliana Petrobras di essere responsabile per la scarsità di diesel nelle città di La Paz ed El Alto.
Il presidente della YPFB, Jorge Alvarado, ha spiegato che la Petrobras è l'unica società che da alcuni giorni ha fermato le importazioni di combustibile.
Secondo il giornale boliviano La Prensa, Alvarado ha dichiarato "considero l'atteggiamento della Petrobras come un atto di sabotaggio al paese. Non c'è nessun altro modo di interpretarlo".
Il giornale ha aggiunto che il governo boliviano, guidato dal presidente Evo Morales, si meraviglia del fatto che la Petrobras abbia cessato le importazioni di diesel, ma ha assicurato che lunedì avrebbe risolto la situazione.
La Tesoreria Generale della Nazione ha dovuto pagare milioni di dollari per sovvenzionare l'importazione di combustibile e rimediare alla scarsità di combustibile in alcune zone del paese.
Nei dipartimenti di Pando e Beni, la Petrobras è la principale fornitrice di combustibile.
Il 1° di maggio, Evo Morales aveva decretato la nazionalizzazione degli idrocarburi in Bolivia, e aveva costretto tutte le società straniere a negoziare nuovi contratti con lo stato boliviano, se volevano continuare ad operare nel paese.
I dirigenti della Petrobras, come pure quelli della società ispano-argentina Repsol YPF, e i governi dei loro rispettivi paesi d'origine, hanno espresso il loro rifiuto alla misura adottata da Morales e hanno mostrato la loro preoccupazione.
Venerdì, Evo Morales ha firmato più di dieci accordi con il presidente venezuelano Hugo Chàvez, nella regione del Chapare, nel dipartimento di Cochamamba.
Alcuni degli accordi implicano il lavoro congiunto tra la YPFB e la società di stato venezuelana, Petròleos de Venezuela, per l'esplorazione e lo sfruttamento di petrolio in Bolivia.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Denunciati nella provincia argentina gli effetti letali dell'attività mineraria
Mercoledì, 31 maggio 2006

Gruppi di ecologisti della provincia argentina di Catamarca hanno denunciatogli "effetti letali" causati dall'attività dell'azienda mineraria Bajo de laAlumbrera e fanno pressione affinché le autorità proibiscano "qualunque progetto minerario che implichi metodi a cielo aperto e l'uso del cianuro".
Secondo quanto affermano, questa azienda, che sfrutta i giacimenti di Agua Rica e Filo Colorado, causa da dieci anni "seri impatti negativi su larga scala" sulla popolazione.
Sostengono che le esplosioni - che ogni giorno fanno saltare in aria circa 340.000 tonnellate di roccia - generano una "grande nube di polvere" che contiene sostanze chimiche pericolose.
"Gli abitanti di Catamarca respirano ogni giorno nei luoghi dove vivono da centinaia di anni. Ma questo cambiamento nel nostro habitat ha generato un aumento allarmante nelle malattie respiratorie", ha dichiarato il gruppo in un comunicato pubblicato dall'agenzia stampa Argenpress.
Secondo il comunicato, in Catamarca casi di malattie terminali, come il cancro, sono aumentati.
Affermano anche che l'azienda ammette in un rapporto che l'impatto ecologico delle sue attività è al di sopra degli standard consentiti.
Ma secondo quanto sostengono, il "danno più grave" causato dallo sfruttamento minerario è che si utilizzano 100 milioni di litri di acqua al giorno.
Essi stimano che l'uso indiscriminato delle risorse idriche ha causato all'attività agricola e di allevamento del bestiame una perdita del 70%.
"L'azienda Bajo de la Alumbrera ha giocato con le illusioni della gente",hanno aggiunto gli ecologisti.
Hanno ricordato che quando venne fatto l'annuncio dell'installazione dell'azienda, la gente di Catamarca si divise tra coloro che "speravano di ottenere" un posto di lavoro e quelli che "stanno combattendo per fermare tutti questi falsi progetti minerari".
Il comunicato conclude che gli effetti causati dall'azienda mineraria in materia occupazionale nella regione sono stati "praticamente nulli": dei 6.000 posti di lavoro che erano stati promessi inizialmente, solo 150 sono stati effettivamente offerti.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Uribe ha vinto le elezioni e la sinistra colombiana è cresciuta significativamente
Martedì, 30maggio 2006

Alvaro Uribe è stato rieletto domenica presidente della Colombia con il 62 per cento dei voti, in una elezione alla quale quasi il 55 per cento dei votanti ha deciso di non recarsi alle urne.
Uribe ha avuto il sostegno di una coalizione di partiti, quali il Partito Conservatore, Alas Equipo Colombia, Cambio Radical, tra gli altri.
Carlos Gavira, il candidato del Polo Democratico di sinistra, ha ottenuto il 22 per cento dei voti. Questa è la più alta percentuale di voti ottenuti dalla sinistra nella storia del paese.
Dopo quasi due secoli di storia, il classico sistema bipartitico colombiano, costituito dal Partito dei Conservatori e dal Partito Liberale, è giunto a termine. Horacio Serpa, candidato del Partito Liberale, è arrivato terzo, con l'11 per cento dei voti.
Il giornale colombiano El Tiempo ha dichiarato lunedì che "il classico sistema bipartitico, che ha governato il paese praticamente per quasi tutta la sua storia, è stato ferito a morte".
Alvaro Uribe ha conseguito un record di voti nella storia del paese, ottenendone più di sette milioni.
È anche diventato il primo presidente ad essere rieletto, dopo che il Congresso colombiano ha mantenuto una riforma costituzionale fortemente discussa affinché Uribe potesse essere rieletto e riuscire a governare per due mandati consecutivi.
Comunque, l'ascesa del Polo Democratico è stata anche più significativa. Ha ottenuto due milioni e mezzo di voti. Quel partito non aveva mai avuto neanche un milione di voti in tutta la storia della Colombia.
Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

López Obrador critico nei confronti del NAFTA
Martedì, 30 aggio 2006

Il candidato del Partido de la Revolución Democrática (PRD) alla Presidenza del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha assicurato che cercherà di rinegoziare il trattato di libero Commercio che il suo paese ha stipulato con gli Stati Uniti e il Canada (NAFTA).
Il leader di sinistra, che dagli ultimi sondaggi raccoglierebbe il 34,2% delle preferenze dei votanti, ha detto che darà impulso alle politiche per far entrare il granturco bianco e il fagiolo senza imposte. Ha affermato che le alte tasse doganali "danneggiano i produttori messicani".
López Obrador sostiene che, se arriverà alla presidenza, realizzerà una campagna politica e diplomatica “per convincere” gli Stati Uniti e il Canada della necessità di rinegoziare l’accordo commerciale.
L’agenzia italiana ANSA ha scritto che il leader del PRD si è smarcato dalle accuse che lo vedrebbero in costruzione di “un blocco politico” con il presidente del Venezuela , Hugo Chávez.
López Obrador ha qualificato queste voci come “ura menzogna” e ha detto che Chàvez nemmeno lo conosce di persona.
“Loro ( il governo) hanno la possibilità di presentare prove, perché sono costantemente in ascolto delle mie telefonate e mi spiano”, ha affermato.
Andrés Manuel López Obrador è il candidato della coalizione Bien de Todos, integrata dal maggioritario PRD, il Partido del Trabajo e la centrista centrista Convergencia.

Traduzione di Gianni Tarquini Progetto Terre Madri – traduttori per la Pace – RadioMundoReal www.terremadri.it www.traduttoriperlapace.org

Gli ecologisti di Costa Rica denunciano gli "atti clandestini del governo"
Martedì, 30 maggio 2006

L'Istituto di Elettricità di Costa Rica (ICE) riprenderà la costruzione clandestina di quattro progetti idroelettrici vicino il fiume Pacuare, secondo quanto denunciato da molte organizzazioni ambientaliste.
I lavori sono stati bloccati lo scorso anno dopo che un referendum ha respinto il progetto di energia con una vittoria stracciante.
Gli ambientalisti che hanno promosso la consultazione popolare nell'agosto del 2005, nella quale la scelta di opporsi alle dighe ha ottenuto il 96 per cento dei voti, stanno ora avvisando che il consiglio di amministrazione dell'ICE ha deciso di portare comunque avanti i lavori.
Gli ecologisti sottolineano il fatto che l'iniziativa di "riprendere il progetto" è stata stabilita in un verbale datato 23 maggio, dopo la riunione mensile dei dirigenti dell'azienda.
Eugenio Guido, dell'organizzazione ambientalista Grupo Amigos del Pacuare, ha dichiarato che "non siamo affatto sorpresi, poiché durante la campagna elettorale Oscar Arias (presidente di Costa Rica) ha affermato che non avrebbe rispettato la decisione del popolo e che avrebbe fatto costruire le dighe perché fruttano milioni di dollari".
Guido si è rammaricato del fatto che i dirigenti dell'ICE "hanno voluto scavalcare la volontà del popolo" e che essi preferiscono "agire clandestinamente".
Ha aggiunto che "è impossibile raggiungere un accordo" con un governo che "non ha alcun rispetto per il popolo e per l'ambiente".
Ma gli oppositori ai quattro progetti idroelettrici hanno dichiarato che "le comunità e gli ecologisti faranno in modo che la volontà del popolo venga rispettata".

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Anche Formosa promuove il deserto
Martedì, 30 maggio 2006

Il governo della provincia argentina di Formosa ha autorizzato lo sbancamento di 50 mila ettari di piantagioni e boschi nativi, e ha annunciato la realizzazione di studi per incorporare alle zone boschive “specie che hanno un valore economico”.
Secondo le informazioni del sito internet, Diario Digital de Misiones, il direttore di Bosques de Formosa, Julio Soupec, ha assicurato che l’iniziativa rispetta tutte le normative vigenti.
Soupec ha spiegato che i proprietari dei boschi devono presentare un progetto alla Direzione dei Boschi o alla Sottosegreteria delle Risorse Naturali.
Questi uffici statali analizzeranno la proposta e qualora “si trovassero nel quadro” delle norme ambientali verrà autorizzato lo sbancamento.
Il funzionario di Formosa ha chiarito che nella provincia ci sono altre riserve naturali “protette”, e che le autorità provinciali “lavorano intensamente” per stabilire corridoi ecologici e preservare la fauna.
Alcuni specialisti argentini hanno segnalato che province quali Formosa, Chaco, Tucumán, Santiago del Estero o Misiones, tra le altre, dovrebbero sospendere le pratiche di sbancamento per un periodo di almeno venti anni.
In base a quanto dichiarato, le tasse di deforestazione sono superiori al normale, il che mette a rischio molte specie native.
La Segreteria per l’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile ha elaborato una relazione che rivela che dal 1914 (quando è stato realizzato il primo inventario nazionale dei boschi nativi dell’Argentina) ad oggi, il paese ha perso circa il 70% delle sue zone boscose.

Traduzione di Sonia Chialastri - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Primo atto di protesta in Uruguay contro il TLC con gli Stati Uniti
Lunedì, 29 maggio 2006

Oggi ha avuto luogo una protesta realizzata dalle Organizzazioni sociali per respingere le negoziazioni tra l'Uruguay e gli Stati Uniti per la firma Di un Trattato di Libero Commercio (TLC). La mobilitazione si è svolta in parallelo ad una sessione del Consiglio dei Ministri, durante la quale il governo ha informato circa i progressi fatti nel conflitto diplomatico con l'Argentina riguardo l'installazione di due fabbriche di pasta per carta in Uruguay.
Le organizzazioni sociali includono molte questioni nella mobilitazione, per
procedere nella creazione di una "grande concertazione intorno a problemi quali l'edilizia, la salute, l'istruzione ed il lavoro", secondo un comunicato della Federazione Unificata delle Cooperative Edilizie di Mutuo Soccorso Uruguaiane (FUCVAM), il principale organizzatore della manifestazione.
Altre organizzazioni quali la Commissione Nazionale in Difesa dell'Acqua e
la Vita, il gruppo Guayubira, e REDES - Amici della Terra Uruguay, si sono concentrate fuori del palazzo presidenziale, dove i ministri erano in riunione.
Gli attivisti della FUCVAM hanno richiesto una riforma radicale delle politiche edilizie applicate dal governo guidato dal presidente Tabaré Vásquez e hanno sottolineato il fatto che "i soldi ci sono e sono nostri, non abbiamo bisogno di mercati, investitori e di un trattato di libero commercio per risolvere questo problema", secondo quanto riportato nel comunicato.
Alla manifestazione hanno partecipato circa 300 persone. Rappresentanti delle organizzazioni sono entrate nel palazzo presidenziale e hanno consegnato un documento che chiedeva al potere esecutivo l'assegnazione di uno spazio pubblicitario di 3 minuti per consegnare un messaggio alla nazione tramite tv e radio, dove essi esprimeranno le loro richieste.

Traduzione di Elena Tagliata - Revisione di Daniela Cabrera - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Denunciate altre uccisioni di contadini in Paraguay
Lunedì, 29 maggio 2006

Il gruppo argentino Grupo de Reflexion Rural (GRR) ha denunciato lo scorso fine settimana un aumento della violenza paramilitare in Paraguay. Il gruppo ha accusato le cosiddette "guardie cittadine" - che rispondono agli interessi degli imprenditori di soia - per l'assassinio del leader contadino erapio Villasboa, membro del Movimento Contadino Paraguaiano.
Secondo quanto riferisce il gruppo, questo assassinio sarebbe collegato al fatto che la sorella del contadino, Petrona Villasboa, è una delle principali leader della Confederazione Nazionale delle Donne Rurali e Indigene (CONAMURI), e che negli ultimi tre anni è anche stata una delle principali leader dell'opposizione alla soia geneticamente modificata.
Petrona ha moltissime ragioni: suo figlio, Silvino Talavera, è morto per gli effetti di sostanze agrotossiche nel dipartimento di Itapua, nel gennaio del2003.
Gli agrotossoci che hanno ucciso il ragazzo sono stati spruzzati da aeroplani utilizzati nei campi di soia, appartenenti ai produttori Lauro Laustenlagger ed Hernan Schlender.
Dopo che i produttori di soia sono stati condannati, la madre di Silvino ha ricevuto parecchie minacce di morte da parte di altri produttori della zona.
Nel caso del fratello dell'attivista, il gruppo argentino assicura che Serapio è stato "brutalmente pugnalato" undici volte. Questo è un altro caso di uncontadino assassinato dai "civili armati organizzati", ha aggiunto il gruppo.
Ed afferma che le cosiddette "guardie cittadine" sono organizzazioni
paramilitari formate da 13.000 effettivi "addestrati ed armati".
L'organizzazione argentina ha denunciato che almeno 10 contadini sono stati
assassinati negli ultimi mesi, solo nella regione di San Pedro, nel centro
del paese.
Il gruppo ha aggiunto che le "pratiche illegali" di questi gruppi includono irruzioni, torture ed arresti.
L'impunità con la quale operano i gruppi paramilitari sembra non avere limiti. Secondo le organizzazioni contadine, il Ministero degli Interni "è perfettamente a conoscenza" dei crimini commessi dalle guardie cittadine, ma non ha intrapreso alcuna azione per fermare le loro attività.
Il documento elaborato dal gruppo argentino assicura che "i produttori di soia e i proprietari terrieri" finanziano i gruppi paramilitari per perseguitare i leader contadini.
Nel frattempo, il Ministero degli Interni tiene una benda sugli occhi riguardo la situazione. Le autorità di polizia considerano questi gruppi armati "partner strategici", che lavorano come "eserciti di riserva" che inoltre non costano nulla allo stato.
In questo modo, poliziotti e paramilitari possono affrontare la "crescente violenza e criminalità" dei principali centri urbani del paese, dove vivono molti dei contadini che sono stati cacciati dalle loro terre dalle monocolture di soia geneticamente modificata.

Fonti: Grupo de Reflexion Rural

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Multinazionali: Ex presidenti della Enron colpevoli di cospirazione e frode
Venerdì 26 maggio 2006

Il fondatore ed ex presidente della compagnia statunitense Enron (che si occupa del settore energetico), Kenneth Lay, e il suo successore, Jeffrey Skilling, sono stati dichiarati colpevoli di diverse accuse di cospirazione e frode giovedì scorso.
Lay è stato dichiarato colpevole da una giuria popolare per i sei capi di imputazione contestatigli mentre Skilling per altri 19 su un totale di 28.
I due dirigenti sono stati accusati di aver attuato manovre finanziarie al fine di occultare le perdite economiche della compagnia e di aver esagerato i benefici che otteneva con lo scopo di attrarre gli investitori.
Secondo il quotidiano spagnolo 20 minutos, la giuria ha dichiarato nel suo verdetto che entrambi dirigenti hanno più volte mentito per coprire una vasta rete di frodi contabili e operazioni fallite, che hanno trascinato la Enron alla bancarotta.
Manca ora la decisione finale del giudice incaricato del caso, attesa per l’11 settembre.
Sempre secondo 20 minutos, se il giudice dovesse confermare il verdetto emesso dalla giuria, i due ex dirigenti della Enron potrebbero scontare pene per un totale di 230 anni di carcere.

Tradotto da Arianna Ghetti –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Interviste: “Il governo centrale ha un atteggiamento meramente mercantilista”
Venerdì 26 maggio 2006

L’organizzazione ambientalista salvadoregna Cesta – Amici della Terra El Salvador ha organizzato lunedì scorso una conferenza stampa nella capitale del paese, San Salvador, per manifestare il proprio rifiuto della politica adottata dal governo per affrontare la crisi energetica.
Nel corso della conferenza stampa sono intervenuti il presidente di Cesta, Ricardo Navarro, e uno dei membri dell’organizzazione, Raquel Cruz.
Cesta critica il governo di El Salvador, con a capo Elías Saca, di pensare solamente alle dighe come modo per generare energia.
“Abbiamo riscontrato un’attitudine meramente mercantilista nel governo centrale, (...) tratta il tema dell’energia con un criterio strettamente economico”, ha affermato Ricardo Navarro durante la conferenza stampa.
L’attivista ha spiegato che le dighe idroelettriche hanno “un impatto ecologico terribile ed implicano inoltre sfollamenti di massa”.
Secondo Navarro, è un “errore” analizzare il tema energetico tenendo conto solamente del fattore economico. “Dovremmo mantenere un approccio integrale, che sia naturalmente economico ma anche ecologico, sociale e politico”, ha sottolineato il presidente di Cesta.
E ha dichiarato: “Per quale motivo non sfruttiamo le nostre risorse per togliere la gente dalla povertà? Questo è un approccio sociale. Perché non utilizziamo le nostre risorse per vedere in che modo siamo in grado di ridurre la dipendenza dagli altri paesi? Questo è invece un approccio di tipo politico”.
Secondo Navarro, il governo di Elías Saca dovrebbe distinguere tra diversi tipi di industrie per decidere quali meritano fornitura di elettricità e quali no.
“Ci sono industrie che sono altamente distruttive per l’ambiente, per esempio l’industria mineraria, e tale industria chiede elettricità. Non bisognerebbe dargliela” ha affermato. Ha inoltre aggiunto che bisognerebbe sfruttare meglio altre forme di produzione di energia, come per esempio l’energia solare.
Tuttavia, Navarro ha anche avanzato una critica alla società salvadoregna e a se stesso per gli inutili consumi di elettricità. “Quante volte accendiamo la luce in casa anche se c’è ancora il sole fuori?”, si è chiesto.

Tradotto da Arianna Ghetti –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Secondo gli imprenditori honduregni “regolare l’attività estrattiva significa chiudere con gli investimenti”.
Venerdì, 26 maggio 2006

La lobby imprenditoriale è più forte della volontà politica

E’ in corso una dura controversia fra le organizzazioni ambientaliste e gli imprenditori in Honduras sull’avanzamento della Legge sull’Attività Estrattiva, la cui approvazione era prevista per la metà del mese di maggio.
Ma le pressioni delle organizzazioni imprenditoriali sul Congresso ha causato la “sospensione temporanea” della promulgazione della legge del quadro regolatorio.
Le imprese criticano il divieto di realizzare pratiche a cielo aperto, sostenendo che disposizioni di questo genere “demotivano gli investimenti” di capitali stranieri.
Il settore imprenditoriale, inoltre, boccia le leggi vigenti in materia di durata delle concessioni di sfruttamento, assegnate dallo stesso Esecutivo.
Pretendono che i permessi di esplorazione e sfruttamento siano di “almeno” venti anni, mentre attualmente le concessioni del governo ne durano dieci.
Rappresentanti di base della Chiesa Cattolica e delle comunità colpite dallo sfruttamento hanno criticato questa settimana l’efficace pressione esercitata dalla lobby mineraria.
Secondo questi l’”incredibile potere” delle multinazionali, per la maggior parte impegnate nell’estrazione dell’oro, calpesta un “processo di consenso” fra i partiti politici honduregni, che si è protratto per diversi anni.
Tali accordi prevedevano l’approvazione di un quadro regolatorio per l’attività estrattiva che tenesse in considerazione i suoi possibili impatti ambientali e sulla salute dell’uomo.
Gli oppositori dell’attività estrattiva basano le loro denunce su uno studio dell’ingegnere chimico Flaviano Bianchini sugli effetti dell’uso di sostanze inquinanti da parte della società Entremares.
La ricerca rivela che la ditta canadese ha inquinato l’acqua destinata al consumo umano, il sangue delle persone e degli animali.
Bianchini assicura di aver rilevato “indici esagerati di alcalinità e salinità” nell’acqua vicina al giacimento.
La ricerca sui danni provocati dall’estrazione dell’oro comprende informazioni su malformazioni riscontrate su neonati, con “deficienze visive mai registrate prima nella regione”.

Informazione di: Prensa Latina Tierra Viva

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Tradotto da Orsetta Spinola –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

La Corte Interamericana dei Diritti Umani accusa il Paraguay di violare i diritti degli indigeni
Venerdì, 26 maggio 2006

Gli indigeni paraguaiani dell’etnia Enxet saranno risarciti economicamente dallo Stato del Paraguay, dopo che la Corte Interamericana dei Diritti Umani ha decretato una “sistematica violazione dei diritti sulla terra e attentati contro la vita”.
La sentenza della Corte Interamericana dei Diritti Umani ha stabilito che 14.000 ettari di terra dovranno essere restituiti agli indigeni, nel dipartimento di Presidente Hayes, entro un termine di 4 anni.
Queste terre, che la corte internazionale ha qualificato come “rubate”, appartengono attualmente all’allevatore di bestiame tedesco, Heriber Roedle.
La sentenza ha ordinato allo Stato del Paraguay di promuovere la creazione di un “fondo per la sviluppo comunitario”, per favorire “progetti per l’istruzione, l’edilizia, l’agricoltura e la salute” che beneficiano le comunità Enxet.
Ci si aspetta che lo Stato del Paraguay investa almeno 1 milione di dollari nella creazione di questo fondo.
Il Paraguay è già stato condannato lo scorso anno per un caso simile, che coinvolgeva altre comunità indigene.
Ci sono 85.000 indigeni nel Paraguay, metà dei quali vivono nella regione settentrionale del Chaco, principalmente nei dipartimenti di Presidente Hayes e Boqueron.

Fonti: Adital

Traduzione di Elena Tagliata – Progetto Terre Madri- Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

La milizia sudanese ha assassinato più di 100 contadini in Ciad
Venerdì, 26 maggio 2006

L’organizzazione in difesa dei diritti umani, Human Rights Watch, ha dichiarato giovedì che la milizia filo-governativa sudanese janjaweed ha assassinato ad aprile più di 100 contadini nella parte orientale del Ciad.
Secondo il giornale spagnolo 20 minutos, testimoni presenti al fatto hanno spiegato che il massacro è avvenuto il 12 e il 13 aprile, quando la milizia araba janjaweed muoveva verso l’est del Ciad, con lo scopo di attaccare la capitale di quel paese, N’Djamena.
Le uccisioni hanno avuto luogo in vari paesi nell’est del Ciad, nelle vicinanze della regione di conflitto del Darfur, situata ad ovest del Sudan.
Secondo il giornale spagnolo, il direttore di Human Rights Watch in Africa, Peter Takirambudde, ha affermato che “la milizia sudanese continua a muoversi attraverso il Ciad e a perseguitare ed assassinare la gran parte dei proprietari terrieri”.
La crisi del Darfur è iniziata nel febbraio del 2003, quando ribelli sudanesi si sono sollevati contro il governo che era sotto il controllo arabo e la discriminazione nella distribuzione delle limitate risorse del paese.
Secondo l’Human Rights Watch, i Janjaweed hanno ottenuto prima del 2003 armi, addestramento ed equipaggiamento necessari per combattere contro i ribelli del governo sudanese.
Ci sono parecchie cifre pubblicate sul numero di persone che sono morte nel Darfur a causa del conflitto e della crisi umanitaria. Le cifre vanno da 30.000 a 300.000.
Più chiaro sembra essere il numero delle persone che sono state evacuate con la forza: circa 2 milioni.
Gran parte delle regioni del Sudan dove vivevano le popolazioni rurali, sono ora devastate a causa del conflitto. Questo provoca un estrema scarsità di cibo, in un paese dove le aree coltivabili sono poche.

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Il presidente Fox, un socio della Casa Bianca
Giovedì, 25 maggio 2006

Poche ore prima che il senato degli Stati Uniti approvasse l’invio di 6.000 soldati al confine messicano, il presidente del Messico, Vicente Fox, ha definito il suo governo come “partner ed alleato” della Casa Bianca nella lotta contro il terrorismo, il crimine organizzato e il traffico di persone.
La dichiarazione del presidente messicano concorda con l’approvazione della cosiddetta riforma sull’immigrazione, che – tra le altre cose – autorizza l’esercito statunitense ad uccidere gli immigrati privi di documenti che cercano di attraversare il confine.
La proposta legislativa raccomanda l’uso di “spari mortali” al confine come forma di “autodifesa”.
Il presidente Fox ha definito la riforma sull’immigrazione come “comprensiva”, perché include il “rafforzamento” della sicurezza del confine. Egli ha sottolineato che il Messico “non favorisce la migrazione clandestina”.
Secondo quanto affermato dal presidente, la politica estera del suo paese attraversa una fase di “approccio costruttivo” con il governo degli Stati Uniti.
La legge sull’immigrazione, che oggi sarà finalmente votata dal senato statunitense, include anche la costruzione di un muro lungo 600 km al confine tra Messico e Stati Uniti.
In questi giorni il presidente Fox è in visita negli Stati Uniti ed ha espresso molte volte il suo appoggio alla “riforma migratoria integrata”.
Secondo Fox, nel caso in cui venga approvata questa versione dell’emendamento, almeno l’80 per cento dei 5 milioni e mezzo di messicani privi di documenti che vivono negli Stati Uniti, regolarizzeranno la propria situazione.
Durante la sua visita, il presidente Fox è stato insultato da un gruppo di attivisti anti-emigranti, che portavano striscioni con su scritto motti del tipo: “Fox, go home”, “Fox, fix Mexico”, e “Fox, take your illegals home” (lett. “Fox, a casa”, “Fox, aggiusta le cose in Messico”, “Fox, porta i tuoi clandestini a casa”).
Fonti: La Jornada

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Bolivia, Venezuela e Cuba rafforzano la propria strategia di cooperazione
Giovedì 25 maggio 2006

I presidenti di Bolivia e Venezuela, Evo Morales e Hugo Chávez, firmeranno questo venerdì nella regione del Chapare boliviano, situata nel dipartimento centrale di Cochabamba, più di 200 accordi in diverse aree di settore, tra le quali spiccano il settore minerario, gli idrocarburi e il settore agricolo.
Gli accordi prevedono la creazione di imprese statali miste per la realizzazione di aziende strategiche in questi settori.
La Bolivia firmerà anche accordi con il governo cubano in settori quali la sanità, l’educazione e lo sviluppo lavorativo, tra gli altri. Sebbene il presidente cubano Fidel Castro non parteciperà alla riunione di venerdì, il governo di questo paese sarà rappresentato dal suo vicepresidente, Carlos Lage.
Gli accordi che vogliono sottoscrivere i tre paesi si inseriscono nell’ambito della strategia commerciale di sviluppo comune, l’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA).
Secondo il quotidiano boliviano La Prensa, il ministro venezuelano delle Industrie e delle Risorse Minerarie, Víctor Álvarez, ha dichiarato che il suo paese “possiede risorse che la Bolivia non ha e viceversa. Separati, siamo piccoli Stati di fronte alle grandi multinazionali, ma uniti possiamo favorire le risorse nazionali”.
Uno dei principali accordi che Cuba e Venezuela firmeranno sarà quello relativo alla creazione di una partnership per l’industrializzazione del gas naturale boliviano, che si chiamerà Petroandina.
Sempre secondo La Prensa, grazie a questa partnership, l’industria petrolifera statale boliviana Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos “avrà il controllo sulle aziende con almeno il 51 per cento di partecipazione azionaria”.
Il quotidiano boliviano spiega che l’industrializzazione del gas, da utilizzare per esempio nella produzione di materiali plastici e fertilizzanti che possono essere successivamente esportati, è uno dei principali obiettivi del governo di Evo Morales. Egli riconosce che non c’è esperienza nel paese per portare avanti questo processo, ragion per cui la collaborazione venezuelana risulta fondamentale.

Un altro accordo molto importante che firmeranno Morales e Chávez si riferisce alla creazione dell’impresa mista Minera del Sur (Minersur), con l’obiettivo di sviluppare progetti binazionali di sfruttamento dei giacimenti minerari.

Tradotto da Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Nuovo conflitto Mapuche in Cile
Giovedì 25 maggio 2006

Le industrie di salmoni guadagnano profitti milionari nella Regione di Los Lagos (Cile)

Comunità indigene cilene, appartenenti al popolo Mapuche, stanno lottando contro l’installazione di un progetto industriale nella cosiddetta regione di Los Lagos, nel sud del paese.
Funzionari della compagnia Los Fiordos – Agrosuper hanno annunciato qualche settimana fa l’intenzione di costruire una fabbrica produttrice di alimenti per salmoni nella zona, provocando così l’immediata reazione degli abitanti.
I Mapuche vivono nella località costiera di Pargua, dove nel corso di diversi anni si sono battuti contro l’impresa di pesca Long-Beach, che voleva costruire una fabbrica di farina e olio di pesce.
Secondo quanto affermano ora in relazione al progetto della fabbrica produttrice di alimenti per salmoni, diverse volte hanno chiesto informazioni alle autorità ambientali regionali sul progetto industriale, ma dall’ufficio statale si sono sempre rifiutati di fornire qualsiasi tipo di informazione.
Rivelano inoltre che il direttore dell’ufficio, José Luís García, ha detto loro che per l’impresa Los Fiordos “non c’è bisogno” di sottostare ad alcun sistema di valutazione di impatto ambientale.
La ragione apportata da García è stata che l’impresa “aveva acquistato un progetto già valutato”, secondo quanto denunciano i Mapuche.
Il progetto di costruire e rendere operativa la nuova Fabbrica produttrice di alimenti che verrebbe collocata a due chilometri da Pargua, avrebbe un costo approssimativo di cinque milioni di dollari.
I Mapuche dichiarano che l’iniziativa industriale potrebbe contaminare i fiumi interni a causa dell’impiego di fungicidi, come ad esempio il verde malachite, e criticano inoltre la coltura di salmoni per i suoi gravi impatti sulle altre specie di pesci.

Fonte: Diario El Gong

Tradotto da Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Principali risoluzioni del 2° Congresso Kichwa di ECUARUNARI
Mercoledì 24 maggio 2006

Confederazione dei Popoli e delle Nazionalità Kichwa dell’Ecuador (ECUARUNARI)

Esigere la nazionalizzazione delle risorse, rimanere vigili riguardo al Trattato di Libero Commercio (TLC) e alla Occidental Petroleum (OXY) e partecipare con un proprio candidato alle prossime elezioni.

Quito, 22 maggio 2006

Nella città di Cañar si è svolto dal 18 al 20 maggio il 2° Congresso dei Kitchwa dell’Ecuador (ECUARUNARI),
con la partecipazione dei delegati dei 14 popoli. A questo congresso hanno partecipato anche membri del Consiglio Governativo della CONAIE, istituzioni indigene come CODENPE (Consiglio per lo Sviluppo delle Nazionalità e dei Popoli dell’Ecuador - NdT), DINEIB (Direzione Nazionale per l’Educazione Interculturale Bilingue – NdT), Salud Indígena, deputati, ospiti internazionali e organizzazioni fraterne. Le risoluzioni principali sono le seguenti: come Kichwa, esigere dal governo di Palacio la nazionalizzazione delle risorse strategiche quali petrolio, idrocarburi, elettricità, telecomunicazioni e miniere. La non privatizzazione di risorse naturali come acqua, Páramo (altopiano andino - NdT), boschi, e così via. La sospensione definitiva del Trattato di Libero Commercio (TLC) e rimanere vigili sull’interruzione dell’OXY in modo che il governo non indietreggi.
Il 2° Congresso dei Kichwa ha confermato la decisione presa in occasione dell’ultimo Congresso di Pachakutik in Ambato, ovvero presentarsi alle prossime elezioni con un proprio candidato. Dopo un’approfondita analisi e diversi dibattiti, si è giunti a sostenere l’attuale presidente della CONAIE, Luis Macas, come candidato alla Presidenza della Repubblica e aprire un’ampia alleanza che comprenda tutti i settori sociali, per nazionalizzare il petrolio ed instaurare l’Assemblea Costituente.
A livello internazionale, condannare il massacro dei fratelli indigeni in Colombia, che stanno protestando contro il TLC. Appoggiare il fratello Evo Morales, presidente della Bolivia, come candidato al premio Nobel per la Pace. Rafforzare l’integrazione dei popoli attraverso il Trattato del Commercio dei Popoli e rafforzare la proposta dell’Alternativa Bolivariana per l’America Latina e il Caribe (ALBA).
Solidarietà con il popolo dei nostri fratelli a Cuba, con la rivoluzione bolivariana in Venezuela, con il movimento Sin Tierra in Brasile, con il movimento zapatista in Messico e con le varie lotte di resistenza dei popoli indigeni. Partecipazione al Forum Sociale Mondiale, come alternativa dei popoli di fronte al neoliberalismo e terrorismo dell’impero.

In ultimo, è stato ri-eletto Humberto Cholango come presidente di ECUARUNARI per altri 3 anni e il nuovo vice presidente il compagno Silverio Cocha della provincia di Chimborazo.

Si veda la notizia di Radio Mundo Real sullo stesso argomento:
El presidente de la CONAIE sería candidato a la presidencia de Ecuador

Traduzione di Benedetta Scardovi-Mounier – Revisione di Arianna Ghetti - Progetto Terre Madri –Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Morto un altro minatore in Messico
Mercoledì, 24 maggio 2006

Un minatore è morto e altri quattro sono rimasti feriti a causa di un incidente occorso lunedì, nella miniera La Luz, nello stato di Coahuila.
La miniera La Luz si trova a circa 30 chilometri a sud-est di Pasta de Conchos, un’altra miniera situata nel Coahuila e dove tre mesi fa sono morti 65 minatori rimasti intrappolati a 150 m sotto terra. I loro corpi non sono stati ancora ritrovati.
Secondo il giornale messicano La Jornada, l’incidente nella miniera La Luz si è verificato quando si è rotto il cordone che sosteneva il carrello di traino che porta in fondo alla miniera, facendolo precipitare a 300 metri di profondità.
Precipitando, il carrello ha rotto alcune travi che ne hanno provocato il cedimento, seppellendo il minatore morto. Gli altri quattro minatori sono riusciti a saltare fuori dal carrello, salvandosi così la vita.

La miniera è di proprietà della società San Patricio, specializzata nello sfruttamento del carbone.
Secondo La Jornada, il sindacato dei minatori ha chiesto agli enti messicani del lavoro di effettuare un censimento di tutti i pozzi minerari presenti nel Coahuila, e di studiare la possibilità di firmare un accordo di collaborazione tra il governo e i minatori.
L’obiettivo è quello di portare la sicurezza nel lavoro ai minatori, che in Messico sono terribilmente sfruttati.
Secondo l’emittente radiofonica olandese, Radio Nederland, nello stato di Coahuila si trovano il 95 per cento delle riserve di carbone e la maggior parte delle miniere del paese.
La Jornada aggiunge che il Segretario della Sicurezza Sociale, Prevenzione e Igiene del sindacato dei minatori, Rubén Ruiz, ha spiegato che il permesso di operare nei pozzi minerari si ottiene attraverso contratti stipulati dallo stato messicano.
“Questa è la ragione per cui il governo può ritirare le licenze in quei pozzi che non riescono ad osservare le misure di sicurezza che garantiscono la vita e l’integrità fisica dei lavoratori”, ha sottolineato Ruiz.

Traduzione di Elena Tagliata – Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Syngenta e Dupont insieme danno impulso alla vendita di semi transgenici
Mercoledì, 24 maggio 2006

I transgenici guadagnano terreno ma continuano a trovare resistenza in varie parti del mondo

Le compagnie Syngenta e Dupont, che si occupano al momento di agroalimentazione, stanno lavorando per la creazione di una impresa unica che permetta loro di interscambiare brevetti sulla tecnologia genetica con speciale attenzione ai semi di mais e soia. In questo modo le imprese cercano di espandersi e guadagnare nuovi mercati.
Uno degli obiettivi fondamentali di Syngenta, di origine svizzera, e Dupont, statunitense, è di competere alla pari con la maggiore produttrice di semi transgenici del mondo, la anch’essa statunitense Monsanto.
Il nome della joint venture, creata con un accordo ad aprile, sarà GreenLeaf Genetics e avrà la sua sede nella città statunitense di Omaha, nello stato del Nebraska.
Tramite questo accordo ogni impresa può commercializzare autonomamente e con il proprio marchio i semi transgenici di cui ha il brevetto la contraparte.
D’accordo con l’agenzia stampa EFE, Syngenta e Dupont hanno spiegato che l’accordo consentirà alle imprese statunitensi e canadesi, in linea di massima, di accedere ad un maggior numero di semi di mais e di soia manipolati geneticamente.
Le due imprese sperano di potersi espandere in futuro su altri mercati oltre a quelli degli Stati Uniti e del Canada.
Questo accordo è il secondo per importanza che le due compagnie hanno sottoscritto nel 2006. A febbraio Syngenta ha ottenuto una licenza esclusiva a livello mondiale per la realizzazione del nuovo insetticida della Dupont, Rynaxypyr. Dupont ha acquisito, da parte sua, il diritto mondiale a lavorare con il funghicida Acanto de Syngenta.

Traduzione di Sonia Chialastri - Progetto Terre Madri –Traduttori per la Pace – Radiomundoreal –www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Amnesty International denuncia che la guerra contro il terrorismo ha favorito le pratiche di tortura
Mercoledì 24 maggio 2006

L’organizzazione Amnesty International ha presentato martedì a Londra, capitale del Regno Unito, il suo rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nel mondo nel 2005.
Nel rapporto, l’organizzazione denuncia soprattutto le gravi conseguenze causate dalla guerra contro il terrorismo incoraggiata dai paesi ricchi – in particolare dagli Stati Uniti – che Amnesty ritiene responsabili di distogliere la propria attenzione dalle grave violazioni di diritti umani perpetrate nel mondo.
L’organizzazione spiega che il prezzo della guerra contro il terrorismo lo pagano le persone più vulnerabili del pianeta.
Secondo il quotidiano spagnolo El País, la segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, ha dichiarato che “quando i potenti sono troppo arroganti per riformare le proprie strategie, il prezzo più alto lo pagano i più poveri e indifesi”.
Khan ritiene che “la guerra contro il terrore ha fallito e continuerà a fallire” e ha chiesto ai paesi che favoriscono questa battaglia di utilizzare la stessa energia che impiegano per portarla avanti per opporsi alla tortura.
Secondo El País, il rapporto di Amnesty International stabilisce che in 104 dei 150 paesi presi in esame si sono registrati casi di torture o maltrattamenti, soprattutto nella base statunitense di Guantánamo, provincia cubana situata nel sudest del paese, in Iraq e Afghanistan.
Non tutte le violazioni dei diritti umani sono avvenute nel quadro della guerra contro il terrorismo; tuttavia, Amnesty International spiega che questa battaglia fa rinascere antiche forme di repressione e gli Stati si sentono più sicuri nel perpetrare gli abusi.
L’organizzazione ha chiesto la chiusura immediata del centro di detenzione di Guantánamo e la liberazione o il processo dei detenuti.
Secondo Amnesty International, dal gennaio 2002 sono stati incarcerati a Guantánamo circa 800 persone sospettate di aver commesso azioni terroriste, ma nessuna di loro è stata condannata per alcun delitto.

Secondo il quotidiano messicano La Jornada, gli Stati Uniti hanno messo in discussione il rapporto di Amnesty International e hanno rifiutato le accuse di tortura contro i sospettati di terrorismo.
Il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Sean McCormack, ha affermato che “nessuno è sottoposto a torture a Guantánamo”.
Anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha denunciato che nel suddetto centro di detenzione i militari statunitensi torturano i prigionieri e ne ha chiesto la chiusura in diverse occasioni.

Vedere notizie correlate su Radio Mundo Real:
La ONU tiene pruebas de torturas cometidas en Guantánamo

Estados Unidos no permite a ONU inspeccionar libremente cárcel de Guantánamo

Borrador de informe de ONU pide cierre de prisión estadounidense de Guantánamo

Continuan las demandas exigiendo el cierre del centro de detencion norteamericano en Guantanamo, Cuba

ONU reiteró pedido de cierre de Guantánamo a Estados Unidos

Tradotto da Arianna Ghetti revisione di Sonia Chialastri –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Bolivia: Si Conoscerà Presto Quale Impresa Sfrutterà il Giacimento di Ferro del Mutún
Martedì, 23 Maggio 2006

Il governo della Bolivia ha confermato che il 30 maggio si saprà qual è l’impresa che sfrutterà il giacimento minerario del Mutún, nel dipartimento di Santa Cruz. Il Mutún è considerato uno dei più grandi giacimenti di ferro del mondo.
Secondo il giornale boliviano El Mundo, il Ministro delle Risorse Minerarie, Walter Villarroel, ha dichiarato che ci sono tre imprese che competono alla gara d’appalto per lo sfruttamento del giacimento di ferro. Queste imprese sono l’anglo-olandese Mittal Steel, l’indiana Jindal Steel and Power, e l’argentina Siderar.
Secondo la rivista boliviana Bolpress, il Ministro della Pianificazione e dello Sviluppo, Carlos Villegas, non ha escluso la possibilità che nessuna delle tre imprese abbia consegnato le proprie offerte e che la gara venga dichiarata senza concorrenti. In quel caso, ci sarebbe un nuovo bando di gara d’appalto internazionale.
Il contratto che sarà firmato tra lo stato della Bolivia e l’impresa che opererà nel giacimento del Mutún, non durerà più di 40 anni.
Secondo la Bolpress, il Mutún è un gigantesco giacimento di ferro, con una superficie di 60 chilometri quadrati.
Si stima che ci siano oltre 40 mila milioni di tonnellate di minerali di ferro e che la produzione annuale sarà di circa 100 milioni di dollari.
L’Organizzazione Indigena Chiquitana, che riunisce oltre 450 comunità di 5 province del dipartimento di Santa Cruz, che vivono nelle terre dove si trovano i giacimenti del Mutún, hanno inviato una lettera a Evo Morales chiedendogli di sospendere il bando di gara d’appalto.
Gli indigeni Chiquitanos credono che la gara d’appalto violi i diritti degli indigeni stipulati nella Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).

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Rivendicazione a Vienna della gestione pubblica dell’acqua
Lunedì, 22 maggio 2006

Il movimento internazionale a difesa dell’acqua continua a richiedere la gestione pubblica della risorsa.
La "Assemblea sulle Campagne per l’Acqua", una delle attività realizzate nell’ambito dell’Incontro Intrecciando Alternative II svolte a Vienna, capitale dell’Austria, ha riaffermato la necessità di una gestione pubblica dell’acqua e del far sì che la risorsa resti fuori dagli accordi commerciali firmati a livello mondiale.
Intrecciando Alternative II ha riunito migliaia di persone di organizzazioni non governative e rappresentanti della società civile europea e latinoamericana, che hanno denunciato l’Unione Europea di favorire accordi commerciali con l’America Latina ad essa pregiudizievoli.
L’incontro si è svolto parallelamente al IV Summit dei Capi di Stato e di Governo dell’America Latina e dei Caraibi e dell’Unione Europea, svoltosi sempre a Vienna.
Nel seminario "Assemblea sulle Campagne per l’Acqua. Interscambio di esperienze e alternative contro la privatizzazione dell’acqua" sono stati rivendicati anche i punti consensuali del Foro Internazionale a Difesa dell’Acqua, che si è tenuto a marzo in Messico, parallelamente al IV Foro Mondiale dell’Acqua. Tra questi punti è stato dato rilievo alla dichiarazione sull’acqua quale diritto umano fondamentale.
I partecipanti al seminario sull’acqua di Vienna hanno richiesto inoltre l’abolizione del Centro Internazionale di Regolamentazione delle Differenze Relative agli Investimenti (CIADI), il tribunale di arbitraggi commerciali della Banca Mondiale.
A questo centro ricorrono le imprese private che offrono l’erogazione dell’acqua, anche quando non hanno adempiuto ai contratti di lavoro, per richiedere agli stati che rescindono da tali accordi di pagare gli indennizzi di milioni di dollari.
Durante l’incontro si è discusso anche della necessità di lavorare per frenare gli investimenti della Banca Europea di Investimento nel settore dell’acqua, e promuovere in cambio la gestione pubblica della risorsa idrica.
Gli attivisti che erano presenti a Vienna hanno convocato inoltre le organizzazioni e i movimenti sociali che lavorano per l’acqua a livello mondiale, al fine di svolgere azioni in tutto il mondo tra il 20 e il 31 ottobre, nell’ambito di quello che verrà definito Ottobre Azzurro.
Il mese di ottobre è altamente significativo per i sostenitori dell’acqua quale diritto umano a livello mondiale. Ad esempio, il 31 ottobre si celebra il plebiscito in Uruguay del 2004, attraverso cui più del 60% della cittadinanza ha deciso di riformare la Costituzione del paese consentendo il passaggio dell’erogazione dell’acqua interamente in mano statale cosicché la sua gestione e distribuzione non sia guidata da criteri esclusivamente economici.

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Il presidente della CONAIE candidato alla presidenza dell’Equador.
Lunedì, 22 maggio 2006

Il 2° Congresso della Confederazione dei Popoli di Nazionalità Kichwa dell’Equador (ECUARUNARI) ha proclamato come precandidato alla presidenza del paese Luis Macas, attuale presidente della Confederazione delle Nazioni Indigene dell’Equador (CONAIE).
L’informazione arriva dall’agenzia stampa equadoriana Ciudadanía Informada, che ha spiegato che Macas ha ottenuto il 90% delle adesioni dei 1500 partecipanti al Congresso, che è iniziato giovedì nella città di Cañar, nel centro del paese.
Secondo quanto sostiene Ciudadanía Informada, il Congresso ha anche deciso che l’attuale presidente di ECUARUNARI, Humberto Cholango, manterrà questo incarico per il periodo 2006-2009.
I partecipanti al Congresso, fra i quali anche rappresentanti di nazionalità indigene non equadoriani, richiedono al governo dell’Equador, presieduto da Alfredo Palacio, la nazionalizzazione degli idrocarburi, e di servizi strategici come elettricità o telecomunicazioni.
Gli indigeni hanno anche discusso la necessità di lottare affinché non si privatizzino risorse come l’acqua, che in generale si trovano nei territori indigeni.
I rappresentanti dei popoli originari hanno anche avvertito in Cañar che è importante rimanere allerta sul comportamento del governo riguardo al Trattato del Libero Commercio (TLC) che vuole firmare con gli Stati Uniti.
Anche se le negoziazioni sono in fase di stallo e le autorità statunitensi hanno affermato che non verranno riprese, gli indigeni equadoriani preferiscono non considerare conclusa la battaglia contro il TLC per evitare soprese.
L’estinzione del contratto con l’impresa petrolifera statunitense Occidental Petroleum viene considerata dai kichwa come l’inizio di un nuovo processo, la cui sfida sarà il controllo della gestione degli idrocarburi e dei profitti da parte della Petroecuador, l’impresa petrolifera statale.

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La Cina ha inaugurato la più grande centrale idroelettrica del mondo
Lunedì, 22 maggio 2006

La Diga delle Tre Gole è più grande, e dannosa, del progetto di Itaipú

Il governo cinese ha inaugurato sabato la più grande centrale idroelettrica del mondo, i cui lavori di costruzione sono iniziati tre anni fa e hanno richiesto un investimento di circa 23 mila milioni di dollari.
Si tratta del progetto Tre Gole, costruito sul fiume Yangtzè, che misura più di 2.300 metri di longitudine e 185 metri di altezza.
Secondo quanto affermato dai rappresentanti del governo cinese l’opera sarà la “chiave per la domanda energetica” necessaria all’economia del paese, una delle più importanti del mondo.
La stampa cinese e le agenzie internazionali hanno ribattezzato questo megaprogetto la “nuova grande muraglia cinese”.
Però diversi gruppi ambientalisti hanno messo in allarme sui possibili “gravi impatti ecologici”, e hanno reso noto che il bacino della diga corre il rischio di essere contaminato dai rifiuti delle città e dei paesi vicini.
In base alle stime dei suoi promotori, l’attività di questa mega diga comporterà l’allontanamento di 1,3 millioni di persone.
Tuttavia, le organizzazioni che sin dall’inizio si sono opposte all’iniziativa stimano che alla fine saranno colpite dalla centrale idroelettrica circa due milioni di persone.
Secondo quanto segnalato dai gruppo ecologisti, questo “controverso progetto” rappresenta inoltre un grave “rischio geologico”.

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La Biodiversità in Bolivia
di Jubenal Quispe
Lunedì, 22 maggio 2006

Per il suo dislivello di altitudine, che oscilla tra i 130 e i 6.542 metri sul livello del mare, la Bolivia è uno degli otto paesi più ricchi del mondo per diversità biologica. Il suo territorio comprende 4 biomasse, 32 regioni ecologiche e 199 ecosistemi.
Tra questi gli ecosistemi di Los Yungas, la Amazzonia, il Bosque Chiquitano, il Gran Chaco e i Boschi Interandini. In questo spazio geografico megadiverso convive una delle riserve silvestri più grandi del mondo.
Il territorio boliviano rappresenta appena lo 0,2% della superficie mondiale. I suoi boschi rappresentano circa il 3,5% di quelli del mondo. Tuttavia, nei suoi territori si trova tra il 30 e il 40% di tutta la diversità biologica mondiale.
La Bolivia è tra i 10 paesi più “diversi” per vertebrati, con una approssimazione di 2.902 specie, distribuite tra 398 specie di mammiferi, 277 specie di rettili, 635 specie di pesci, 204 specie di anfibi e 1.398 specie di uccelli. Quest’ultima situa la Bolivia come settima potenza a livello mondiale per la diversità di uccelli.
Le oltre 20.000 specie di piante superiori che si trovono nel territorio boliviano collocano la Bolivia tra i primi 11 paesi del mondo con il maggior numero di specie di piante, e sesto in America del Sud.
Di questa diversità di flora e fauna un’alta percentuale sono specie endemiche. Vale a dire, vivono solo nell’area delimitata. La maggiore concentrazione di piante endemiche si trovano nelle Ande. Più specificatamente in Los Yungas e nelle valli asciutte interandine. 106 specie della fauna boliviana sono endemiche, delle quali circa il 90% si trova in Los Yungas.
Nel 2002 si è formato il Gruppo dei Paesi Megadiversi con Spiriti Affini composto da 14 paesi (Brasile, Sudafrica, Cina, Costa Rica, Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, India, Indonesia, Kenya, Messico, Venezuela e Malesia). Questi paesi rappresentano il 70% della biodiversità del pianeta, e il 45% della biodiversità culturale.
Questa è la Bolivia biodiversa, sconosciuta a molti boliviani e boliviane e nota agli interessi stranieri che cercano il momento opportuno per impossessarsene e impadronirsene. Per ignoranza, e alcune volte per necessità di sopravvivenza, distruggiamo e lasciamo distruggere quotidianamente tale ricchezza biologica. Ricchezza che non sappiamo con esattezza a quanto corrisponde, dato che il nostro territorio è ancora un mistero para la taxonomia, e non esiste una banca dati nazionale che registri con esattezza ciò che abbiamo. Siamo ancora in tempo per conoscere e amare ciò che possediamo. Forse dopo potrebbero restarci solo nostalgiche fotografie. Allora, sarà troppo tardi per lamentarci.

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Giorno Internazionale della Diversità Biologica: gravi minacce alle zone aride
Lunedì, 22 maggio 2006

Il Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), Kofi Annan, ha sollecitato per questo lunedì, nel Giorno Internazionale della Diversità Biologica, la protezione delle zone aride del mondo. Secondo le informazioni dell’agenzia stampa EFE, Annan ha chiesto “attenzione urgente” sul deterioramento che colpisce le zone aride del mondo, dove 2.300 specie sono a rischio di estinzione.
Il Segretario Generale dell’ONU ha detto che otto dei dieci paesi meno sviluppati del mondo si trovano in regioni aride, in quelle aree vivono circa 2.000 milioni di persone (quasi un terzo della popolazione mondiale).
Da parte sua l’organizzazione ambientalista Greenpeace ha richiesto la creazione di una rete mondiale di aree forestali e marine protette.
Secondo il quotidiano messicano La Jornada, la modifica dell’uso del suolo nelle terre aride e il loro eccessivo sfruttamento, principalmente attraverso attività agricole, ha portato al degrado di circa il 20% degli ecosistemi, provocando desertificazione e siccità.
In base alle informazioni del media spagnolo Consumer, Greenpeace ricorda che i paesi firmatari della Convenzione sulla Diversità Biologica hanno assunto l’impegno di stabilire una rete mondiale di aree forestali e marine protette, per assicurare la conservazione della biodiversità.
L’organizzazione ambientalista avverte che meno del 10% dei boschi del pianeta sono inalterati e aggiunge che l’estinzione di specie animali e vegetali è approssimativamente 1.000 volte maggiore rispetto alle epoche precedenti alla comparsa dell’essere umano.

Traduzione di Sonia Chialastri - Progetto Terre Madri –Traduttori per la Pace – Radiomundoreal –www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

I prigionieri Mapuche hanno ricominciato lo sciopero della fame
Lunedì 22 maggio 2006

Mentre organizzazioni sociali di tutto il mondo appoggiano la “causa dei quattro prigionieri politici Mapuche”, questi ultimi hanno deciso venerdì scorso di ricominciare lo sciopero della fame, dopo un’ulteriore “condotta a tradimento” da parte del governo cileno.
Secondo un comunicato diffuso dagli scioperanti – i quali sono stati 63 giorni a digiuno chiedendo la propria scarcerazione - il governo cileno “ha tradito ancora una volta” la buona volontà dei nativi attraverso “inganni e menzogne”.
Il comunicato dei prigionieri Mapuche dichiara che “tutte le accuse” contro di loro sono “false”, e che sono state inventate a partire da una prospettiva legale di carattere “razzista e discriminatorio”. Aggiungono inoltre che nella loro “lotta per la libertà” stanno “mettendo a rischio” la propria vita.
I quattro attivisti Mapuche si trovano in carcere accusati di essere gli autori di un attentato contro la compagnia forestale Mininco nel 2002.
I giudici cileni hanno condannato i Mapuche a dieci anni di prigione e a pagare una considerevole somma di denaro come indennizzo alla compagnia.
Un comunicato divulgato dalla coalizione ‘Forum Sociale per la Democrazia’, solidale con i prigionieri Mapuche, denuncia che le istituzioni dello Stato cileno si basano su “criteri discriminatori, repressivi, razzisti, classisti e indolenti”.
Aggiungono che mediante meccanismi del genere gli apparati dello Stato “si sono storicamente scontrati con la legittima lotta del popolo Mapuche per i propri diritti”.
Le organizzazioni firmatarie della dichiarazione dichiarano inoltre che la Mininco occupa terre “storicamente appartenenti” alle comunità indigene fin dai “tempi ancestrali”.
Denunciano che l’impresa ha utilizzato forze militari del regime dittatoriale, con a capo il leader di estrema destra Augusto Pinochet, per cacciare le comunità indigene nel 1977.
Secondo quanto dichiarano questi gruppi, la situazione dei quattro prigionieri in sciopero di fame costituisce un “mancato compimento della promessa” pronunciata il sei gennaio dalla presidentessa Michelle Bachelet, quando assicurò che durante il suo mandato sarebbe terminata la “criminalizzazione del popolo Mapuche”.
“Com’è possibile che dopo tutto questo, si possa affermare che in Cile sia vigente un vero Stato di diritto? Di quale democrazia stiamo parlando?”, concludono le organizzazioni cilene nel proprio comunicato.

Fonti: http://www.mapuexpress.net/ http://www.nodo50.org/azkintuwe

Tradotto da Arianna Ghetti rev. Daniela Cabrera –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

L’Unione Europea si avvale dell’OMC per convertire il Brasile in un deposito di pneumatici usati
Lunedì 22 maggio 2006

L’importazione di pneumatici usati è proibita in Brasile dal 1991, e si inserisce in un’ampia legislazione, vigente da 50 anni, che vieta l’importazione di beni usati. Tuttavia, diverse misure provvisorie approvate dal Potere Giudiziario di fronte a richieste avanzate da compagnie brasiliane che riutilizzano pneumatici usati hanno permesso l’introduzione tra il 1990 e il 2004 di più di 34 milioni di pneumatici usati.
I pneumatici usati, importati in larga misura dall’Unione Europea, vengono riutilizzati in Brasile, estendendo in questo modo la propria durata.
A metà di quest’anno, è entrata in vigore in Europa una legislazione che vieta la disposizione finale di pneumatici usati nei depositi sanitari.
Questo fa sì che l’Unione Europea debba affrontare un problema ambientale di grandi dimensioni, della forma di 300 milioni di pneumatici buttati all’anno. La soluzione a questo problema sarebbe di aprire i mercati del Sud a cui destinare i propri residui, avvalendosi dell’OMC.
Tuttavia, la questione dei pneumatici usati è chiaramente una problematica ambientale, poiché dopo il loro riutilizzo, milioni di pneumatici si trasformano in residui di difficile compattazione, facilmente infiammabili e luoghi favorevoli per la riproduzione degli agenti portatori di dengue e febbre gialla.
Uno studio realizzato dal Ministero della Salute del Brasile nell’anno 2003, ha rivelato che in 284 paesi di diversi Stati i pneumatici sono stati la fonte principale di riproduzione della zanzara Aedes Aegipti, portatrice di dengue.
L’Unione Europea ha chiesto che venga condotto uno studio e ha avviato una controversia in occasione di un pannello arbitrale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio sulla legislazione brasiliana, esigendo che al Brasile venga garantito lo stesso trattamento riservato all’Uruguay - socio del MERCOSUR - per i propri pneumatici usati.
La differenza è che dall’Uruguay provengono al massimo circa 130 mila pneumatici usati all’anno, mentre dall’Unione Europea ne starebbero arrivando 30 milioni.
Il caso presentato dall’Unione Europea si basa sul fatto che certe misure vigenti in Brasile limitano l’importazione di pneumatici usati e tali misure non si applicano ad altri paesi.
Questo si spiega dopo che il Brasile fu citato dall’Uruguay di fronte ad un tribunale commerciale del MERCOSUR, e obbligato ad aprire le proprie frontiere ai pneumatici usati uruguaiani.
Il Brasile possiede la più grande flotta di veicoli dei paesi in via di sviluppo, scartando circa 40 milioni di pneumatici all’anno. Questo trasforma il paese in un mercato molto attraente per i milioni di pneumatici utilizzati e scartati dai paesi europei.
Diverse organizzazioni di diritti umani ed ecologiste stanno organizzando una campagna che mette in guardia sui pericoli per l’ambiente e la salute pubblica derivanti dall’importazione di milioni di pneumatici.
Un comunicato emesso dalle organizzazioni dichiara che
“l’importazione di pneumatici usati rappresenta un
aumento effettivo del passivo ambientale, una volta
che ogni pneumatico usato e riutilizzato passa ad
avere la metà della vita utile rispetto ad un pneumatico nuovo. Nel momento in cui importiamo prodotti già scartati, dobbiamo in realtà cercare di risolvere un problema ambientale riguardo la “destinazione finale” di questi prodotti.

Tradotto da Arianna Ghetti revisione di Daniela Cabrera–Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

 

NEWS DELLA SETTIMANA DAL 15 AL 21 MAGGIO 2006

Saramago difende i mapuche, Bachelet le multinazionali
di Marcos Roitman Rosenmann*
domenica, 21 maggio 2006

La presidentessa del Cile, Michelle Bachelet, indossa un abito azzurro e si trova a suo agio. Il suo ambasciatore, il democristiano Enrique Krauss –voluto da Endesa e da Martín Villa, suo attuale direttore generale, al governo di Ricardo Lagos- s’incarica di depennare dalla lista ed eliminare ogni persona molesta durante il ricevimento ufficiale per gli intellettuali e gli esponenti della cultura che il regno di Spagna offre alla sua invitata.
La segretaria di Stato per la Cooperazione Internazionale, Leire Pagin, e la ministra per la Cultura,
Carmen Calvo, accompagnano alla Casa de América l’ospite con due discorsi pieni di promesse. Tuttavia, prima che la presidentessa del Cile prenda la parola, come previsto, parlerà il premio Nobel per la Letteratura, José Saramago.
Ma l’intervento, grazie alla sua intelligenza, spezza la dinamica insignificante e vuota dell’atto. La sua improvvisata architettura discorsiva fa supporre un insperato cambio di rotta. Il volto della presidentessa del Cile perde il colorito rosato e impallidisce, sono le 10:30 della mattina del 10 maggio 2006. Il suo viaggio diventa meno piacevole. Si sente scomoda, disturbata dal discorso del premio Nobel portoghese. Il suo sguardo chiede delle spiegazioni. E il seguito che l’accompagna capisce che il letterato lusitano sta oltrepassando il limite: dall’etichetta agli espliciti atti di accusa alle autorità cilene. I mormorii degli invitati indicano opinioni contrastanti. Alcuni appoggiano lo scrittore e sorridono complici. Altri si schierano apertamente con la presidentessa e affibbiano allo scrittore portoghese il consueto aggettivo di comunista. La delegazione cilena s’incupisce e l’ambasciatore Krauss, ex ministro dell’Interno, insieme a Frei Montalva, uomo grigio, oppressore e corrotto che ha partecipato alla trama civile del golpe militare contro Salvador Allende con il fratello Jaime, generale dell’esercito attualmente sotto processo per aver torturato fino alla morte nel campo di concentramento di Pisagua sette militanti di sinistra, lo insulta insieme ai suoi accompagnatori. Dentro di sè Krauss pensa che è stato un errore, accettare l’idea della ministra della Cultura, Carmen Calvo. La sua proposta era più sensata, l’oratore doveva essere Mario Vargas Llosa, Carlos Fuentes o Jorge G. Castañeda. Non vale la pena rischiare l’immagine del Cile e la sua politica estera per uno scapestrato che approfitta di ogni occasione per screditare il paese, le istituzioni e la sua democrazia. I discorsi etici che trattano l’attività dei governi sulla concertazione in materia di violazione dei diritti umani, quando si tratta della popolazione aborigena, è una questione che non risponde alla realtà del XXI secolo. Si deve procedere allo sterminio e all’erradicazione tramite l’etnocidio. Oggi si applica la legge antiterrorista ai mapuche e li si condanna per aver difeso i loro territori e la loro cultura.
Ma cosa ha dato fastidio alla presidentessa del Cile e al suo ambasciatore, così come alla ministra e alla segretaria di Stato?
Il discorso di Saramago è passato sotto silenzio, e anche la stampa spagnola, cilena ed estera lo
nasconde senza dargli alcuna importanza. La presidentessa Bachelet non ha neppure contestato il suo interlocutore, dimostrando la sua insensibilità nei confronti di uno sciopero della fame che potrebbe concludersi con la morte dei mapuche sottoposti ad un giudizio privo di garanzie e con gravi lacune procedurali anche nel suo svolgimento.
Così glielo ha fatto sapere Saramago: "Voglio chiederle di concentrare la sua attenzione sui mapuche(...) Parlo della loro condizione di mapuche e di cileni, e di come i diritti dei cileni sembrano non riguardarli(...) Questi abitanti nativi che sono stati estromessi da tali diritti, sono ora attaccati dalle multinazionali che vengono ad espropriargli le terre per costruire industrie", e ha proseguito... "Io le chiedo che quanto sto per dirle non venga riferito alle autorità, ma c’è stato un tempo in cui sono andato in Cile e ho partecipato ad una riunione clandestina con una comunità mapuche, e quando ho lasciato il Cile, mi sono reso conto che quei mapuche erano stati arrestati ed erano in carcere...". Ha poi fatto riferimento alla democrazia e ai suoi valori per la protezione degli esseri umani.
La risposta della presidentessa è stata laconica di fronte alla realtà che colpisce il popolo mapuche. Non ha dedicato neppure un minuto. Ha detto solo, nel peggiore stile populista, che il tema delle popolazioni indigene è sempre stata una questione di profonda preoccupazione. Ma stava nascondendo la realtà. Conosce la situazione del popolo mapuche, doveva dare una risposta alla politica di sterminio ed etnocidio riconosciuta dalla relazione del relatore per il Cile alle Nazioni Unite, Rodolfo Stavenhagen, nel caso di Endesa e la nona regione, senza dimenticare lo sciopero della fame, che da due mesi viene portato avanti dai quattro dirigenti incarcerati e sul punto di morire. Espropriazione delle terre, false accuse, arresti illegali, accuse e giudizi in applicazione della legge antiterrorista. Il colonialismo interno è una pratica che definisce oggi l’attività dei governi sulla concertazione. La presidentessa ha difeso lo stato di diritto e la proprietà privata, le azioni delle forze dell’ordine, la legalità vigente e i diritti dei latifondisti. Ogni giorno i mapuche vengono sottoposti ad una politica di oppressione, visto che le loro terre sono ricche di risorse naturali, flora e fauna. Le multinazionali si sono alleate con i governi per mettere fine ai popoli e alle culture indigene tramite la violenza estrema. Nel XIX secolo, Bartolomé Mitre disse a Sarmiento che di umano l’indio aveva solo il sangue di color rosso. Oggi, in pieno secolo XXI, in Cile, Michelle Bachelet continua a prendere alla lettera questa affermazione, nella guerra contro il popolo mapuche, solo che ora sono le multinazionali a sostenerla. Presidentessa, non risparmi sangue di mapuche, ciò che hanno di umano è il rosso del loro sangue, per questo si può prescindere da questa specie.

Grazie, Saramago, per il coraggio.

* Pubblicato su La Jornada di Città del Messico.

Traduzione di Sonia Chialastri, rev. Daniela Cabrera - Progetto Terre Madri –Traduttori per la Pace – Radiomundoreal –www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Il Governo boliviano rifiuta le raccomandazioni del FMI
Venerdì, 19 maggio 2006

Il governo boliviano presieduto da Evo Morales ha rifiutato le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI) che lo esortavano a negoziare un risarcimento alle compagnie petrolifere colpite dalla nazionalizzazione degli idrocarburi, decretata dal governo all’inizio di maggio.
Secondo Red Erbol, il ministro delle finanze boliviano, Luis Arce, ha detto che il FMI non può proporre raccomandazioni politiche di questo genere, perché l’eventuale decisione di negoziare o no con una qualsiasi impresa spetta al governo della Bolivia.
Il portavoce del FMI, Masood Ahmed, aveva suggerito al governo di Morales di negoziare con le compagnie petrolifere straniere un risarcimento contro i beni nazionalizzati, oltre alle caratteristiche dei nuovi contratti per operare nel paese.
Secondo Ahmed le negoziazioni potrebbero determinare “la disponibilità di capitale privato nazionale e straniero investibili nel settore degli idrocarburi della Bolivia”.
Il portavoce del FMI ritiene che la nazionalizzazione degli idrocarburi comporterà “conseguenze economiche di larga portata”.
Secondo Red Erbol, il premio Nobel per l’Economia del 2001, Joseph Stiglitz, ha detto in Bolivia che la nazionalizzazione degli idrocarburi attuata dal governo Morales implica semplicemente la il recupero da parte dello stato Boliviano di ciò che gli appartiene, e pretende un giusto risarcimento per le risorse naturali.
Stiglitz, statunitense ed ex capo economista della Banca Mondiale, ritiene che adesso Morales deve pensare ad altri settori da riportare nelle mani dello Stato boliviano, oltre ad occuparsi opportunamente dell’istruzione e della salute.
L’economista si è recato in Bolivia per fornire consulenze al governo di questo paese riguardo alle politiche di commercio internazionale e relazioni economiche.
Stiglitz ha criticato i trattati di libero commercio (TLC) imposti dagli Stati Uniti ed ha affermato che una delle conseguenze di questi sarà la morte di molte persone che non avranno accesso, ad esempio, ai farmaci.
I brevetti sui farmaci e l’aumento della loro validità temporale, una delle grandi pretese dei negoziatori degli Stati Uniti nei TLC, consentono la produzione di farmaci esclusivamente a chi ne ha detiene i diritti, che approfittando della scarsa reperibilità li vendono a prezzi altissimi.

Traduzione di Orsetta Spinola - Progetto Terre Madri –Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Joseph Stiglitz, ex capo economista della Banca Mondiale

Pascal Lamy ammette che i TLC "non sono equi per i paesi piccoli"
Venerdì, 19 magio 2006

Il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) Pascal Lamy ha ammesso, questa settimana, nella città svizzera di Ginevra, che i trattati di libero commercio (TLC) bilaterali sono strumenti “poco equi” per le economie più deboli.
Lamy ha sottolineato in un’intervista pubblicata dal quotidiano peruviano El Commercio che “non si può negare” che gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la Cina si trovano in una posizione “più comoda in occasione di negoziazioni con un paese piccolo”.
L’alto dirigente dell’OMC ha spiegato tale “vantaggio comparativo” delle parti negoziatrici delle grandi potenze mondiali in base ai “grandi mercati e grandi risorse” di cui dispongono.
“Lo squilibrio è inevitabile e il paese piccolo dovrà accettare condizioni meno eque”, ha aggiunto Lamy.
Inoltre, sostiene, le economie più deboli dovrebbero optare per negoziazioni multilaterali come quelle promosse dall’OMC.
Il direttore del’organismo, che ha fatto queste dichiarazioni durante una conferenza stampa per giornalisti latinoamericani, ha aggiunto che i TLC di Perú e Colombia con gli Stati Uniti “prevedono elementi pregiudiziali per le loro economie”.
Nonostante abbia sostenuto che a causa della sua posizione all’interno dell’OMC non può esprimersi riguardo a tali accordi bilaterali, ha affermato di avere l’impressione che le economie latinoamericane “sono in pericolo”.
Lamy ha concluso che questi trattati dei paesi andini saranno valutati dall’OMC per determinare se “violino qualcuna delle sue norme”.
Immediate le reazioni degli stupiti e alquanto sconcertati promotori peruviani del TLC.
Il ministro del Commercio Estero e del Turismo, Alfredo Ferrero, ha respinto ieri le dichiarazioni di Lamy ed ha chiesto che l’OMC stabilisca “regole più eque” al suo interno.
“Il fatto che i TLC non siano equi non significa che non siano proficui. Lo sarebbero ancor di più se l’OMC avesse maggior potere regolativo su questioni come i sussidi”, ha sottolineato Ferrero.
Il ministro ha sostenuto che paesi come il Perú “non possono sperare” che l’OMC risolva tutti i problemi, e nel frattempo devono “promuovere l’accesso ad altri mercati in ambito bilaterale”.

Informazione di: El Comercio

Traduzione di Orsetta Spinola - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Pascal Lamy: contro il libero commercio o contro il bilateralismo?

L’ONU richiede la chiusura di Guantanamo agli Stati Uniti
Venerdì 19 maggio 2006

Il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ha richiesto agli Stati Uniti la chiusura della base militare / prigione che si trova nella baia di Guantanamo, nella parte sud-est dell’isola di Cuba, dichiarando che si tratta di una struttura che “viola le norme internazionali”.
Secondo quanto hanno dichiarato esperti indipendenti dell’ONU dopo avere esaminato Guantanamo, nonostante l’opposizione di Washington, le autorità militari statunitensi hanno l’obbligo di “abolire qualsiasi tecnica di interrogatorio” che costituisca “maltrattamento o tortura”.
La relazione pubblicata questa mattina riporta come esempio di “tecniche illecite” l’uso di cani durante gli interrogatori.
Specifica inoltre che, nel caso di Guantanamo, si tratta senza dubbio di una prigione di “detenzione segreta”, dove le accuse a carico dei detenuti sono sconosciute.
Secondo le conclusioni dei rappresentanti dell’ONU questo tipo di tecniche “viola le norme internazionali”. Gli Stati Uniti applicano lo stesso regime in altre prigioni segrete in Iraq e in Afganistan.
Le autorità statunitensi giustificano queste tecniche clandestine nell’ambito della “lotta contro il terrorismo”, e tengono come prigionieri centinaia persone, la maggioranza delle quali di religione islamica, sospettati di appartenere a gruppi terroristici.
Il Comitato contro la tortura dell’ONU ha richiesto all’inizio di maggio la presenza a Ginevra di 30 delegati degli Stati Uniti per illustrare le pratiche usate in questi centri di detenzione.
Gli inviati statunitensi hanno eliminato gli ultimi dubbi. I rappresentanti di Washington hanno difeso le loro posizioni fermando che a Guantanamo i casi di abuso sono “relativamente pochi”.

Fonte: Reuters ABN

Traduzione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri –Traduttori per la Pace – Radiomundoreal –www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Organizzazioni e manifestanti denunciano la Respol YPF in Spagna
Venerdì 19 maggio 2006

La Controcommissione delle Persone Colpite dalla Repsol YPF e la campagna internazionale “Chi deve a chi?” hanno organizzato nelle giornate di sabato e domenica delle attività di denuncia contro l’industria petrolifera ispano-argentina Repsol YPF a Madrid, capitale spagnola, e a Barcelona e Tarragona, città situate nel nordest della Spagna.
La Controcommissione delle Persone Colpite dalla Repsol YPF raggruppa persone, comunità che hanno subito danni dall’industria petrolifera e diverse organizzazioni, per creare reti di riflessione e di denuncia delle attività della compagnia. È stata creata come alternativa alle commissioni di azionisti della Repsol YPF.
La campagna internazionale “Chi deve a chi?” riunisce persone e organizzazioni che cercano di costruire uno spazio di analisi e di lavoro contro il debito esterno ed ecologico e i meccanismi che lo generano.
Le due campagne hanno organizzato sabato scorso a Barcellona un seminario dal titolo “Impatti sociali e ambientali della Repsol YPF nel Nord e nel Sud”.
Durante questo seminario si è discusso della compagnia petrolifera ispano-argentina in relazione con il debito ecologico, la crisi energetica e la perdita di sovranità dei popoli.
Nel corso dell’incontro, rappresentanti del popolo boliviano Guaraní Itika Guasu, che vive nel dipartimento di Tarija (nel sud del paese), hanno illustrato gli impatti sociali, ambientali e culturali causati dalle attività della Repsol YPF nelle loro terre.
Domenica scorsa a Tarragona i rappresentanti indigeni boliviani assieme a più di 60 persone hanno organizzato una manifestazione contro una fabbrica petrolchimica della Repsol YPF, con lo scopo di denunciare l’irresponsabilità sociale corporativa dell’impresa.
Questa domenica più di 100 manifestanti si sono riuniti in una piazza di Madrid sotto lo slogan “La Bolivia ha diritti. La Repsol ruba”.
Le diverse organizzazioni facenti parte della Controcommissione delle Persone Colpite, la campagna “Repsol Mata” (lett. “La Repsol Uccide”) (che opera a livello internazionale contro la compagnia petrolifera) e la campagna “Chi deve a chi?”, tra le altre, continueranno ad organizzare attività in diverse città spagnole.
A metà giugno si riunirà la Commissione degli Azionisti della Repsol YPF a Madrid e parallelamente anche la Controcommissione delle Persone Colpite da questa stessa impresa.

Vedere notizie correlate su Radio Mundo Real:
Repsol YPF opera en Neuquén "con la complicidad del Gobierno de la provincia que es el que les da seguridad jurídica"
Repsol YPF "invade en América Latina cientos de comunidades, decenas de territorios indígenas y áreas protegidas"
Indígenas bolivianos reclaman en España pago de indemnización de Repsol YPF

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace – Radiomundoreal –
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La Stora Enso studia la possibilità di installare una fabbrica di cellulosa in Argentina
Venerdì 19 maggio 2006

La Stora Enso, multinazionale produttrice di pasta di cellulosa, ha già avviato le negoziazioni con il governatore della provincia argentina di Corrientes, situata nel nordest del paese, per la costruzione di una fabbrica di cellulosa nel territorio.
Le trattative si stanno portando avanti senza sollevare molto polverone, per via della crisi fra Uruguay e Argentina a causa dell’installazione di due fabbriche di cellulosa nel dipartimento uruguaiano di Río Negro, situato nella parte occidentale del paese e separato dalla provincia argentina di Entre Ríos solo dal fiume Uruguay.
L’Argentina chiede che si fermino i lavori a Río Negro per permettere di condurre uno studio sugli impatti ambientali che assicuri che le fabbriche non contamineranno oltre i limiti consentiti.
La Stora Enso, finanziata da capitali svedesi e finlandesi, sta considerando anche altri luoghi dove potersi installare, come per esempio la provincia di Misiones (vicina a Corrientes e nella quale sono già attive tre fabbriche di cellulosa), o lo Stato brasiliano di Rio Grande do Sul, situato nel sud del paese, tra gli altri.
Secondo il quotidiano economico El Cronista Comercial de Argentina, il governatore della provincia di Entre Ríos (vicina a Corrientes), Jorge Busti, avrebbe avvertito il governatore di Corrientes, Arturo Colombi, che sarebbe un “atto di ipocrisia” negoziare l’installazione di una fabbrica di cellulosa.
Nel frattempo, e paradossalmente, il segretario argentino dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile, Atilio Savino, ha inaugurato martedì scorso la prima riunione della Commissione Nazionale per la Conservazione e l’Utilizzo Sostenibile della Diversità Biologica.
L’obiettivo di questa commissione è quello di identificare le carenze del paese in materia di protezione della biodiversità e di pianificare una strategia nazionale di biodiversità, allo scopo di preservare specie, geni ed ecosistemi.
Secondo la rivista Argentina Forestal, il sottosegretario dell’Ambiente del paese, Homero Bibiloni, ha dichiarato che lo Stato argentino ha preso coscienza del fatto che la biodiversità è una risorsa strategica da preservare e che “si sta passando dagli accordi politici alle azioni programmatiche”.
Savino ha dichiarato che l’incontro aveva come obiettivo principale quello di generare politiche locali di conservazione.
Bibiloni ha aggiunto che “la produzione e (la protezione dell’) l’ambiente non sono termini antagonistici”.

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

"Costruire un progetto alternativo, basato sul progresso nazionale, la sostenibilità, la pace e la giustiza sociale"
Mercoledì, 17 Maggio 2006

L’Unione Europea e il Centroamerica hanno stabilito che inizieranno a negoziare un accordo di associazione tra le due macroaree, che includerà un Trattato di Libero Scambio (TLC in castigliano).
La decisione è stata adottata la settimana scorsa, a Vienna, nel corso del IV Forum tra i governi dell’America Latina e dei Carabi e L’Unione Europea.
L’accordo comprenderebbe, oltre al Trattato di Libero Scambio, il dialogo e la concertazione sui temi di attualità e di rilevanza mondiale e la cooperazione tra le due regioni.
Ángel Ibarra, integrante della “Red Ciudadana contra el Comercio e Inversión (Sinti Techan)” di El Salvador, che raggruppa diverse organizzazioni di questo paese, si era pronunciato alcune settimana fa sostenendo che esiste “la minaccia per i nostri popoli” che a Vienna comincino formalmente le negoziazioni tra l’Unione Europea e il Centroamerica.
In una intervista rilasciata a Carlos Santos, dell’organizzazione ambientalista “Redes – Amigos de la Tierra Uruguay”, Ibarra ha indicato alcune basi sulle quali si discuterà l’accordo di associazione tra gli stati dell’America Centrale e l’Unione Europea.
L’attivista salvadoregno sostiene che il Centroamerica ha, attualmente, una relazione con l’Europa che “si colloca al livello più basso (...) Oggi, politicamente, l’Unione Europea appare essere molto vicina alla politica statunitense nella regione”.
Ibarra se è riferito alla politica di cooperazione, che avrebbe dovuto essere negoziata nell’accordo di associazione. Ha dichiarato che “sempre più gli europei chiamano cooperazione con il Centroamerica, l’allineamento agli interessi commerciali”.
Riguardo al TLC Ibarra ha detto che “ciò che vuole ottenere l’Europa con questo trattato non è favorire il Centroamerica nel suo commercio verso l’Unione Europea”. In realtà, per Ibarra, l’Europa cerca di rafforzare la sua presenza nell’America Centrale, ottenendo benefici attraverso alcuni passi del TLC come quelli riguardanti “gli investimenti, la proprietà intellettuale, gli acquisti governativi, la clausola della nazione maggiormente favorita, che sono il spina dorsale del TLC”.
Sulle imprese europee presenti in El Salvador, principalmente spagnole, Ibarra ha sottolineato le conseguenze delle loro azioni sull’ambiente e il loro inadempimento delle norme che regolano il lavoro salariato.
“In campo lavorativo queste imprese proibiscono la sindacalizzazione degli operai e non rispettano i diritti dei lavoratori e le leggi nazionali che li riguardano (...) C’è una flessibilizzazione dell’orario di lavoro (tra le altre cose si lavora più di otto ore) che significa una precarizzazione del lavoro in El Salvador”, ha dichiarato il rappresentate di Red Sinti Techan.
“Queste imprese si caratterizzano per utilizzare tecnologia di scarto, ormai inutilizzabile in Europa, e non si attengono alle norme internazionali di protezione dell’ambiente e, molto meno, a quelle europee”, ha aggiunto Ibarra.

Traduzione di Gianni Tarquini Progetto Terre Madri – Traduttori Per la Pace – RadioMundoReal www.terremadri.it www.traduttoriperlapace.org

L'Ecuador Ordina l'Estinzione del Contratto tra lo Stato e la Società Petrolifera Statunitense Occidental Petroleum
Mercoledì, 17 Maggio 2006

Lunedì, il Ministro ecuadoriano dell'Energia, Ivan Rodriguez, ha decretato l'estinzione del contratto tra lo stato e la società petrolifera statunitense Occidental Petroleum.
Mentre il movimento indigeno ecuadoriano festeggiava la decisione, sulla quale c'erano molti dubbi, le autorità del governo statunitense hanno avvisato che l'estinzione del contratto significava la fine delle negoziazioni tra i due paesi per la firma di un Trattato di Libero Commercio (TLC).
Ivan Rodriguez ha agito da giudice nella causa contro l'Occidental Petroleum, accusata dal pubblico ministero e dalla società petrolifera di stato Petroecuador di non aver soddisfatto il contratto.
L'Occidental Petroleum, nota anche come Oxy, ha venduto il 40 per cento delle sue azioni di un pozzo petrolifero in Amazzonia alla società canadese Encana, senza darne avviso allo stato ecuadoriano.
Rodriguez ha ordinato alla Petroecuador di prendere immediatamente il controllo degli impianti e dei giacimenti di petrolio della Oxy, cosa che l' azienda di stato ha già iniziato a fare.
Secondo un articolo pubblicato dalla rivista argentina Argenpress, scritto dal giornalista Kintto Lucas, che lavora in Ecuador, la Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (CONAIE) ha accolto la decisione contro la Oxy.
Il presidente della CONAIE, Luis Macas, ha dichiarato che "l'ordine di estinzione del contratto della Oxy, dopo le manifestazioni del movimento indigeno e di altri movimenti sociali, dimostra che quando agiamo insieme, quando camminiamo insieme, quando non siamo divisi, otteniamo importanti vittorie per il paese".
Il leader indigeno ha aggiunto che "più che di una vittoria del movimento indigeno, questa è una vittoria di tutto il paese. È una vittoria di coloro che lottano per un paese migliore e più giusto, un paese che non esclude né discrimina nessuno".
Macas ha anche detto che il governo deve ora definitivamente concludere le negoziazioni per un TCL con gli Stati Uniti.
Secondo il giornale ecuadoriano El Universo, il portavoce dell'ufficio del rappresentante commerciale statunitense, Neena Mooriani, ha affermato che il governo degli Stati Uniti "ha rotto il dialogo con l'Ecuador per la firma di un Trattato di Libero Commercio".
Le autorità statunitensi sono convinti anche che la decisione del governo ecuadoriano sia una confisca dei beni di proprietà della Oxy.

Secondo quanto scritto nel giornale El Universo, il Sottosegretario Aggiunto per gli Affari dell'Emisfero Occidentale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Charles Shapiro, ha annunciato che la Oxy può ricorrere ad un accordo di investimenti bilaterale firmato tra l'Ecuador e gli Stati Uniti per regredire le misure.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal -
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I contadini si preparano ad occupare gli uffici statali in Paraguay
Mercoledì 17 maggio 2006

Circa diecimila contadini senza terra paraguaiani iniziano oggi una giornata nazionale di protesta per le “promesse non mantenute” del presidente Nicanor Duarte Frutos, e stanno organizzando una serie di occupazioni di uffici pubblici per “porre fine alle bugie”.
Secondo quanto dichiarano i lavoratori della Federazione Nazionale Contadina, il presidente ha promesso da alcuni mesi il pagamento di un sussidio per coprire le perdite causate dai cattivi raccolti degli ultimi anni.
La maggior parte dei contadini sono arrivati ad Asunción, capitale del paese, dai dipartimenti di Concepción, San Pedro e Caaguazú, nel nordest del paese, le zone più colpite dalle ultime ondate di siccità.
I lavoratori dichiarano che le autorità governative avevano promesso l’invio di fondi pubblici per l’acquisto di insetticidi, il recupero del suolo, oltre ad altri microcrediti destinati al settore produttivo.
Hanno anche affermato che diverse comunità contadine hanno organizzato altre manifestazioni nelle varie zone colpite, e che le proteste contro il governo proseguiranno a “tempo indeterminato”.
Durante la notte di martedì i manifestanti arrivati dall’interno del paese hanno montato un accampamento di fronte al Ministero dell’Agricoltura.
Odilón Espínola, della Federazione Nazionale Contadina, ha dichiarato ieri che la manifestazione è l’“unico modo per denunciare l’indifferenza e l’inefficienza del governo”.
Tuttavia, il Ministro dell’Agricoltura, Carlos Santacruz, comunque, ha affermato che i “compatrioti contadini” hanno troppa fretta, e che l’accordo prevedeva che il pagamento alle vittime sarebbe cominciato il 23 maggio. "Credo che abbiano ricevuto informazioni sbagliate”, ha aggiunto Santacruz.
Tuttavia, il dirigente agricolo Marcial Gómez ha rifiutato le dichiarazioni del funzionario, e ha affermato che il governo si pone come priorità “altre questioni non produttive”, che gli costano “molto denaro”.
Gómez ha citato come esempio le elezioni interne del Partito della maggioranza Colorado, che si svolgeranno in novembre.

Fonti: AP Jakueke

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Colombia: muore un indigeno durante scontri con la polizia.
Mercoledì 17 maggio 2006

Gli scontri durissimi tra polizia ed esercito colombiano da una parte e indigeni, contadini e rappresentanti di comunità nere dall’altra nel dipartimento di Cauca, nella parte occidentale del paese, hanno già provocato la morte di un indigeno, il ferimento di circa 50 persone e l’arresto di una quarantina di manifestanti, mentre una decina risultano dispersi.
Da lunedì, circa 15.000 persone si stanno mobilitando in diversi territori di Caldono e Piendamó, nel dipartimento di Cauca, e hanno bloccato una delle strade principali della zona.
Protestano, tra le altre cose, contro il Trattato di Libero Commercio (TLC) che la Colombia ha stipulato con gli Stati Uniti, contro la rielezione del presidente Álvaro Uribe e le fumigazioni delle piantagioni illegali.
I lavoratori e gli indigeni chiedono inoltre l’introduzione nel paese di una riforma agraria integrale e che il governo di Uribe firmi un nuovo accordo sul possesso delle terre e il rispetto dei diritti ancestrali dei popoli indigeni.
Secondo Radio Caracol di Colombia, durante gli scontri, la polizia cercava di sgomberare la strada e uno degli indigeni è stato raggiunto da un colpo d’arma da fuoco che gli è costato la vita.
Radio Cadena Nacional, un’altra emittente colombiana, rivela che l’organizzazione non governativa Coordinazione Colombia-Europa-Stati Uniti, denuncia che tre elicotteri dell’esercito colombiano hanno sparato colpi d’arma da fuoco e lanciato gas lacrimogeni contro i manifestanti. L’organizzazione aggiunge che sono si sono verificati anche “attacchi di militari e polizia a terra”.
Il Consiglio Regionale Indigeno di Cauca ha dichiarato che circa 300 membri dello squadrone mobile antisommossa sono intervenuti per reprimere la protesta.
Come solitamente accade in questi casi, rappresentanti del governo colombiano hanno dichiarato che tra i manifestanti si sarebbero infiltrati membri della guerriglia di sinistra, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), che starebbero anche facendo pressioni affinché vengano organizzate le manifestazioni.
Secondo Radio Cadena Nacional, il Ministro dell’Interno e della Giustizia, Sabas Pretelt, ha dichiarato che il governo “non permetterà il blocco delle strade”.
Il governatore di Cauca, Juan José Chaux, ha affermato che le autorità hanno l’ordine di sgombrare la strada bloccata il prima possibile. I leader indigeni chiedono la presenza a Cauca di almeno cinque ministri.
Oltre a questi episodi, sempre sulla linea della crudeltà verso i contadini colombiani, sono stati trovati i cadaveri di quattro lavoratori assassinati in un casolare nel dipartimento di Santander, situato nel centro del paese.
Rappresentanti dell’esercito colombiano non hanno esitato nel dichiarare che le FARC operano nel luogo dell’assassinio.

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Il 70 per cento dei Popoli che Soffrono di Fame sono Produttori di Generi
Alimentari

Martedì, 16 Maggio 2006

Quasi 200 rappresentanti del movimento contadino internazionale, principalmente membri di Via Campesina, hanno organizzato una manifestazione fuori della sede dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) a Ginevra, in Svizzera.
I dimostranti hanno protestato contro il neoliberalismo commerciale promosso dall'OMC, soprattutto nel settore dell'agricoltura. La manifestazione si è svolta mentre nella sede dell'OMC era riunito il Consiglio Generale dell'organismo per concludere le negoziazioni iniziate cinque anni fa, al Doha Round, celebrato alla fine del 2001.
L'obiettivo di queste negoziazioni è quello di rafforzare la liberalizzazione commerciale dell'agricoltura, dei prodotti industriali e dei servizi, tra le altre cose, attraverso la riduzione delle tariffe.
Via Campesina ha riunito centinaia di organizzazioni contadine di quasi 60 paesi e questa settimana a Ginevra continuerà ad organizzare attività parallele all'incontro dell'OMC.
Altre organizzazioni, come il gruppo ambientalista Amici della Terra Internazionale, FoodFirst Information ed Action Network, hanno sostenuto il lavoro di Via Campesina a Ginevra.
Radio Mundo Real ha intervistato uno dei coordinatori di Via Campesina in Europa, l'agricoltore basco Paul Nicholson.
Il leader contadino ha dichiarato che "oggi è il primo giorno dell'incontro dei ministri del Consiglio dell'OMC ed essi sono bloccati. Stiamo manifestando, dicendo che non può essere raggiunto nessun accordo, che ciò che stanno negoziando, la privatizzazione delle risorse naturali, la liberalizzazione del commercio alimentare, dell'industria e dei servizi, non può accadere".
"Non può succedere che il commercio venga posto al di sopra dei diritti umani, ambientali e dei popoli. Questo movimento non è contro il commercio, ma il commercio deve rispondere alle necessità dei popoli di tutto il mondo, invece che rispondere agli interessi delle multinazionali", ha aggiunto Nicholson.
Il coordinatore in Europa di Via Campesina ha trattato cifre preoccupanti sulla povertà e la pressione cui sono sottoposte le famiglie che vivono in zone rurali.
"Secondo le ultime cifre della FAO (Organizzazione per l'Alimentazione e l' Agricoltura), il 55 per cento degli abitanti del pianeta sono lavoratori agricoli, contadini, per lo più donne", ha riferito Nicholson.
"La maggior parte delle persone che soffrono di fame, e ce ne sono oggi più di 850 milioni, appartengono al mondo rurale. Le cifre della FAO indicano che il 70 per cento dei popoli che soffrono di fame sono precisamente produttori di generi alimenti", ha aggiunto il leader contadino.
Secondo Nicholson, "è chiaro che questa liberalizzazione del commercio, l' imposizione di un modello di commercio, un modello di produzione, di consumo, distrugge soprattutto il mondo rurale, la nostra economia locale, le nostre piccole imprese, la nostra coesistenza".
Ed ha concluso affermando che quel sistema "impone anche un modello di agricoltura senza agricoltori, basata sulle grandi aziende che intendono l' ambiente, il mondo rurale, la produzione agricola, come un semplice fatto commerciale. Non capiscono che è parte dell'identità di un popolo, dei diritti sociali ed ambientali, dei diritti dei contadini".

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Terre Madri - Traduttori per
la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Multinazionali: indigeni boliviani chiedono in Spagna il pagamento di un indennizzo da parte della Repsol YPF
Martedì 16 maggio 2006

Indigeni boliviani del popolo Guaraní Itika Guasu, che vivono nella provincia di O’Connor, nel dipartimento meridionale di Tarija, si trovano ora a Madrid, capitale spagnola, per chiedere all’impresa petrolifera di questo paese, la Repsol YPF, il pagamento di un indennizzo a causa degli impatti negativi provocati sul territorio boliviano.
Gli indigeni Guaraní chiedono alla Repsol YPF 42 milioni di dollari di risarcimento, per i danni che da dieci anni a questa parte la compagnia ha causato all’ambiente e alla cultura del popolo Itika Guasu.
L’ammontare del risarcimento sarebbe destinato a un piano di sviluppo per implementare i territori indigeni.
Il popolo Itika Guasu vive nelle terre comunitarie di origine di O’Connor, dove la Repsol YPF, tra le altre imprese, possiede il campo Margarita, una delle tre riserve di gas più importanti della Bolivia.
L’organizzazione non governativa boliviana CEADES (Colectivo de Estudios Aplicados al Desarrollo Social) appoggia la richiesta degli indigeni in Spagna.
Secondo il quotidiano boliviano Los Tiempos, Henry Guardia, membro di CEADES, ha dichiarato che i rappresentanti indigeni hanno intenzione di incontrarsi con i dirigenti della Repsol YPF e con autorità del paese, ai quali chiederanno che “lo Stato spagnolo si assuma le proprie responsabilità”.

Secondo Los Tiempos, uno dei leader di una comunità Itika Guasu che vive nel Campo Margarita, Fabián Callo, ha chiesto alla Repsol YPF di “cambiare atteggiamento e di rispettare le autorità Guaraní”.
“Fino all’arrivo della Repsol nel 1997 vivevamo tranquilli con gruppi di lavoro addetti alla produzione”, ma da allora “ci ha maltrattato, ci ha ingannati e ora ci ritroviamo più poveri”, ha aggiunto Callo.
Benildo Vaca, responsabile delle risorse naturali di Tarija, ha dichiarato inoltre che dopo 10 anni di attività della Repsol nel campo Margarita “non rimane alcun beneficio per la comunità”.

La Repsol YPF “ci divide, fa scomparire la nostra
cultura e abusa dei lavoratori indigeni”, ha spiegato
Vaca, il quale ha anche rivelato che l’impresa petrolifera “non ci ha consultato prima di entrare in una zona di terre comunitarie di origine, perché fanno ciò che vogliono”. Secondo Vaca, la presenza della Repsol YPF nelle terre del popolo Itika Guasu significa “una violazione sistematica dei diritti degli indigeni e dell’identità culturale del popolo Guaraní”.

Tradotto da Arianna Ghetti e revisione di Sonia Chialastri –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Incidenti in Cile durante manifestazione Mapuche
Martedì 16 maggio 2006

Organizzazioni indigene cilene, per la maggior parte appartenenti all’etnia Mapuche, hanno organizzato una manifestazione a Santiago, capitale del paese, a favore dei "quattro prigionieri politici”, che da più di sessanta giorni stanno facendo lo sciopero della fame in un carcere di Temuco.
Secondo quanto denunciato dai manifestanti, i quali hanno dichiarato che si tratta di un “chiaro esempio” di criminalizzazione della protesta, la manifestazione si è svolta “pacificamente”, tuttavia la “furia delle forze armate” ha causato gravi incidenti con i manifestanti.
Un comunicato degli organizzatori riporta che le forze della polizia hanno cominciato ad utilizzare cannoni caricati ad acqua “senza alcun precedente tentativo
di dialogo”, e a trattenere “ con la forza ” i manifestanti. “Soprattutto coloro che indossavano abiti tipicamente mapuche”, dichiarano nel comunicato .
Le organizzazioni a sostegno dei prigionieri hanno affermato che lo stato di salute degli scioperanti è “molto delicato”, e che gli indigeni rischiano di morire “in qualsiasi momento”.
Da parte sua, l’associazione dei familiari dei prigionieri ha emesso un altro comunicato nel quale esortano i parlamentari cileni a soddisfare le loro “giuste richieste”. “È sufficiente la volontà di 20 voti del parlamento perché i prigionieri politici possano ottenere la propria libertà”, rivelano.
Chiedono inoltre che la giustizia cilena riveda la sentenza che ha portato alla detenzione dei quattro attivisti, presunti responsabili di un incendio verificatosi nel dicembre 2001 nei territori dell’impresa forestale Mininco. Per questi fatti i quattro accusati sono stati condannati a dieci anni di prigione.
I familiari dei quattro scioperanti denunciano come l’intero processo giudiziario sia stato “costellato di irregolarità”.
Infine, i Mapuche lamentano che un “governo socialista” non abbia remore ad applicare leggi create dal “tiranno Pinochet”.

Fonte: Diario El Gong

Tradotto da Arianna Ghetti e revisione di Sonia Chialastri –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Organizzazioni Salvadoregne preoccupate per l'aumento della deforestazione.
Lunedì, 15 Maggio 2006

Il Comitato Ecologista di Los Planes de Renderos, appartenente alla municipalità di Panchimalco, El Salvador, continua a denunciare la distruzione di un'area protetta per far posto alla costruzione di 300 case.
L' organizzazione ambientalista Cesta – Amici della Terra El Salvador, sostengono le denunce del comitato ecologista.
Entrambe le organizzazioni hanno spiegato, nel corso di una conferenza stampa tenuta l'8 maggio, che il complesso residenziale chiamato “Quintas Doradas” distruggerà cinque lotti di terreni boschivi, cosa che sta già avvenendo.
Il progetto minaccia inoltre di esaurire le poche riserve di acqua dei Planes de Renderos e di altre aree della municipalità di Panchimalco.
Il progetto Quinta Dorada è gestito da un'impresa appartenente alla famiglia dell'attuale viceministro dei lavori pubblici Carlos Guerrero.
Secondo il quotidiano salvadoregno Co Latino, “il progetto preoccupa oltre 30.000 residenti dei Planes de Renderos”.
Il rappresentante dl Comitato Ecologista dei Planes de Renderos, Jaime Bairo, ha detto, durante la conferenza stampa, che si tratta di un progetto “enorme, una cosa mai vista in Planes de Renderos, il primo di quel genere”.
I costruttori “hanno ottenuto tutte le autorizzazioni ambientali, hanno il permesso del viceministro all'edilizia residenziale.
Il membro dell'organizzazione ecologista ha inoltre affermato che “presto si esaurirà la riserva d'acqua dei Planes de Renderos, e si vorrà portare l'acqua prelevandola da altre aree di Panchimalco, lasciando così otto villaggi a sud della municipalità senza acqua, si vogliono esaurire le riserve idriche dell'area”.
Il presidente di Cesta – Amici della Terra El Salvador, Ricardo Navarro, ha inoltre denunciato il taglio di alberi nella capitale del paese, San Salvador.
Una impresa costruttrice chiamata Abansa Ingenieros ha tagliato, l'altra settimana, 500 alberi, senza autorizzazione da parte del governo locale di San Salvador.
“Il governo locale aveva rifiutato di accordare le autorizzazioni, ma ciononostante 500 alberi sono stati tagliati” ha detto Navarro.

Traduzione di Giuseppina Vecchia, Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

I negoziati per il Trattato di Libero Commercio tra Ecuador e Stati Uniti rimangono a un punto morto.
Lunedì, 15 Maggio 2006

Non è ancora stata stabilita una data per la ripresa dei negoziati per la firma del Trattato di Libero Commercio (FTA) tra Stati Uniti ed Ecuador, e rimane incerto anche se questi avranno luogo.
Stando al giornale ecuadoriano La Hora, il ministro ecuadoriano per il commercio, Jorge Illignworth, ha affermato che, in base alle ultime dichiarazioni di funzionari statunitensi, i negoziati dovrebbero riprendere a breve.
Tuttavia l'agenzia giornalistica Argenpress cita frasi abbastanza pessimistiche del principale negoziatore ecuadoriano al FTA, Manuel Chiriboga, il quale afferma che il suo gruppo ha cercato di avvicinare i delegati del Dipartimento per il commercio degli Stati Uniti, ma che questi ultimi hanno sempre rifiutati i colloqui.
Chiriboga riconosce, sempre secondo Argenpress, che le possibilità di raggiungere un accordo sono abbastanza remote.
Ciò che appare piuttosto chiaro, è che ci sono in Ecuador due temi fondamentali, e che le posizioni del governo su questi temi possono facilitare un nuovo incontro con gli stati Uniti, o un definitivo divorzio.
Una di queste questioni riguarda le decisioni da prendere nei confronti della multinazionale statunitense Occidental Petroleum, che si trova ad affrontare un processo per aver ceduto parte delle proprie azioni in un pozzo in Amazonia alla società petrolifera canadese Encana senza la preventiva autorizzazione da parte dello stato ecuadoriano.
Se l'Ecuador dovesse rescindere il contratto con Occidental Petroleum, come viene richiesto da vari movimenti sociali del paese, e in particolare da movimenti indigeni, la possibilità di riprendere i negoziati si allontanerebbe ulteriormente.
Nelle scorse settimane, si sono sparse voci secondo le quali il governo ecuadoriano rinegozierà il contratto con Occidental e che cercherà una soluzione che non implichi la fine delle attività della compagnia statunitense in Ecuador.
Quella di oggi potrebbe rivelarsi una giornata chiave per il il futuro della compagnia. Secondo La Hora, Fernando Gonzales, presidente esecutivo dell'impresa petrolifera statale Petroecuador, esaminerà le possibilità giuridiche di accettare le proposte di rinegoziazione sottoposte da Occidental.
Da questa risposta dipenderà la rescissione o meno del contratto con la compagnia petrolifera.
L'altra questione fondamentale riguarda la possibilità che il governo ecuadoriano adotti misure legislative per garantire profitti economici alle compagnie petrolifere operanti nel paese.
I negoziati per la firma del Trattato di Libero Commercio si erano bloccati alla fine di marzo, dopo che il Congresso ecuadoriano aveva approvato alcuni emendamenti alla legge sugli idrocarburi che mettono lo stato in condizioni di ricevere maggiori benefici dalle operazioni di compagnie petrolifere transnazionali che operano nel paese.

Traduzione di Giuseppina Vecchia, Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Vía Campesina divulga gli effetti del libero commercio sull’agricoltura: la OMC "mette in pericolo i diritti contadini"
Lunedì, 15 Maggio 2006

Mentre il Consiglio Generale della OMC continua a discutere le modalità di liberalizzazione commerciale nel quadro del Doha Round dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), milioni di contadini in tutto il pianeta vengono cacciati dalle proprie terre a causa delle politiche neoliberali.
Il Doha Round si basa sul presupposto che il libero commercio contribuirà allo sviluppo e alla riduzione della povertà. Tuttavia, l’esperienza dei contadini riguardo la liberalizzazione commerciale è di crescente marginalizzazione, di povertà, esilio e persino morte.
Le organizzazioni contadine che confluiscono nel movimento internazionale Vía Campesina si incontrano a Ginevra per testimoniare le diverse forme di sottomissione causate dalle attuali politiche della OMC sull’agricoltura contadina.
Vía Campesina vuole dare visibilità agli effetti concreti dei “progressi” della OMC; in Tailandia, i contadini sono caduti nella trappola dei debiti; in India, migliaia di contadini si sono suicidati a causa dell’aumento dei costi di produzione e alla caduta dei prezzi; in Corea, i contadini sono giunti alla disperazione a causa delle importazioni di alimenti più economici; in Europa, scompare un contadino ogni tre minuti...
Durante la Conferenza Ministeriale della OMC ad Hong Kong -dicembre 2005-, circa 900 manifestanti, principalmente contadini di Vía Campesina, sono stati arrestati per aver difeso il loro diritto alla vita.
In tutto il mondo, i movimenti contadini vengono criminalizzati per la lotta in difesa dei propri diritti, della propria terra e del proprio sostentamento.
Questo 15 maggio a Ginevra, la delegazione internazionale di Vía Campesina esporrà la sua posizione sulle attuali negoziazioni della OMC e pubblicherà la sua relazione annuale sulle violazioni dei diritti dei contadini, dal titolo “Violazione dei diritti umani dei contadini–Una relazione su Casi e Padroni delle Violazioni 2006”.

Traduzione di Sonia Chialastri, revisione di Cecilia Silveri - progetto Terre Madri - Traduttori Per la Pace – Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Arrestati alcuni dirigenti di organizzazioni contadine in Colombia
Lunedì, 15 Maggio 2006

Secondo l’agenzia Prensa Rural, i leader delle organizzazioni contadine Miguel Ángel Bobadilla e Nieves Mayusa sono stati “arbitrariamente” arrestati la settimana scorsa dalla polizia colombiana nel dipartimento di Meta, nel centro del Paese.
Fanno parte entrambi della Federación Nacional Sindical Unitaria Agropecuaria (Fensuagro – Federazione Nazionale Sindacale Unitaria del Settore Agricolo e Zootecnico), che negli ultimi mesi ha subito persecuzioni ed arresti di alcuni dei principali dirigenti.
In questo caso, sembra che gli agenti di polizia siano entrati con la forza nell’abitazione di Bobadilla e Mayusa, ed abbiano esercitato una “pressione psicologica” sui due figli della coppia.
Membri della Fensuagro affermano che durante il procedimento gli agenti di polizia hanno accusato i detenuti di far parte della guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).
Secondo i membri della Fensuagro, gli agenti si sono presentati ai leader delle organizzazioni contadine dicendo che portavano loro un “saluto” da parte di Álvaro Uribe Vélez, presidente del Paese.
Il comunicato della federazione agricola indica inoltre che durante l’operazione sono stati sequestrati manifesti, giornali, libri, CD ROM ed alcuni documenti riguardanti l’organizzazione.
Bobadilla, che dal 2001 è membro del Comitato Esecutivo Nazionale della Fensuagro, aveva già denunciato in diverse occasioni di aver ricevuto minacce di morte per telefono.
Alcuni mesi fa l’agente Rafael García, ex funzionario del Dipartimento Amministrativo nazionale per la Sicurezza (DAS),aveva affermato che tanto Bobadilla quanto altri leader della Fensuagro figurano in una lista dei cosiddetti “sindacalisti da eliminare”, elaborata da questo organismo.
García ha affermato in quell’occasione che alcuni membri del DAS hanno consegnato la lista a bande paramilitari per commettere gli assassini.
L’agenzia Prensa Rural conclude, in relazione a questo documento filtrato, che diversi leader regionali ed altri sindacalisti inclusi nella lista sono scomparsi o sono stati assassinati.

Informazioni tratte da: Prensa Rural Indymedia Colombia

Traduzione di Cecilia Silveri e revisione di Sonia Chialastri - progetto Terre Madri - Traduttori Per la Pace - Radiomundoreal
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Haiti è entrata in Petrocaribe
Lunedì, 15 Maggio 2006

Il vicepresidente venezuelano, José Vicente Rangel ed il recentemente eletto presidente haitiano, René Préval, hanno firmato domenica un “atto di accordo” per l’ingresso di Haiti in Petrocaribe.
Secondo quanto affermato da entrambi i gerarchi durante l’insediamento alla presidenza di Préval, tramite questo accordo di collaborazione energetica il Venezuela venderà petrolio al Paese impoverito dei Caraibi con un tasso di interesse basso ed un finanziamento a lungo termine.
Già lo scorso sabato è arrivato ad Haiti un carico di 100 mila barili di petrolio, che il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha offerto al suo collega haitiano durante il loro ultimo incontro.
In questo modo Rangel ha assicurato che l’ingresso di Haiti in Petrocaribe – un’iniziativa promossa da Chávez per facilitare la spedizione di combustibile ai 13 Paesi dei Caraibi – è stato formalizzato “nei fatti”.
Durante la commemorazione, il vicepresidente venezuelano ha detto, in riferimento alle pratiche militari attuate dagli Stati Uniti nei Caraibi, che è in questi casi che si evidenzia la differenza tra il Venezuela ed il “gigante del nord”.
“Le navi dell’impero sono le navi della guerra e del ricatto, quelle venezuelane sono le navi della libertà, della democrazia e dell’aiuto sociale”, ha dichiarato Rangel.
Ha aggiunto inoltre che gli alti prezzi internazionali del greggio, che venerdì ha chiuso a 72 dollari al barile, penalizza soprattutto i Paesi poveri come Haiti.
Rangel ha affermato che molte comunità delle aree rurali di questo Paese non hanno “nessuna fonte di elettricità” ormai da diversi mesi a causa della carenza di combustibile.
Il funzionario venezuelano ha annunciato anche che il suo Paese donerà nel corso di un anno circa 120 tonnellate al mese di asfalto, per contribuire ai lavori di “modernizzazione” dell’isola.
Tuttavia, Rangel ha voluto chiarire che con questi accordi il Venezuela non pretende di “controllare Haiti”, ma che cerca di “aiutare la sua crescita sociale e politica”.

Informazione tratta da: ABN

Traduzione di Cecilia Silveri e revisione di Sonia Chialastri - progetto Terre Madri - Traduttori Per la Pace – Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

 

NEWS DELLA SETTIMANA DAL 8 AL 14 MAGGIO 2006

La Centrale sindacale dell´Uruguay in "allerta" per il possibile accordo commerciale (TLC) con gli Stati Uniti
Venerdi' 12 Maggio 2006

La centrale sindacale dei lavoratori dell´Uruguay, PIT-CNT, ha dichiarato il proprio "stato di allerta" dopo gli annunci fatti da parte dei funzionari del governo in relazione ai temi vincolati al cambio di stategia nelle relazioni internazionali dell´Uruguay, in particolare riferendosi al MERCOSUR e alla possibilità di iniziare a negoziare un Accordo di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti.
Lo stato di allerta è stato reso pubblico attraverso un comunicato della centrale divulgato mercoledì. Oltre a questa iniziativa è stato comunicata al governo l´intenzione di mantenere riunioni con il Ministero degli Esteri e con Presidente della Repubblica per conoscere in maniera tempestiva le decisioni dell´esecutivo.
Coerente con questa impostazione, la centrale sindacale ha fatto richiesta di una "definizione chiara" da parte del governo "sulla sua strategia di politica internazionale, così come sull´apertura di un ambito di discussione all´interno del quadro delineato dal Compromesso Nazionale per analizzare la grave situazione prospettata".
Il comunicato nel suo punto quattro esprime il rifiuto ai TLC visti "come strategia degli Stati Uniti, complementare all´ALCA. La diretta conseguenza di ciò è stata la distruzione della Comunità Andina delle Nazioni; l´altro blocco regionale (ndr. Insieme al MERCOSUR) alternativo all´egemonia nordamericana nel continente".
Nella parte finale il PIT-CNT difende il processo di integrazione regionale del MERCOSUR, che qualifica come "la strategia di ingresso nelle relazioni internazionali per il medio e lungo periodo".
Il comunicato riporta inoltre, che " la costruzione di un blocco regionale che includa nella sua agenda la negoziazione unitaria degli investimenti, la costituzione di fondi finanziari per il completamento della catena produttiva e per le infrastrutture, e una politica comune per i negoziati internazionali, è essenziale per ribaltare la situazione storica di dipendenza dei nostri paesi rispetto ai paesi dell´emisfero nord".
Di seguito, nel punto cinque del comunicato si rifiuta anche " l´attuale linea di conduzione politica del MERCOSUR che confonde la tattica con la strategia", nel quale di mette in discussione tanto il governo argentino che quello uruguayano " per la tendenza ad optare per i TLC - o accordi simili - paralleli al MERCOSUR " i quali, secondo il comunicato, " invece di permettere di avanzare sulla soluzione dei problemi, debilitano il blocco nella sua struttura più profonda".

Traduzione di Gianni Tarquini
Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radio Mundo Real
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Musica con voce di donna per lottare contro la precarietà lavorativa in America Latina
Venerdi' 12 Maggio 2006

Attività di “Allacciando Alternative” a Guadalajara
Il disco “Voci di donne”, al quale hanno partecipato quattro cantanti colombiane è parte della
campagna “Commercio con giustizia: i miei diritti non sono negoziabili”, in cui si denunciano gli
effetti della precarietà lavorativa sulle donne in America Latina che è stato presentato
nell’ambito dell’incontro “Allacciando alternative 2”.
Andrea Echeverri, Liliana Montes, Etelvina Maldonado e Petrona Martínez cantano in questo CD per sostenere questa iniziativa in favore dei diritti sul lavoro delle donne, insieme a quasi 50
organizzazioni e associazioni di altri paesi latino americani.
Secondo la relazione presentata per “Allacciando alternative 2” in Colombia l’80% delle
lavoratrici riceve meno di due salari minimi legali; meno del 35% delle donne ha diritto
all’assistenza medica; e il salario medio è del 14,28 % inferiore a quello degli uomini.

María Martín. Radio Vallekas/Rete internazionale di donne giornaliste e specialiste in
comunicazione Foro de Radios / Enlazando Alternativas 2

Traduzione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.or
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Preval assumerà domenica la presidenza di Haiti

Venerdì: 12 Maggio 2006 - 14:51

René Preval inaugura domenica il suo secondo mandato come presidente. Il paese più povero dell’America Latina si prepara per l’assunzione del suo nuovo presidente: René Preval assumerà l’incarico per la seconda volta domenica, dopo avere promesso che normalizzerà la
difficile situazione istituzionale di Haiti.
Preval, che è ideologicamente vicino al presidente destituito Jean Bertrand Aristide, ha
dichiarato questa settimana che durante il suo mandato saranno garantiti la libertà di stampa, il
confronto e il dialogo.
Ha anche aggiunto che prevede di assicurare la “normale fornitura” di elettricità a tutta la
popolazione, di ristabilire la sicurezza per i cittadini e di frenare gli elevati indici di
inflazione. Preval ha pronosticato che i “principali motori” della sua economia saranno l’agricoltura e il turismo.
Il vicepresidente del Brasile, José Alencar, e l’attuale governatore dello stato della Florida, Jeb Bush, fratello del presidente degli Stati Uniti, hanno già confermato che saranno presenti durante l’investitura domenica.
Secondo fonti del governo brasiliano la presenza di Alencar ha un “grande peso simbolico” e rispecchia il ruolo di estrema importanza portato avanti dai militari brasiliani” nel processo di stabilizzazione di Haiti.
Il Brasile, con un contingente di 1.200 militari, è a capo della Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione di Haiti (Minustah dal suo acronimo in francese) che comprende anche militari dall’Argentina, Cile e Uruguay.
Da parte sua, la presidente del Cile Michelle Bachelet, ha insistito questa settimana sulla necessità di mantenere queste truppe di intervento ad Haiti.
Secondo quanto ha affermato la Bachelet, la presenza militare latino americana “è stata essenziale per garantire” il processo democratico di questo paese dei Carabi.
Tuttavia diversi gruppi politici ed organizzazioni in difesa dei diritti umani di Haiti si sono mobilitati già da vari mesi con campagne internazionali per chiedere il “ritiro immediato” delle truppe della Minustah. Questi gruppi sostengono che la presenza militare in questa povera isola è “illegittima ed umiliante”.

Fonte: Reuters El Mostrador (Cile)

Traduzione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace -
Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Ecuador: la grande manifestazione amazzonica contro l’impresa petrolifera statunitense è arrivata nella capitale
Giovedì 11 maggio 2006

Manifestazioni contro la Oxy in Ecuador

La manifestazione amazzonica contro il rinnovo del contratto tra lo Stato ecuadoriano e l’impresa petrolifera statunitense Occidental Petroleum è arrivata martedì a Quito, capitale dell’Ecuador. Migliaia di persone hanno partecipato alla mobilitazione.
La Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE) è stata una delle principali organizzazioni a prendere parte alla manifestazione. Tra gli altri, hanno partecipato anche rappresentanti dei governi locali dell’Amazzonia e deputati del Movimento dell’Unità Plurinazionale Pachakutik-Nuevo País. I manifestanti ecuadoriani rifiutano che lo stato risolva le tensioni con la Occidental Petroleum, conosciuta anche come Oxy, attraverso un accordo senza il consenso delle due parti.

I movimenti sociali ecuadoriani, soprattutto quelli indigeni, chiedono che cessi il contratto che unisce l’impresa petrolifera statunitense allo Stato dell’Ecuador.
La Occidental Petroleum è attualmente in causa per la avere venduto all’impresa canadese Encana le sue azioni in un blocco dell’Amazzonia, senza il previo consenso dello stato. La manifestazione di martedì è passata dalla Procura Generale dello Stato e dal Ministero dell’Energia.
Secondo il quotidiano ecuadoriano El Comercio, il presidente della CONAIE, Luis Macas, e il presidente della Confederazione dei Popoli di Nazionalità Kichwa dell’Ecuador (ECUARUNARI), Humberto Cholango, hanno dichiarato che il movimento indigeno organizzerà una grande mobilitazione se il governo non caccerà la Oxy dal paese.
I movimenti e i rappresentanti dell’Amazzonia ecuadoriana chiedono inoltre, tra le altre cose, che la propria regione riceva maggiori benefici dall’attività petrolifera e che vengano attuate misure per tutelare l’ambiente.

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri Traduttori per la Pace – Radiomundoreal –
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Problemi fisici delle donne, i lati oscuri dello sfruttamento della Suez a Manaos
Giovedì 11 maggio 2006

Problemi fisici delle donne, i lati oscuri dello sfruttamento della Suez a Manaos
La cattiva gestione della multinazionale Suez a Manaos (Brasile) causa, tra le altre cose, seri problemi fisici alle donne, secondo quanto ha denunciato oggi Francis Santos Junior, testimone nella causa intentata contro la Suez che si svolge presso il Tribunale dei Popoli, nell’ambito dell’incontro “Allacciando Alternative 2”.
Dolori alla colonna vertebrale, vene varicose e persino disturbi ginecologici sono alcuni dei problemi che la testimone ha illustrato per fare luce su una situazione che passa inosservata dalla società in generale.
La brasiliana ha dichiarato che le poche ore di fornitura di acqua costringono la gente ad alzarsi all’alba e caricarsi in spalla pesanti barili per il consumo giornaliero della casa e per poi dedicarsi ai propri rispettivi lavori. Questo lavoro, secondo Francis Santos Junior, lo fanno sempre le donne, a volte gravide o con bambini appena nati, e persino le bambine, che, secondo lei, soffriranno di mali maggiori in futuro.
La Suez è stata una delle multinazionali a cui è stata fatta causa, assieme a Aguas de Barcelona, GTZ e Unión Fenosa, nell’ambito dei servizi pubblici (acqua ed elettricità).

María Martín. Radio Vallekas Red Internacional de Mujeres Periodistas y Comunicadoras
Foro de Radios / Enlazando Alternativas 2

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Notizie: Stédile mette in guardia sui pericoli della modernizzazione dell’agricoltura in Cina
Giovedì 11 maggio 2006

Il brasiliano Joao Pedro Stédile, rappresentante di Vía Campesina, mette in guardia sui pericoli come conseguenza della modernizzazione dell’agricoltura in un paese come la Cina, non soltanto per la sua popolazione, quanto per il mondo intero.
“Se il governo cinese, che non ha niente di comunista da tempo, adottasse delle misure per modernizzare la propria agricoltura, 400 milioni di contadini sarebbero costretti ad emigrare. “Sarebbe una tragedia”, ha rivelato Stédile, incaricato di esporre davanti al Tribunale il giudizio in merito alle risorse naturali e la catena agroalimentare, i casi della proliferazione delle fabbriche di cellulosa nel Cono Sud, la coltivazione di soia nella regione così come le multinazionali Bayer e British Tobacco.
Secondo Stédile, il massiccio sfruttamento da parte delle imprese multinazionali causerà gravi conseguenze per le risorse naturali universali. “Non è una minaccia, è la verità”, ha dichiarato.

María Martín. Radio Vallekas Red Internacional de Mujeres Periodistas y Comunicadoras
Foro de Radios / Enlazando Alternativas 2

Traduzione di Arianna Ghetti – Revisione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri Traduttori per la Pace – Radiomundoreal –www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Le Comunità Promuovono un'Estrazione Mineraria Sostenibile: "L'Oro Verde"
Mercoledì, 10 Maggio 2006

I contadini del dipartimento di Chocó, in Colombia, assicurano che la loroprincipale risorsa di sostentamento economico è l'"oro verde".
Affermano che questo particolare progetto, che non è diverso dall'estrazione di altri minerali, è emerso dopo "anni di devastazione" della biodiversità
ad opera di grandi imprese minerarie.
Si tratta di un'iniziativa di utilizzazione dell'oro come qualunque altra, sebbene la sua principale caratteristica è l'uso di tecniche che cercano di minimizzare i danni ambientali.
I promotori del progetto Oro Verde hanno spiegato che, sfortunatamente, l'iniziativa di organizzarsi intorno a questa strategia nasce da un singolo fattore: l'assenza dello stato e l'indulgenza di enti pubblici di fronte all'utilizzazione irresponsabile del metallo.
Essi sottolineano il fatto che "sono stanchi" di vedere che una delle regioni più ricche della Colombia è anche una delle "più povere ed arretrate".Aristarco Mosquera, uno dei promotori dell'utilizzazione mineraria pulita,ha detto "l'Oro è sempre stato estratto dalla regione del Choco, ma tutte le risorse finiscono all'estero, e a noi restano solo i danni".
Mosquera afferma che la proposta dell'Oro Verde si basa su due principi: adottare metodi tradizionali di estrazione che sono meno dannosi, e utilizzare una strategia di sviluppo locale, vale a dire che i profitti derivati dall'estrazione dell'oro restano nella comunità.
"Qui nel Choco è sempre stata imposta un'economia enclave, sin dai tempi del colonialismo", ha aggiunto.
Finora, 150 famiglie hanno preso parte al progetto Oro Verde, con una media di sette membri per ogni famiglia. Il cosiddetto "Oro Verde" viene commercializzato in Colombia e a livello internazionale attraverso "canali di commercio equo e di commercio verde", hanno spiegato i promotori.
Essi hanno aggiunto che uno dei principali passi da fare è "analizzare I promotori del progetto si basano su una normativa recentemente
approvata, che stabilisce che le terre improduttive possono essere
amministrate dalle
comunità, e che essi prevedono garantisca di per sé "l'attuazione di
tecniche di utilizzazione responsabili".


Fonti:
www.ecoportal.net

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Si è Concluso il Forum Sociale Europeo: I Dimostranti Dichiarano: "Rifiutiamo Questa Europa Neoliberale"
Mercoledì, 10 Maggio 2006

Si è concluso domenica ad Atene, in Grecia, il IV Forum Sociale Europeo con la firma di un documento che esorta le organizzazioni ed i partecipanti al forum a realizzare, alla fine di settembre, una settimana di azioni contro le guerre di tutto il mondo.
Circa 15 mila persone, inclusi i rappresentanti di 130 organizzazioni sociali, hanno partecipato all'incontro di Atene.
Secondo l'agenzia di stampa Prensa Latina, il documento finale firmato alla fine del forum rappresenta una dichiarazione contro la guerra. In particolare fa riferimento all'occupazione statunitense dell'Afghanistan, iniziata nel 2001, alla guerra in Iraq, promossa dagli Stati Uniti nel 2003, e al conflitto tra israeliani e palestinesi.
La dichiarazione finale del IV Forum Sociale Europeo avvisa della minaccia bellica statunitense contro l'Iran, come risultato del programma di arricchimento dell'uranio di questo paese, che può portare ad un'altra guerra.
Secondo l'emittente spagnola Canal Solidario, la dichiarazione finale del forum pone in evidenza una delle maggiori preoccupazioni dei partecipanti all'incontro, cioè il deterioramento delle condizioni dilavoro in Europa e l'approvazione di un Trattato Costituzionale (per l'Unione Europea) non tiene in considerazione le necessità sociali.

Nella dichiarazione si legge: "respingiamo questa Europa neoliberale e qualunque sforzo di rilanciare il Trattato Costituzionale; stiamo lottando per un'altra Europa, una Europa femminista, aperta, pacifica, dove ci siano giustizia sociale, livelli di vita sostenibili, autonomia dei prodotti alimentari e solidarietà, che rispetti i diritti delle minoranze e l'auto-determinazione dei popoli".
Vi si aggiunge che: "anche se l'Unione Europea è una delle zone più ricche del mondo, dieci milioni di persone vivono in povertà come risultato dell'enorme livello di disoccupazione e delle cattive condizioni di lavoro. Le politiche dell'Unione Europea basate sull'interminabile espansione della competitività fuori e dentro l'Europa costituiscono una minaccia per l'occupazione, i lavoratori, e i diritti del ben essere, i servizi pubblici, l'istruzione, la salute, ecc".
Secondo Canal Solidario, le organizzazioni che hanno partecipato al forum hanno stabilito un ordine del giorno di argomenti da trattare che include, tra le altre cose, l'occupazione e la pace. Una delle sfide è quella di migliorare la coordinazione tra i movimenti sociali delle diverse parti d'Europa. Sabato, i partecipanti al forum hanno organizzato una dimostrazione per le strade di Atene, alla quale hanno partecipato più di 60.000 persone.
Circa 6.000 agenti di polizia hanno formato la squadra di sicurezza che ha operato durante la dimostrazione, e ci sono stati anche alcuni scontri con i manifestanti.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Multinazionali: Unión FENOSA viola “legislazioni locali, diritti collettivi e umani degli abitanti”
Mercoledì 10 maggio 2006

“Unión Penosa”: è lo slogan delle organizzazioni colombiane unite nella campagna “Atarraya Nacional en Defensa del Agua y la Energía”
Comincia questo mercoledì a Vienna, capitale austriaca, il “II Incontro ‘Intrecciando Alternative 2 America Latina – Unione Europea” (UE), che riunisce organizzazioni non governative e rappresentanti della società civile europea e latinoamericana. L’incontro si svolgerà parallelamente al IV Summit dei Capi di Stato e di Governo di America Latina, Caraibi e Unione Europea, che si svolgerà nelle giornate di venerdì e sabato a Vienna.
I partecipanti di “Intrecciando Alternative 2” vogliono denunciare il neoliberalismo nascosto dei trattati commerciali che l’UE ha negoziato o sta negoziando con paesi dell’America Latina e dei Caraibi.
Nell’ambito di questo incontro alternativo si svolgerà nelle giornate di mercoledì e giovedì un “Tribunale dei Popoli sulle violazioni dei diritti umani” commesse dalle multinazionali europee in America Latina e Caraibi. Il tribunale non ha carattere vincolante.
Radio Mundo Real ha intervistato Juan Pablo Soler, membro dell’organizzazione ambientalista Censat Agua Viva – Amici della Terra Colombia, il quale presenterà denunce contro l’impresa spagnola del settore energetico Unión Fenosa.
Soler ha dichiarato che “dopo aver monitorato Unión Fenosa in Nicaragua, Panama, Guatemala e Colombia, l’intenzione è mostrare alla comunità internazionale, in questo caso il tribunale, le azioni illegali perpetrate dalla multinazionale in ognuno di questi paesi”.
“Metteremo in evidenza un’ampia gamma di denunce, fondamentalmente focalizzate sulle azioni di Unión Fenosa, la quale ha violato legislazioni locali, diritti collettivi e umani degli abitanti, soprattutto nei quartieri più poveri”, ha aggiunto Soler.
Secondo Soler, il caso della Colombia è paradigmatico per ciò che riguarda l’enorme potere di pressione esercitato dalle imprese nei confronti dei governi latinoamericani. In Colombia “le multinazionali sono riuscite ad ottenere influenza politica per la determinazione di alcuni decreti”, come per esempio quello che ha permesso loro di introdurre un programma di “energia sociale”, ha rivelato.
Sotto questo programma, sono gli stessi abitanti della comunità che svolgono i lavori dell’impresa, che fanno pagare per il servizio energetico.
Unión Fenosa utilizza questa “strategia sociale” per apparire come un’impresa che facilita la partecipazione delle popolazioni locali nel proprio,operato, mentre offre opportunità lavorative.
Tuttavia, secondo Soler queste azioni di Unión Fenosa “portano con sé gravi conseguenze sociali, come per esempio conflitti all’interno della stessa comunità”.
Le reazioni delle comunità locali alle operazioni di Unión Fenosa in Colombia sono state “interessanti” per quanto riguarda la coordinazione con sindacati e organizzazioni sociali comuni per denunciare questo genere di condotte corporative.

Tradotto da Arianna Ghetti – progetto Terre Madri Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Forte resistenza al TLC in Guatemala
Mercoledì 10 maggio 2006

Oppositori al TLC cercano in tutti i modi di evitare la sua entrata in vigore

Ci si aspetta che migliaia di guatemaltechi partecipino ad una “notte di veglia” di fronte all’edificio della statale Corte Costituzionale, che studia la possibilità di contestare il già approvato Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti.
La manifestazione, che è stata richiesta dal Collettivo di Organizzazioni Sociali, aspetterà il verdetto che la corte dovrebbe rendere noto nella mattinata di giovedì, dopo un ricorso di incostituzionalità contro il TLC presentato da circa trenta gruppi di opposizione.
"Il TLC mette in pericolo la sovranità nazionale, viola la Costituzione e priva di diritti i guatemaltechi", ha sottolineato ieri il dirigente indigeno José Callejas.
Callejas ha assicurato che si tratta di una manifestazione pacifica, il cui obiettivo principale è denunciare i “danni inaspettati” che verranno provocati attraverso la messa in vigore di un accordo con gli Stati Uniti.
Secondo quando ha dichiarato il dirigente, nemmeno le stesse autorità governative sono consapevoli degli impatti che un TLC con gli Stati Uniti avrebbe sulla popolazione.
Alberto Ramírez, anch’egli membro di un’organizzazione indigena, ha messo in guardia sugli “ovvi danni” che soffrirebbe il settore della piccola e media impresa del Guatemala.
“È piuttosto semplice da capire: queste imprese non hanno alcuna possibilità di competere con i prodotti statunitensi”, ha sottolineato l’attivista.
Le organizzazioni che hanno intentato la causa hanno dichiarato di fronte alla Corte che il TLC “viola lo spirito della Costituzione in diversi aspetti e la sua approvazione non è stata discussa con il popolo”.
Il TLC con gli Stati Uniti è stato già approvato dal Congresso del Guatemala, tuttavia non è ancora entrato in vigore poiché l’approvazione della cosiddetta “legge di implementazione” è ancora in corso.

Tradotto da Arianna Ghetti – progetto Terre Madri Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Salvador: Allarme per la probabile privatizzazione dei servizi idrici
Martedì, 9 maggio 2006

Beatrice de Carrillo, difensore dei diritti umani salvadoregno, denuncia che la decisione del governo di trasferire la gestione dei servizi idrici alle municipalità nasconde in realtà l'intenzione di privatizzarli.
De Carrillo avverte che l'organismo da lei presieduto vigilerà sulle azioni del governo salvadoregno di Antonio Saca dirette a trasferire i servizi idrici ai governi locali delle varie municipalità.
Cesar Funes, presidente dell'ente statale che fornisce i servizi idrici in Salvador (Amministrazione nazionale per gli acquedotti e fognature), ha annunciato che uno dei suoi scopi è il trasferimento di questi servizi ai governi municipali.
La De Carrillo è convinta che i governi locali non hanno le risorse economiche e le competenze necessarie per fornire i servizi idrici al popolo del Salvador.
Stando al quotidiano salvadoregno Co Latino, la De Carrillo avrebbe affermato: “non possiamo ignorare che molte municipalità hanno risorse sia tecniche che economiche troppo ridotte per poter far fronte a situazioni tanto delicate come il trattamento e la distribuzione dell'acqua.
“I servizi idrici verranno privatizzati, una volta che le municipalità si mostreranno incapaci di gestirli” ha aggiunto.
La De Carrillo ritiene inoltre che il governo del presidente Saca debba promuovere progetti idrici che portino benefici a tutta la popolazione e sostenere i governi locali prima di trasferire la responsabilità della fornitura dei servizi di acqua e fognature.
La signora De Carrillo ha anche partecipato ad una azione di protesta del Comitato ecologico di Planes de Renderos,nella provincia centrale di San Salvador,
la settimana scorsa. La protesta era stata indetta per denunciare la distruzione di una riserva ecologica.
La popolazione locale accusa la ditta edile Guerrero di essere responsabile del finanziamento della costruzione di 300 case in un'area protetta, con la conseguente distruzione dell'ambiente.
Secondo il giornale Co Latino, Beatrice De Carrillo ha trovato foreste sradicate, e l'interramento del fiume Amatitan. La De Carrillo sostiene che le proteste della popolazione di Planes de Renderos dovranno essere presentate alla Suprema Corte di Giustizia, all'Assemblea legislativa del Congresso, e infine davanti alla corte Interamericana per i diritti umani.
Ad aprile, l'organizzazione ambientalista Cesta-Amici della Terra ha inviato all'assemblea legislativa tre lettere nelle quali si denunciavano, tra l'altro, i danni ambientali a Planes de Renderos.

Traduzione di Giuseppina Vecchia, Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Il Governo Russo Ordina di Cambiare il Percorso dell'Oleodotto per Evitare l'Inquinamento del Lago Baikal
Martedì, 09 Maggio 2006

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ordinato di cambiare il percorso dell'oleodotto Siberia Orientale - Oceano Pacifico, attraverso il quale la Russia progetta di rifornire la Cina e il Giappone - tra gli altri paesi - di petrolio greggio, questo per impedire che il progetto colpisca il lago siberiano Baikal, patrimonio dell'umanità e una delle più grandi riserve d'acqua fresca del mondo.
La Siberia è la parte asiatica della Russia, ad est del paese. Il lago
Baikal è stato in pericolo perché, secondo il progetto iniziale, l'oleodotto doveva passare proprio a 800 metri dalle sponde del lago. Inoltre, la "Duma" russa o Casa dei Rappresentanti ha modificato una disposizione legislativo per permettere all'oleodotto di passare vicino al Lago Baikal.
Comunque, a fine aprile, il presidente Vladimir Putin ha ordinato di cambiare il percorso dell'oleodotto.
Il presidente ha discusso la questione con ecologisti, scienziati e uomini d'affari collegati all'impresa Trasneft, proprietaria del progetto dell'oleodotto.
Putin ha sorpreso ancora di più quando ha confermato che l'oleodotto sarebbe passato a più di 40 km dalle sponde del Lago Baikal, una distanza proposta dal vice presidente dell'Accademia di Scienze russa, Nikolái Laverov, per evitare l'inquinamento causato dalle fuoriuscite di petrolio.
Gruppi ecologisti russi e stranieri avevano avvisato che la costruzione dell'oleodotto Siberia orientale - Oceano Pacifico avrebbe inquinato le acque del Lago Baikal.
Secondo il giornale spagnolo El Pais, Putin ha affermato che "riguardo alle future generazioni, dobbiamo fare tutto quello che possiamo per escludere anche la minima possibilità di inquinare il Lago Baikal".
D'accordo con El Pais, il direttore esecutivo di Greenpeace in Russia, Serguéi Tsiplenkov, ha aggiunto che "la decisione di portare l'oleodotto al di fuori della zona di sicurezza delle acque del Lago Baikal è un grande passo, molto corretto da un punto di vista ecologico".
E sempre secondo il giornale spagnolo, l'oleodotto sarà lungo circa 4.180 km. Sarà il più grande oleodotto della Russia e permetterà di trasportare fino a 80 milioni di tonnellate di greggio l'anno.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Il Governo Boliviano Lavora all'Attuazione della Riforma Agraria
Martedì, 09 Maggio 2006

Lo scorso lunedì, il governo boliviano ha annunciato che presto avrebbe distribuito dagli 11 ai 14 milioni di ettari di terra ai contadini, alle comunità indigene e ai boliviani che non ne possiedono, come parte della sua strategia di riforma agraria.
Questo annuncio è stato fatto dal Ministro dello Sviluppo Agricolo, Hugo Salvatierra. Il ministro ha aggiunto che il presidente boliviano, Evo Morales, sta lavorando ad una serie di regolamenti per assicurare la nazionalizzazione della terra.
Secondo il giornale boliviano La Presa, il ministro Salvatierra ha detto che il presidente Morales sta lavorando ad "otto decreti e un disegno di legge affinché lo stato espropri tutte le terre che non svolgono una funzione sociale o i cui diritti di proprietà sono stati ottenuti in modo illecito".
Il Ministro boliviano alla Panificazione, Carlos Villegas, ha spiegato che il governo attuerà il programma del partito di Evo Morales, il Movimento al Socialismo (MAS), che propone la realizzazione di una riforma agraria. Oltre ad avere uno scopo economico, la riforma agraria mira a combattere la povertà nelle zone rurali.
Secondo il giornale La Prensa, il Vice Ministro della Terra, Alejandro Almaraz, ha spiegato che in base alla legge attuale, lo Stato della Bolivia ha il diritto di costringere coloro che non pagano le tasse, a restituire le loro le terre.
Tuttavia, le tasse sono basse e sono pochissimi i proprietari che non le pagano. Il governo di Evo Morales sta lavorando ad una serie di leggi per assicurare che la terra appartenga alle persone che la lavorano.
Il governo boliviano vuole anche che lo stato espropri le terre caratterizzate dalla "mancanza di produttività". I proprietari devono consegnare la terra se non soddisfano una funzione "produttiva".
Il governo progetta anche di creare un organismo giuridico per costringere i proprietari che ottengono crediti ad investire questo denaro sulle loro terre. Se non lo facessero, dovrebbero consegnare le stesse terre allo Stato Boliviano.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Indigeni brasiliani protestano contro la multinazionale Procter & Gamble
Martedì 9 maggio 2006

La Procter & Gamble è anche accusata di maltrattamento di animali nelle prove di laboratorio.
Un gruppo di indigeni brasiliani e attivisti di organizzazioni non governative europee stanno bloccando l’entrata alla principale fabbrica della multinazionale Procter & Gamble, nella città tedesca di Neuss.
I manifestanti rivelano che questa ditta, che produce prodotti per la casa, di cosmetica e farmaceutici, tra le altre cose, è una delle principali acquirenti
dell’impresa di cellulosa Aracruz, che opera in Brasile.
I nativi brasiliani accusano questa compagnia forestale di “invadere” le terre dei popoli indigeni Tupinikim e Guaraní, nello Stato settentrionale di Espirito Santo.
Aracruz è la maggiore produttrice a livello mondiale di cellulosa, ed è proprietaria in questa regione di più di 247 mila ettari di piantagioni di eucalipto.
Secondo quanto riportato dal Consiglio Indigeno Missionario, una delle organizzazioni che favorisce la campagna contro la Procter & Gamble, questa impresa utilizza la materia prima di Aracruz per produrre fazzoletti di carta della marca Tempo, una delle più commercializzate in Europa.
I manifestanti hanno affisso un cartellone nei portoni della fabbrica con lo slogan “le nostre narici non ne possono più!”.
La campagna contro il binomio Aracruz – Procter & Gamble include anche un appello a non usare i fazzoletti di carta delle marche “Charmin” e “Bess”,
anch’essi prodotti nella fabbrica di Neuss e commercializzati in tutta Europa.
”I tedeschi devono sapere che noi, indigeni Tupiniquim e Guaraní, siamo stati brutalmente cacciati a causa della materia prima di Tempo e queste carte igieniche”, ha denunciato Paulo Henrique, uno degli indigeni che ha partecipato alla protesta.
Gli indigeni chiedono alla multinazionale tedesca di “fare pressione su Aracruz” affinché vengano restituiti i mille ettari e più alle comunità indigene dello Stato di Espirito Santo.

Fonte: Adital www.angelfire.com

Tradotto da Arianna Ghetti –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Multinazionali europee accusate di violazioni in America Latina
Martedì 9 maggio 2006

Diverse imprese europee saranno citate in giudizio questa settimana durante una riunione alternativa realizzata in parallelo al IV Summit Unione Europea – America Latina/Caraibi (UE-ALC) che si terrà in Austria, paese che attualmente presiede l’Unione Europea.
Nel corso del Summit, i capi di Stato discuteranno dei piani per promuovere accordi commerciali e di investimento tra i due blocchi. I governi si trovano sotto pressione dai leader imprenditoriali, i quali si riuniranno dall’11 al 13 maggio per dare voce alle proprie richieste, in particolare una maggiore liberalizzazione del commercio e degli investimenti.
Dall’altra parte, i partecipanti del Summit alternativo desiderano che i leader dell’UE e dell’ALC
smettano di promuovere la liberalizzazione del commercio e degli investimenti, e hanno organizzato per le giornate del 10 e 11 maggio un "Tribunale dei Popoli sulle violazioni dei diritti umani" perpetuate dalle multinazionali europee in America Latina e nei Caraibi.
La liberalizzazione del commercio e degli investimenti ha già causato effetti disastrosi per molti settori in diversi paesi dell’America Latina e di altri continenti.
Gruppi di “Amici della Terra” di Europa e America Latina partecipano al Summit alternativo e convocano quattro compagnie europee al Tribunale dei diritti umani a Vienna per il proprio coinvolgimento in violazioni dei diritti sociali, ambientali e umani in America Latina e Caraibi.
“Il Tribunale dichiara che molte compagnie europee stanno causando problemi sociali e ambientali in America Latina e nei Caraibi. Anziché favorire una maggiore liberalizzazione, i capi di stato dovrebbero discutere i modi di consolidare i diritti delle comunità colpite, ha dichiarato Paul de Clerck di Amici della Terra Internazionale.
Le quattro multinazionali convocate dai gruppi di Amici della Terra sono:

Vion Food Group:
Con sede nei Paesi Bassi, è uno tra i più grandi venditori di prodotti suini e leader nel mercato del bestiame – è il mattatoio più grande in Europa.
L’alimentazione per i suini deriva principalmente dalla soia del Brasile. La produzione di soia causa la deforestazione su larga scala della zona amazzonica, violazioni dei diritti umani, espulsione di contadini locali e contaminazione da pesticidi.

Suez:
Nel dipartimento di Maldonado in Uruguay, il gigante francese di acqua ed energia Suez ha fornito servizi idrici negli ultimi otto anni attraverso la sua affiliata spagnola Aguas de Barcelona. In quegli anni, i prezzi dell’acqua sono aumentati fino a circa il 700%, escludendo una larga parte della popolazione povera ad accedere a questa risorsa.


Andritz AG:
Andritz AG dell’Austria è leader mondiale di macchinari per la lavorazione del legno. La compagnia è coinvolta in progetti controversi di cellulosa e carta in Brasile, Cile e Uruguay, con conseguente distruzione del bosco, grave contaminazione e conflitti con la popolazione locale.

L’impianto di Botnia per la produzione di cellulosa in Uruguay ha recentemente causato accese proteste e un conflitto internazionale tra i governi di Uruguay e Argentina, i quali hanno portato questo caso davanti alla Corte Internazionale di Giustizia all’Aia.

Unión Fenosa:
Il gruppo spagnolo di elettricità ha succursali in Guatemala, Nicaragua, Messico, Costa Rica, Panamá e Colombia. La compagnia è accusata di azioni illegali, tra cui disconnettere le persone dalla rete di distribuzione di energia elettrica senza preavviso, violazioni di accordi lavorativi internazionali, intimidazione di leader locali e altre violazioni di diritti umani.

Tradotto da Arianna Ghetti –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Indigeni mapuche occupano il consolato cileno di Bariloche
Lunedì, 8 maggio 2006

Circa 20 indigeni mapuche hanno occupato martedì il consolato cileno della città argentina di Bariloche, nella provincia centrale di Río Negro, per richiedere che vengano rilasciati i quattro prigionieri politici mapuche che sono stati condannati a dieci anni di prigione a causa della legge antiterrorista cilena. “L’unica cosa che lo stato cileno ha fatto è stato reprimere, incarcerare e uccidere i mapuche” ha dichiarato un membro del gruppo che ha chiesto di potere rimanere nell’anonimato in un’intervista per Radio Mundo Real.
I prigionieri, Juan Huenulao, Patricio Marileo, Jaime Marileo e Patricia Troncoso, rifiutano la qualifica di “terroristi”, per la quale sono stati processati. Più di 50 giorni fa, hanno iniziato lo sciopero della fame nella prigione della località di Angol, che si trova nella nona regione del Cile nel centro del paese, conosciuta anche come Araucanía.
Nel 2004 sono stati dichiarati colpevoli da tre rappresentanti del ministero degli affari pubblici cileno per avere appiccato un incendio “terrorista” sulla proprietà dell’impresa forestale Mininco.
I correspondenti di Radio Mundo Real in Argentina e membri dell’organizzazione ambientalista Amigos de la Tierra Buenos Aires, Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik, hanno parlato con uno dei mapuche che partecipa all’occupazione del consolato cileno a Bariloche e che ha chiesto di potere rimanere nell’anonimato.
Il rappresentante mapuche ha dichiarato: “Abbiamo preso questa iniziativa insieme a diversi fratelli del popolo mapuche: occupare pacificamente le strutture fino a che i nostri fratelli prigionieri politici non verranno liberati .[…] Porteremo avanti questa iniziativa costi quel che costi”.
Ha rivelato che i prigionieri indigeni “stanno facendo uno sciopero della fame con pericolo di morte. […] La loro salute è in condizioni critiche e precarie. Si tratta di tre uomini e di una donna. Quest’ultima è in una situazione molto critica: presenta sangue nelle orine che indica un’infezione urinaria molto grave e rischia di morire da un momento all’altro.”
L’attivista indigeno ha spiegato che “lo stato del Cile mantiene una politica razzista e di sterminio attraverso le leggi lasciate dalla dittatura di Pinochet che oggi continuano a venire applicate in uno stato che si professa “democratico”.
“La nostra gente difende i propri boschi perché non vengano devastati dalla guardia forestale, perché le miniere non mettano dinamite nelle montagne, perché non inquinino i fiumi, perché le mega-opere idroelettriche non inondino le comunità, i cimiteri, i luoghi sacri. Il popolo mapuche ha iniziato a protestare e reclama fermamente il propri diritti di legittimo popolo originario” ha aggiunto.
Tuttavia, secondo il nostro intervistato “l’unica cosa che lo Stato ha fatto è stato reprimere, incarcerare e uccidere la nostra gente. Ci sono già state quattro morti, 20 prigionieri politici, decine di processati e di clandestini, perché in quel paese non c’è alcuna sicurezza per la nostra gente. I diritti umani vengono violati costantemente.”

Si vedano gli articoli di Radio Mundo Real su questo argomento:

"Los mapuches luchan contra las madereras"

"Chile: mapuche muere víctima de atentado de empresa forestal"

"Planta de celulosa provoca desastre ambiental en Chile"

"Mapuches piden amnistía y solidaridad"

"Mapuches chilenos llevan 16 días de huelga de hambre por reivindicaciones"

"Indígenas chilenos denuncian "criminalización de la protesta"

"Indígenas chilenos ocuparon consulado de Bolivia"

Traduzione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Multinazionali europee accusate del proprio operato in America Latina
Lunedì 8 maggio 2006

Convocazione dell’incontro di “Intrecciando Alternative 2”

L’Incontro “Intrecciando Alternative 2. America Latina – Unione Europea” ha inizio questo mercoledì a Vienna, capitale austriaca. Riunirà organizzazioni non governative e rappresentanti della società civile europea e latinoamericana che accusano l’Europa di favorire in America Latina un libero commercio pericoloso per la regione.
L’incontro si svolgerà parallelamente al IV Summit dei Capi di Stato e di Governo di America Latina, Caraibi e Unione Europea, che si svolgerà nelle giornate di venerdì e sabato a Vienna.
Secondo l’agenzia di stampa Europa Press, ci sono circa 200 organizzazioni convocanti le iniziative di “Intrecciando Alternative 2” e si attendono circa 1.000 partecipanti.
Gli organizzatori vogliono mettere in guardia sul fatto che l’Unione Europea sostiene un “neoliberalismo segreto” nell’ambito degli accordi di associazione stipulati con Messico e Cile, sul fatto che negozia con il MERCOSUR e che starebbe per negoziare con l’America Centrale.
Una delle attività più importanti che si svolgeranno nell’ambito di “Intrecciando Alternative 2” è il lavoro di un tribunale di giustizia, non a carattere vincolante, che giudicherà l’operato di multinazionali europee in America Latina, soprattutto le violazioni dei diritti umani perpetrate dalle stesse.
L’organizzazione ambientalista ecuadoriana Acción Ecológica presenterà davanti al tribunale denunce contro la società petrolifera spagnola Repsol YPF, l’italiana Agip e la francese Perenco.
Il rappresentante di Acción Ecológica José Proaño ha illustrato le denunce che l’organizzazione intende presentare in un’intervista rilasciata a Carlos Santos, membro dell’organizzazione ambientalista Redes-Amici della Terra Uruguay.

“Presentiamo il caso in tribunale con l’idea di poter denunciare le azioni che abbiamo raccolto nel corso di diversi anni di lavoro all’interno delle piattaforme petrolifere di multinazionali (...), di violazioni dei diritti ambientali, culturali, umani, la militarizzazione applicata all’interno di questi campi”, ha spiegato Proaño.
Repsol YPF, Agip e Perenco “sono socie di un consorzio che ha iniziato a costruire un oleodotto in Ecuador nel 2001, terminato poi nel 2003. Anche la costruzione era caratterizzata da molteplici irregolarità, corruzione, violenza estrema, casi piuttosto gravi”, ha aggiunto il rappresentante di Acción Ecológica.
Proaño ha anche dichiarato che al tribunale di Vienna saranno presenti “persone dei campi (petroliferi) direttamente colpite, la gente che sta soffrendo e che è costretta ogni giorno a lottare contro le imprese, con la contaminazione che provocano e la violenza che generano”.

Tradotto da Arianna Ghetti –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Foro de Radios Trasmette da "Intrecciando Alternative 2"
Lunedì, 08 maggio 2006

Dal 10 al 13 maggio si terrà a Vienna, in Austria, il Summit dei Capi dello Stato e dei Governi dell'America Latina, dei Caraibi e dell'Unione Europea.
Parallelamente alla riunione ufficiale si terrà un incontro alternativo chiamato "Intrecciando Alternative 2", un meeting tra movimenti sociali ed organizzazioni non governative dell'Europea, dell'America Latina e dei Caraibi.
Durante l'incontro, Foro de Radios, realizzerà un servizio condiviso con e per radio alternative e comunitarie di tutto il mondo via Internet. La trasmissione includerà gli atti di apertura e di chiusura, alcune conferenze e programmi radiofonici dell'Europa e dell'America Latina.
Sarà una trasmissione senza interruzione, congiunta e multilingue, che potrà essere ascoltata sul sito www.foroderadios.fm.
Sarà anche possibile scaricare i programmi trasmessi dal sito web una volta che si saranno concluse le attività degli incontri.
La scaletta del programma sarà presto disponibile sul sito web e comprenderà programmi in tedesco, olandese, inglese, spagnolo e portoghese.
Foro de Radios è un'iniziativa di convergenza tecnologica che unisce il lavoro di radio comunitarie, network e altri attori legati al mondo delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (ICT), quindi che crea un progetto di libero interscambio nella produzione di informazioni in formato radiofonico.
Nelle precedenti edizioni, come il Terzo Summit delle Popolazioni, tenutosi a Mar del Plata, la VI Conferenza Ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ad Hong Kong, il Forum Mondiale Sociale tenutosi a Porto Alegre in Brasile e a Caracas in Venezuela, ed il Forum Sociale Brasiliano, Foro de Radios ha promosso questi spazi di comunicazione insieme ad altre iniziative di comunicazione condivisa.
Uno degli scopi principali di questo progetto è quello di contribuire a rafforzare la cooperazione tra le radio di tutto il mondo attraverso l'uso strategico di nuove tecnologie e costituisce in sé uno spazio comune di mezzi di informazione indipendenti.
Tutte le organizzazioni con una precedente esperienza radiofonica possono partecipare a questo evento per rafforzare uno spazio che diventa la voce dei popoli e dei movimenti sociali dell'Europa e dell'America Latina che lottano per un mondo più giusto.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

La Nestlé e la Coca Cola nelle mire dei colombiani
Lunedì 8 maggio 2006

Si è svolto giorni fa a Bogotà, capitale della Colombia, il Tribunale Permanente dei Popoli, un’iniziativa promossa dall’Osservatorio Sociale di Corporazioni Transnazionali al fine di “perseguire” l’attività di varie compagnie che operano in diversi paesi.
In questa riunione, i rappresentanti di varie organizzazioni locali hanno creato un giurì che ha dichiarato che l’attività delle imprese Coca Cola e Nestlé in Colombia ha provocato un “sovrasfruttamento di manodopera” molto grave.
Hanno anche accusato entrambe le compagnie di essere responsabili dello “sterminio e persecuzione” dei principali movimenti sociali e dei rispettivi leader.
Dall’altra parte, questo “giurì speciale” ha deciso di accusare anche lo Stato colombiano di “complicità e permissivismo” nei confronti delle imprese.
Durante l’udienza, alla quale hanno partecipato circa 400 persone, sono stati presentati diversi documenti riguardanti l’attività di queste imprese in Colombia e il graduale aumento dei benefici economici delle
stesse.
Secondo uno di questi rapporti, il capitale della famosa marca di gassosa è passato da diecimila dollari nel 1942, anno in cui si è installata nel paese, a 628 milioni nel 2005.
Aggiungono anche che ogni impiegato che lavora nelle fabbriche della Nestlé produceva nel 1990 circa 109 mila dollari annuali, mentre la produttività per lavoratore nel 2005 ha raggiunto la cifra record di 427 mila dollari all’anno.
Il documento denuncia inoltre il fatto che mentre i profitti della Nestlé aumentano sempre di più, gli impiegati che vi lavorano soffrono le conseguenze dell’“instabilità lavorativa e il deterioramento dei propri standard di vita”.
Nel caso della Coca Cola, i giurì del Tribunale dei Popoli hanno condannato la sistematica “politica di persecuzione sindacale” della multinazionale, mentre nel caso della Nestlé hanno sottolineato il fatto che solo il 3 per cento dei suoi lavoratori completa i dieci anni di permanenza nell’impresa.

Fonte: Red Voltaire

Tradotto da Arianna Ghetti –Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

La Deforestazione in Argentina Arriva a Livelli Allarmanti
Lunedì, 08 maggio 2006

Un rapporto pubblicato dall'organizzazione ambientalista Vida Silvestre rivela che l'Argentina perde ogni anno 250 mila ettari di foresta, e che le province di Salta e Chaco sono quelle maggiormente colpite dalla deforestazione indiscriminata.
Secondo il documento, la deforestazione è un processo che ha "impatti devastanti" e che è peggiorato nel corso degli ultimi anni, soprattutto come risultato dell'espandersi del terreni agricoli.
Vida Silvestre ha fatto notare che "soltanto negli ultimi anni abbiamo iniziato a realizzare che questo è un problema veramente serio".
Secondo le cifre riportate da Vida Silvestre, nel 2002 l'Argentina aveva una stima di 33 milioni di ettari di foresta, e che da quell'anno in poi, essa perde in media ogni anno 250 mila ettari di foresta.
Gli ambientalisti la descrivono come un'"enorme perdita" e affermano che in alcune aree specifiche la deforestazione aumenta a ritmo accelerato.
Secondo questo studio, nella regione chiamata Chaco Seco, è stato rimosso il 70% delle foreste native per favorire la produzione agricola.
Un'altra regione che è particolarmente minacciata dall'industria per la produzione di legname è la foresta pluviale di Yungas, che comprende anche i territori delle province di Salta, Jujuy e Tucuman, che è una delle zone più ricche del continente americano in quanto a biodiversità.
Il rapporto assicura che questi impatti sull'ambiente spiegano alcuni degli ultimi disastri naturali che hanno colpito diverse province dell'Argentina: periodi di siccità, inondazioni e aumenti senza precedenti nei livelli dell'
inquinamento.

Fonti: Télam www.vidasilvestre.org.ar

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NEWS DELLA SETTIMANA DAL 1 AL 7 MAGGIO 2006

Iniziato ad Atene il 4° Forum Sociale Europeo
Venerdì, 5 maggio 2006

È iniziato giovedì ad Atene, in Grecia, il 4° Forum
Sociale Europeo, al quale hanno partecipato circa 15.000 persone provenienti da varie parti del mondo. Il Forum è stato lanciato sotto lo slogan di "un'altra Europa è possibile" e "il cuore della resistenza batterà ad Atene".
Il Forum si concluderà domenica, e sono previste circa 270 attività, come conferenze, workshop, e attività culturali.
Seconda l'agenzia di stampa Prensa Latina, una delle principali attività del Forum sarà quella di organizzare una dimostrazione di pace nel centro di Atene e per garantire la sicurezza dei dimostranti saranno impiegati 8.000 poliziotti.
Durante la dimostrazione sarà condannata l'occupazione dell'Iraq da parte di soldati stranieri. Gli Stati Uniti hanno iniziato una guerra contro l'Iraq nell'aprile del 2003, dopo aver accusato il paese di possedere armi di distruzione di massa (WMD).
Più di tre anni dopo, e nonostante il governo statunitense abbia ammesso che i rapporti investigativi erano sbagliati, perché le armi di distruzione di massa non sono mai state effettivamente trovate, l'occupazione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti continua.
Alcuni dei temi che saranno analizzati durante il Forum sono la lotta contro la globalizzazione, l'emancipazione delle donne, i diritti dei lavoratori, la salute pubblica, l'immigrazione ed il razzismo.
Si prevede che debba essere analizzato il conflitto tra gli Stati Uniti e l' Iran riguardo il programma nucleare di quest'ultimo.
Secondo Prensa Latina, uno dei partecipanti al Forum è il leader contadino francese Josè Bovè, oltre a studiosi, dirigenti sindacali e politici, ecologisti, difensori dei diritti umani.
Il Primo Forum Sociale Europeo ha avuto luogo alla fine del 2000 a Firenze, in Italia. A quella prima edizione hanno partecipato 50.000 attivisti anti-globalizzazione.
Una delle attività realizzate a Firenze è stata una dimostrazione contro l'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti – con l'aiuto dei suoi alleati, soprattutto Spagna e Regno Unito - alla quale hanno partecipato quasi mezzo milione di persone.
Il Secondo Forum Sociale Europeo si è tenuto a Parigi, in Francia, nel 2003, e la terza edizione a Londra, Inghilterra, nel 2004.

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la
Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Appena una Piccola Vittoria
Venerdì, 5 Maggio 2006

Dopo quindici giorni di proteste e manifestazioni, una coalizione di organizzazioni indigene del Paraguay ha raggiunto il suo obiettivo: la destituzione del capo dell'INDI (Istituto Nazionale Indigeno), che è stato criticato per "non aver capito la situazione dei nostri popoli".
Negli ultimi giorni, circa 400 indigeni appartenenti a 18 gruppi etnici si
sono accampati fuori del quartier generale dell'INDI ad Asuncion, capitale del Paraguay, chiedendo cambiamenti nelle politiche indigene del governo.
Gli indigeni sostengono che negli ultimi nove mesi il rapporto con il capo dell'INDI, Marta Dàvalos, "è stato un fallimento", e accusano la funzionaria di favorire la "divisione tra i popoli".
I dimostranti avevano fissato questo fine settimana come termine ultimo affinché il governo rimuovesse il capo dell'istituto.
Essi hanno anche fatto notare che se ciò non fosse accaduto, avrebbero "bloccato le strade e impedito alla Davalos di accedere al suo luogo di lavoro".
Finalmente hanno raggiunto il loro obiettivo e la Davalos ieri è stata sostituita da Augusto Fogel, che ha promesso di "combattere la povertà che affligge i nativi".
Durante la sua cerimonia di inaugurazione, al quale hanno partecipato i leader delle proteste indigene, Fogel ha affermato che avrebbe dato la priorità "alla produzione agricola e alla proprietà terriera".
Il nuovo capo dell'INDI ha aggiunto che le comunità native "saranno in grado di vivere soltanto dei loro prodotti se lavoreranno la terra".
Egli ha esortato gli altri capi dello stato ad unirsi a lui per "migliorare il livello dell'istruzione e l'accesso alla formazione professionale" dei popoli indigeni.

Fonti: Adital - ABC Color (Paraguay)

Traduzione di Elena Tagliata - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Il governo colombiano è preoccupato perché gli Stati Uniti hanno mandato un TLC diverso da quello accordato
Venerdì 5 maggio 2006

Il governo colombiano ha dichiarato mercoledì di aver ricevuto dagli Stati Uniti un testo del Trattato di Libero Commercio (TLC) diverso rispetto a quello accordato a fine febbraio, con alcune modifiche importanti soprattutto nel settore agricolo.
Nell’allegato del TLC sul settore agricolo, dove sarebbero presenti le principali differenze tra i due testi, vengono stabiliti, tra le altre cose, i termini e le scadenze per la liberazione graduale del commercio di prodotti agricoli e gli impegni dei due paesi in materia di quote.
Il governo colombiano, con a capo Álvaro Uribe, la prossima settimana invierà una delegazione a Washington, capitale degli Stati Uniti, affinché rappresentanti dei due paesi discutano le differenze tra i due testi del TLC.
Secondo il quotidiano El Colombiano, coloro che si recheranno a Washington sarebbero Hernando José Gómez, capo negoziatore della Colombia per il TLC, e Andrés Felipe Arias, ministro dell’Agricoltura.
Finora i rappresentanti dei due paesi hanno discusso telefonicamente e hanno risolto alcune differenze tra i due testi.
Tuttavia, ci sono altre imprecisioni per risolvere le quali ci sarebbe bisogno di revisionare le note prese durante le negoziazioni, sia in inglese che in spagnolo. Per questo, la riunione a Washington potrebbe risultare fondamentale.
Secondo El Colombiano, Gómez, Arias e Jorge Humberto Botero – ministro del commercio, Industria e Turismo – non hanno nascosto la propria preoccupazione a causa delle differenze riscontrate, soprattutto negli allegati del settore agricolo.
I funzionari governativi riconoscono che le differenze si ritrovano in “cinque o sei temi”, anche se hanno preferito non elencarli.
Nemmeno la Colombia ha divulgato il testo del TLC negoziato con gli Stati Uniti, che causa tanto rifiuto tra gli oppositori di questo trattato commerciale e il presidente Uribe.
In un’intervista rilasciata alla radio colombiana “La FM”, Gómez ha dichiarato che i testi del TLC presentano “ambiguità che possono trasformarsi in gravi problemi, che è necessario chiarire per evitare conflitti”.
Il capo negoziatore colombiano ha aggiunto che “gli avvocati vivono delle imprecisioni e mbiguità dei testi legali, ma il nostro dovere in quanto negoziatori nel nome dello Stato colombiano è minimizzare o eliminare il più possibile questi rischi, o evitare in futuro una rinegoziazione dei
termini del trattato”.

Tradotto da Arianna Ghetti - progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Movimenti sociali del Brasile protestano contro gli aumenti delle tariffe elettriche
Mercoledì 3 maggio 2006

Proteste del MST in Rio Grande do Sul

Organizzazioni di lavoratori rurali e piccoli agricoltori del Brasile si sono mobilitati negli ultimi giorni in diverse parti dello Stato di Rio Grande do Sul, nel sud del paese, per chiedere l’interruzione degli “aumenti abusivi” delle tariffe elettriche urbane e rurali.
Centinaia di manifestanti, soprattutto membri di Via Campesina, movimento contadino internazionale, hanno bloccato le strade nei paesi di Erechim e Passo Fundo.
Durante la manifestazione hanno chiesto al governo del Brasile di “rispettare le promesse fatte”, in merito al rifinanziamento dei debiti dei piccoli produttori rurali.
Secondo quanto hanno affermato, le autorità “non hanno ancora avviato” un programma speciale di credito agricolo.
I contadini si sono mobilitati dal centro di Erechim e, assieme a rappresentanti di organizzazioni sindacali locali, hanno consegnato un testo contenente le proprie petizioni al consiglio di amministrazione della succursale statale Banco do Brasil.
Dall’altra parte, nel corso della protesta è stato diffuso un comunicato nel quale si rifiuta la misura adottata dall’Agenzia Nazionale di Energia Elettrica – anch’essa statale, che ha autorizzato un nuovo aumento delle tariffe dell’impresa Rio Grande Energia, che opera in questo Stato brasiliano.
Secondo quanto dichiarano, da quando sono stati privatizzati i servizi di fornitura, il prezzo dell’elettricità è aumentato di circa il 400%.
Aggiungono che lo stesso è successo con i prezzi di luce e telefono, che hanno registrato incrementi “sempre al di sopra dei tassi d’inflazione”.
Tutte queste attività di protesta contro l’“abuso tariffario” sono supportate dal Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST), dal Movimento delle popolazioni colpite dalle dighe (MAB) e dal Movimento dei Piccoli Agricoltori (MPA).

Tradotto da Arianna Ghetti
Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Bolivia: La prima nazionalizzazione di idrocarburi del XXI secolo
martedì, 02 maggio 2006

Beat Schmid, da La Paz per Radiomundoreal

É stata una enorme sorpresa e i volti delle persone in Plaza Murillo a La Paz davanti al Palazzo Presidenziale erano pieni di sorrisi. In diretta, per radio, il loro presidente Evo Morales aveva appena reso noto a sorpresa il decreto di nazionalizzazione di tutto il settore petrolifero e del gas a partire da quella data. Tecnici dell’impresa statale YPFB, esponenti del ministero dell’economia e membri dell’Esercito hanno iniziato a prendere possesso delle installazioni e sono stati accompagnati in alcuni casi da Morales. È stata la prima nazionalizzazione di questo genere del 21° secolo, esattamente nel corso della giornata governativa numero 99. Il governo, eletto con il 54% dei voti, ha adempiuto ad una delle sue promesse centrali. Anche se pochi giorni prima aveva dichiarato che questa nazionalizzazione era una cosa complessa e mancavano i tecnici per realizzarla.
Tutto faceva pensare ad un 1° maggio per nulla facile per il governo, a causa dell’elevata conflittualità sociale. I conducenti di bus interdipartimentali sono in sciopero, perché non ritengono corretto dover pagare l’IVA come qualsiasi altro settore della economia; il personale sanitario chiede un aumento salariale del 7%; al confine con il Brasile nella piccola cittadina di Puerto Suárez c’è uno sciopero civico, perché verrà mandata via una impresa brasiliana che ha un impianto per fondere il ferro senza il relativo permesso ambientale e ha preteso di usare il carbone di decine di migliaia di chilometri quadrati di selva della zona; 2000 impiegati della privatizzata Líneas Aéreas Bolivianas lottano per i loro posti di lavoro all’interno della società in bancarotta e le province di Santa Cruz e Tarija non si stancano di chiedere con forza maggiore autonomia e fondi per la sanità e l’educazione in virtù della propria ricchezza di idrocarburi.
Con questi presupposti la storica centrale unica COB manifestò da sola e contro il governo, dato che il suo dirigente Jaime Solares ritiene si tratti di un “governo riformista, traditore e venditore della patria … l’ultima alternativa dell’impero”. Con queste affermazioni non sorprende che la convocazione per uno sciopero generale il 21 aprile senza rivendicazioni chiare sia stata un clamoroso fallimento, così come la marcia.
Tuttavia, durante le settimane passate, gli sforzi governativi sembravano concentrati nello spegnere i molteplici focolai sociali e ci si aspettava nel giorno della festa del lavoro “solamente” l’annuncio di un incremento del salario minimo e l’annullamento di una legge di liberalizzazione del mercato del lavoro.
Mai si è pensato che sin dal primo giorno di governo, commissioni di lavoro stessero preparando questa nazionalizzazione delle seconde riserve del gas naturale del continente, dopo il Venezuela. Ancora una volta, dopo la prima nazionalizzazione del continente nel 1937, la Bolivia apre la strada, questa volta nel 21° secolo.
In concreto è l’impresa statale YPFB, quella che assume il controllo sulla estrazione, immagazzinamento, trasformazione e commercializzazione del petrolio e del gas naturale della Bolivia. Si dà un termine di sei mesi per rinegoziare i contratti con le imprese multinazionali – principalmente Petrobras, la filiale argentina di Repsol, la britannica BP e la Total francese – e in caso non si raggiunga un accordo, l’impresa nazionale assume la totale responsabilità.
Mentre durante la presidenza dei neoliberali Banzer e Sánchez de Losada le multinazionali hanno preso l’82% del valore, questa percentuale si riduce ora a 18; adesso quel 82% rimane in Bolivia e verrà distribuito tra l’impresa, il governo centrale, le province e i municipi.
Questa nuova regola si applica ai cosiddetti megacampi, mentre le piccole realtà estrattive continueranno a funzionare con le regole attuali con royalties del 50%.
Secondo il vicepresidente García Linares questo significa un’entrata addizionale di 300 milioni di dollari l’anno per la Bolivia, a cui si sommano entrate in questo ambito per un totale di 780 milioni. Molto diversa la situazione rispetto ai 140 milioni del periodo neoliberale e rispetto alla guerra del gas che è costata decine di morti, fino a quando l’allora presidente Sánchez de Losada è fuggiro in esilio negli Stati Uniti.
Morales ha chiesto un po’ di pazienza sino alla realizzazione dei seguenti step, menzionando esplicitamente i settori minerari e del legname, così come la questione della terra, il che ha strappato applausi e volti pieni di speranza tra i consiglieri indigeni.
Il presidente Evo Morales ha pregato i lavoratori e le lavoratrici e i tecnici dell’industria petrolifera di evitare qualsiasi sabotaggio e superare l’attesa resistenza con l’appoggio delle organizzazioni sociali e di tutta la popolazione.
Come esempio ha spiegato che fino alle 3 del 1° maggio sono stati a definire i dettagli con le commissioni incaricate di preparare la nazionalizzazione e che successivamente si è riunito insieme al suo gabinetto fino alle 5 per spostarsi poi al sud del paese per l’atto e il discorso ufficiale. Questa disciplina di lavoro, come il fatto di ridursi della metà il proporio salario ha contribuito a generare una enorme fiducia morale nel presidente da parte della gente che si esprime con un’approvazione nei sondaggi che oscilla tra il 70 e l’80%.
Dei suoi 1900 dollari mensili il 30% va alla campagna per il suo partito -il MAS- per l’Assemblea Costituente di luglio. Questo risparmio sui salari dei ministri, deputati/e, consiglieri, magistrati, ecc. ha reso possibile la creazione di 2000 posti di lavoro per maestri/e e personale sanitario.
Un’altra novità è l’azione decisa contro la corruzione, un cancro che è sopravvissuto a tutti i governi fino ad oggi. Un viceministro è stato catturato il giorno stesso in cui è stata emanata una denuncia di corruzione e il capo di sezione è stato sollevato da tutti gli incarichi affinché potesse difendersi come una persona qualsiasi contro le accuse di abuso di potere.
Dopo aver saputo della implicazione di un componente di un corpo di élite della polzia in un triplice assassinio di turisti europei, la Ministra degli Interni non ha avuto esitazione nell’intervenire immediatamente all’interno del corpo, chiarendo che era solo il primo passo di una profonda ristrutturazione della polizia.
Nessuno l’ha contraddetta, nemmeno la destituzione dell’Esercito ha provocato maggiori agitazioni e i comandi rimangono nelle mani di ufficiali più o meno giovani infettati dal virus del golpismo, Morales ha ringraziato esplicitamente in un suo discorso la lealtà della polizia e dell’esercito.
Il 2 maggio sarà il giorno 100 del governo di Evo Morales. Molto è cambiato da allora. Cinque delle dieci promesse elettorali del MAS sono state attualmente adempiute. Però molte cose importanti continuano a rimanere in sospeso e la pressione sociale di una popolazione che sono 514 anni che vive con il colonialismo e una povertà che colpisce due abitanti su tre, verso il primo governo dei “suoi” è enorme.
Molte istanze di governo continuano a riorganizzarsi e a pianificare il loro lavoro per gli anni successivi in giornate lunghe e intense. Ma come afferma la Ministra della Sanità, Nila Heredia, questo non produce risultati concreti per la gente che si mostra molto angosciata, nonostante sia stata annunciata l’estensione della copertura assicurativa materna–infantile a giovani fino ai 21 anni e a donne fino a 60 anni a partire dal 2007.
Può anche relazionare come le équipe oftalmiche cubane abbiano già realizzato 6000 operazioni nell’ambito della “Operación Milagro“ per restituire la vista alla gente più umile che non dimenticherà come tutto ciò non gli sia costato neppure un peso.
Entro breve si riavvieranno 20 ospedali regionali dove 600 medici cubani realizzeranno visite e operazioni per togliere il carico ai pochi ospedali di terza categoria. Ma anche così alla Ministra non mancano i problemi, dato che il personale sanitario non è unanime sull’ aumento del 7% (rispetto ad una inflazione del 4% durante il 2005) e ad aprile si sono persi 3 giorni lavorativi a causa degli scioperi.
La campagna di alfabetizzazione servirà per far sì che un milione di adulti apprendano a leggere e scrivere entro il 2008. Attualmente c’è un ritardo nel cronogramma, però quando Evo ha annunciato che “in passato tagliavano le mani e cavavano gli occhi agli aymara e ai quechua che avevano imparato a leggere e scrivere“ (sì, questi spagnoli “scopritori” che si definirono cristiani e che proclamano di aver portato la “civilizzazione”), mentre oggi si consegnano matite, non può commuovere di meno e sta ad indicare come dopo secoli di sfruttamento, emarginazione e razzismo, la gente stia recuperando la sua dignità.
Un altro programma in questa direzione è la documentazione cittadina, il 20% delle personi sarebbero privi di documenti di identità.
La volontà di impegnarsi per la ridistribuzione, al momento quasi interamente a favore dei settori urbani più marginali, si riflette nella riduzione del prezzo della luce per i piccoli consumatori di un 25% e dell’incremento delle pensioni che dà benefiici proporzionalmente più a coloro che ne ricevono meno.
Assemblea Costituente, accesso al mare e migrazione
In queste ambito rimane pendente al momento la maggior parte del debito storico con la popolazione contadina e indigena, che incomincia a dimostrare la sua non conformità. In occasione della redazione delle liste per l’Assemblea Costituente – una delle rivendicazioni indigene da ben 10 anni – la presenza indigena è risultata molto scarsa, il che ha portato a proteste e prese di posizioni a cui si sono aggiunte quelle delle organizzazioni delle donne, delle minoranze sessuali e delle organizzazioni della popolazione nera.
La partecipazione di una lista con noti rappresentanti di movimenti sociali non è stata accettata perché privi di parte della documentazione e significa un indebolimento della capacità di elaborazione della futura Assemblea Costituente.
Queste elezioni, che si terranno il 2 luglio, saranno più di un termometro per il governo e per il Movimiento al Socialismo (MAS) ad alcuni mesi della loro gestione. Costituiscono un punto chiave nel processo di costruzione di una Bolivia nuova. La volontà politica e le entrate ottenute tramite le sue ricchezze naturali consentirebbero un processo di redistribuzione e d’investimento sociale che può essere alla base per una società più giusta.
Però il sistema elettorale sembra ostacolare questa impresa, dato che seppure con il 54% dei voti, il MAS raggiungerebbe appena il 45% del quorum. Pertanto una volta di più può essere che la pressione sia l’elemento decisivo visto che risulterebbe difficile una nuova costituzione che valga questo attributo come prodotto di negoziati con ciò che resta dei partiti tradizionali.
Uno dei pochi temi di consenso in Bolivia è l’aspirazione di recuperare l’accesso al mare, perduto nel XIX secolo con il Cile in una guerra, che non fu tanto guerra e gestita dai baroni dello stagno a loro convenienza. Ancora oggi, entrambi i paesi non hanno relazioni diplomatiche e il tema non è stato trattato. Però la visita di Morales alla neoeletta Michelle Bachelet in Cile ha rotto il ghiaccio e la necessità cilena del gas boliviano sarà una forte elemento nelle negoziazioni bilaterali, avviate con molto tatto per evitare rigurgiti nazionalisti. Un prevedibile accordo negoziato equivarrebbe ad un trionfo storico del governo di Morales.
Un altro fattore economico sono i boliviani all’estero. Circa il 20% vivono principalmente in Argentina, Stati Uniti e Spagna e e loro rimesse sono un fattore importante, soprattutto per le zone povere.
Molti vivono a Buenos Aires e lavorano in condizioni di semi schiavitù in laboratori di sartoria. Un incendio, che è costato la vita a 6 lavoratori che non sono riusciti a scappare dai luoghi in fiamme, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e gli “irregolari” hanno manifestato energicamente per le strade di Buenos Aires.
I governi hanno agito rapidamente e l’Argentina ha accettato di mettere in regola i clandestini dando loro un permesso di lavoro e di soggiorno (corrispondenti a quelli dei governi europei e degli Stati Uniti con i cd. “rifugiati economici”).
Il personale dell’ambasciata boliviana lavora 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 per redigere la documentazione. Il console, che manteneva legami con i proprietari delle fabbriche illegali ha fatto le valigie il giorno stesso in cui si è saputo dei suoi traffici privati.
Strette relazioni con Venezuela e Cuba e no al TLC
Nella politica estera, Morales dà continuità alle sue prime visite che lo hanno portato a L’Avana e Caracas. L’integrazione latinoamericana è prioritaria, essendo particolarmente importanti Brasile ed Argentina per la loro vicinanza e le esportazioni del gas naturale. Le relazioni con Perù e Colombia sono un po’ meno cordiali per via dei negoziati per un Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti, il che colpirebbe le esportazioni boliviane di questi paesi, sebbene nel caso del Perù l’ultima parola non è detta in vista della prossima seconda tornata delle elezioni presidenziali.
Mentre le camere di commercio e l’industria insistono sulle opportunità di un TLC con gli USA, il governo ha presentato un progetto di Trattato di Commercio dei Popoli che è stato sottoscritto da Cuba e Venezuela, sebbene ancora non si conoscano nel dettaglio le implicazioni concrete.
I segnali dello zio Sam sono stati finora contraddittori. Mentre la cooperazione allo sviluppo segue il suo corso, così come la cooperazione per la riduzione delle coltivazioni illegali di coca, Ann Paterson – conosciuta in El Salvador per le dubbiose credenziali e attualmente numero 2 dell’ente incaricato per la lotta antidroga – ha respinto categoricamente l’intenzione di togliere la coca dalla lista delle sostanze proibite per consentire l’esportazione di tè, pomate, ecc. In questo modo si continua ad attendere che i piccoli produttori riducano le loro superfici di coltivazioni convertendosi al caffè, agrumi o banani con assicurazione di prezzi e mercati.

Beat Schmid
Cooperante GV
Attualmente a La Paz Bolivia

Tradotto da Sonia Chialastri - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace –
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Migliaia di persone hanno manifestato negli Stati Uniti per i diritti migratori
Martedì, 02 Maggio 2006

Milioni di immigrati hanno manifestato ieri nelle principali città statunitensi per chiedere una riforma giusta ed integrale sull’immigrazione che contempli i diritti dei lavoratori provenienti da diversi Paesi del mondo. Il cosiddetto “Giorno Senza Emigranti” ha avuto la sua massima espressione nella città di Los Angeles, nelle cui strade principali ha manifestato oltre un milione di persone. A New York la mobilitazione ha coinvolto circa 600 mila persone.
La giornata ha assunto un carattere politico ed economico, dal momento che l’astensione dal fare acquisti e consumare prodotti si è trasformata in un modo di far sentire l’importanza del contributo sulla popolazione attiva degli immigrati, in un Paese che non riconosce ufficialmente il primo maggio come il Giorno dei Lavoratori.

Prima consegna di Radio KPFK da Los Ángeles

Traduzione di Cecilia Silveri - progetto Terre Madri - Traduttori Per la Pace - Radiomundoreal
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L’ONU esamina le denunce di violazione dei diritti delle popolazioni indigene ecuadoriane
Martedì, 02 Maggio 2006

La Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE) ha consegnato ad un relatore speciale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), un rapporto nel quale si denunciano le violazioni dei diritti umani che subiscono le popolazioni indigene del Paese.
Il relatore speciale dell’ONU per le popolazioni indigene, Rodolfo Stavenhagen, in questo momento si trova in Ecuador e per una decina di giorni si occuperà dello studio della situazione dei diritti dei popoli originari nel Paese.
Stavenhagen riesaminerà inoltre gli effetti sulla popolazione ecuadoriana delle fumigazioni per lo sradicamento delle piante di coca che la Colombia sta realizzando nell’area di confine con l’Ecuador e le conseguenze sulle popolazioni indigene dell’attività delle compagnie multinazionali di petrolio in Amazzonia.
Il rappresentante delle Nazioni Unite si è già riunito, tra gli altri, con il presidente ecuadoriano Alfredo Palacio, il presidente della CONAIE Luis Macas ed il presidente della Confederazione dei Popoli di Nazionalità Kichua dell’Ecuador (ECUARUNARI), Humberto Cholango.
In un comunicato la CONAIE ha affermato che il rapporto consegnato al relatore dell’ONU “presenta diversi casi emblematici sul modo in cui si stanno violando i Diritti Fondamentali delle Popolazioni Indigene”.
Aggiunge che il rapporto denuncia anche il genocidio etnico “contro i gruppi Tagaeri Taromenani in isolamento volontario; il genocidio culturale contro la nazionalità Huaorani ed il razzismo statale contro il movimento indigeno ecuadoriano da parte dei governi di Lucio Gutiérrez e Alfredo Palacio”.
Secondo il quotidiano ecuadoriano El Comercio, il vicepresidente della CONAIE, Santiago de la Cruz, ha affermato: “abbiamo consegnato un volume di informazioni riguardo tutti gli atti di violazione dei diritti umani, attentati, invasioni di terre, contaminazione da parte delle aziende petrolifere in territori indigeni, e tutto ciò che pensiamo che il relatore debba sapere”.
La CONAIE ha inoltre denunciato di fronte al relatore dell’ONU una “azione di repressione sistematica contro le popolazioni indigene durante le manifestazioni del Marzo 2006”, organizzate contro il Trattato di Libero Commercio che l’Ecuador sta negoziando con gli Stati uniti, tra le altre ragioni.
Il comunicato aggiunge che “la CONAIE continuerà a controllare che i Diritti delle Nazionalità e delle Popolazioni Indigene siano realmente garantiti dallo Stato e che siano fermate le incursioni delle aziende petrolifere, minerarie, del legno, coltivatrici di palme e conservazioniste a danno e minaccia dei territori indigeni”.

I sindacati ecuadoriani chiedono l’espulsione della OXY nel Giorno dei lavoratori
Martedì, 02 Maggio 2006

Le due principali organizzazioni operaie dell’Ecuador hanno organizzato una manifestazione nel centro di Quito, capitale del Paese, per celebrare il Giorno dei Lavoratori e chiedere la “immediata espulsione” dell’azienda petrolifera Occidental Petroleum, nota anche con il nome di Oxy.
I manifestanti accusano la multinazionale petrolifera di “violare le condizioni stabilite”, e di portare fuori dal Paese in modo fraudolento circa 1.800 milioni di dollari.
I lavoratori hanno espresso inoltre un “profondo rifiuto” al processo di negoziazione per la firma di un Trattato di Libero Commercio (TLC) tra i governi dell’Ecuador e gli Stati Uniti.
Secondo Mesías Tatamuez, del Frente Unitario de Trabajadores (FUT – fronte unitario dei lavoratori), le negoziazioni bilaterali per questo accordo commerciale sono state la causa principale della “rottura della Comunidad Andina de Naciones”.
Tatamuez ha chiesto inoltre al governo ecuadoriano di promuovere una “riforma agraria integrale”, che comprenda “crediti blandi ed assistenza tecnica” per gli agricoltori.
D’altro canto, i lavoratori hanno inserito nel loro proclama una dura critica alla legge sull’immigrazione in discussione al Senato degli Stati Uniti, ed hanno ricordato che in questo Paese vivono migliaia di ecuadoriani che verrebbero danneggiati dalla nuova normativa.
Secondo le stime degli organizzatori, circa cinque mila persone hanno partecipato agli atti commemorativi, che hanno compreso una protesta davanti all’ambasciata degli Stati Uniti.

Informazione da: http://actualidad.terra.es http://www.lahora.com.ec

Traduzione di Cecilia Silveri - progetto Terre Madri - Traduttori Per la Pace - Radiomundoreal
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Notizie: Campagna internazionale contro compagnia mineraria statunitense
Martedì 2 maggio 2006

L’organizzazione ambientalista Amici della Terra Internazionale e comunità locali di persone colpite dall’attività mineraria provenienti da Perú, Indonesia e Ghana stanno promuovendo una campagna mondiale per denunciare i danni provocati dalla multinazionale energetica Newmont, appartenente a capitali statunitensi.
Secondo quanto dichiarano, la compagnia mineraria “avvelena l’acqua potabile” in ogni luogo abbia installato progetti di esplorazione o sfruttamento aurifero.
L’idea della campagna contro la Newmont, la maggior produttrice di oro a livello mondiale, è presentare i casi più noti in questi tre paesi di fronte ai manager della compagnia nella città statunitense di Denver, al centro del paese.
Un comunicato emesso dalle organizzazioni richiedenti assicura che nel 2000 nella città peruviana di Choropampa circa quattrocento persone sono state ricoverate in ospedale dopo un rovesciamento di 150 chili di mercurio, per il quale la compagnia mineraria è ritenuta responsabile. Dopo l’incidente, i direttori della Newmont hanno negato qualsiasi tipo di legame con l’episodio e hanno vinto una causa presso un tribunale d’appello intentata contro di loro dalle persone colpite.
Nello stesso senso, i gruppi che incitano la campagna affermano che in Indonesia e in Ghana l’attività mineraria ha provocato gravi impatti nella fornitura di acqua potabile.
Secondo quanto dichiarano, l’assenza di controlli e l’“utilizzo smisurato” di prodotti quali arsenico e mercurio, ha provocato gravi danni alla salute delle comunità vicine ai giacimenti d’oro. Gli attivisti ritengono la Newmont responsabile di “centinaia di casi” di malattie cutanee, tumori e malformazioni congenite.
Nel caso del Ghana, l’inizio delle operazioni della Newmont nella zona di Ahafo, al centro del paese, è stato accompagnato dalla costruzione di una diga idroelettrica che ha rimosso un migliaio di persone. Secondo quanto concludono, l’avvio di questi due megaprogetti energetici ha messo a rischio l’accesso all’acqua potabile alle comunità che vivono sulle coste,

Tradotto da Arianna Ghetti Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it -www.traduttoriperlapace.org

Notizie: Bolivia: nazionalizzazione degli idrocarburi
Martedì 2 maggio 2006

Il presidente boliviano Evo Morales ha firmato lunedì un decreto di nazionalizzazione di tutti gli idrocarburi del paese e ha concesso alle compagnie straniere che operano nel settore un periodo di 180 giorni entro il quale firmare nuovi contratti con lo Stato; diversamente, saranno costretti a lasciare la Bolivia.
In questo modo, Morales ha rispettato una delle sue più importanti promesse elettorali, poco prima di arrivare ai 100 giorni del proprio mandato.
Il decreto è stato letto dal presidente boliviano nel campo petrolifero di San Alberto, situato nel dipartimento meridionale di Tarija, amministrato dalla compagnia petrolifera brasiliana Petrobras, la quale è associata all’ispano-argentina Repsol YPF e alla francese Total.
Durante la serata, già tornato a La Paz, capitale boliviana, Morales ha dichiarato che dopo la nazionalizzazione degli idrocarburi sarà il turno di quella dell’industria mineraria, del settore forestale e di tutte le risorse naturali.
Le Forze Armate boliviane controllano ora i campi petroliferi e del gas della Bolivia. Tra gli obiettivi principali del nuovo decreto c’è la volontà di consolidare la compagnia petrolifera statale Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos (YPFB), che sarà rifondata in 60 giorni, la quale attualmente detiene il pieno controllo dell’industria idrocarburifera.
Il decreto di Morales stabilisce che le multinazionali operanti in Bolivia debbano consegnare subito tutta la propria produzione allo Stato boliviano. Qualora rifiutino di farlo, saranno tenute a lasciare il paese entro 180 giorni.
Secondo il quotidiano boliviano Los Tiempos, Morales ha affermato che “è giunta l’ora, il giorno tanto atteso, un giorno storico per la Bolivia di riprendersi il controllo assoluto delle proprie risorse naturali” e ha aggiunto che “è finito il saccheggio delle imprese straniere”.
Morales ha anche detto alle multinazionali che operano in Bolivia di rispettare la dignità dei boliviani e la nazionalizzazione, avvisandoli che se non lo fanno volontariamente, il governo boliviano li “costringerà con la forza” a farlo.
Il leader boliviano ha chiesto alle Forze Armate in quanto istituzione di “difendere la propria patria, la propria sovranità, la propria dignità, e soprattutto l’integrità del proprio territorio nazionale. Desidero chiedere loro, a partire da questo momento, di prendere tutti i campi petroliferi di tutta la Bolivia”.
Uno degli obiettivi fondamentali della presenza delle Forze Armate nelle installazioni petrolifere è assicurare la normale fornitura di energia affinché la Bolivia continui a rispettare i propri impegni nazionali e internazionali. Secondo Los Tiempos, il vicepresidente boliviano, Álvaro García Linera, ha annunciato che “56 stazioni idrocarburifere sono state già occupate da Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos, dalle forze armate” e dalle autorità fiscali.
Le principali compagnie straniere che operano in Bolivia nel settore degli idrocarburi sono Petrobras, Repsol YPF, Total e le inglesi British Gas e British Petroleum.
Secondo il quotidiano boliviano Jornada, il governo del Brasile ha definito il decreto di Morales una “misura tutt’altro che amichevole”, mentre il governo spagnolo come un atto “profondamente preoccupante”.

Tradotto da Arianna Ghetti - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it -www.traduttoriperlapace.org

1 maggio 2006 - Giorno Internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici
Lunedì, 01 Maggio 2006

Jubileo Sur/ Americas

Noi di Jubileo Sur/Américas ci mostriamo solidali alle mobilitazioni continentali in difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, in particolare agli scioperi indetti dagli immigrati latinoamericani contro le politiche razziste di George Bush. In migliaia hanno dovuto emigrare dai propri Paesi d’origine a causa delle conseguenze del Libero Commercio, la Militarizzazione ed il Debito, in cerca di un futuro migliore.
120 anni fa, i lavoratori lottavano per la giornata lavorativa di 8 ore, che costò la vita ai cosiddetti “martiri di Chicago”. Potrebbe sembrare una menzogna dire che oggi continuiamo a subire le stesse condizioni di schiavitù lavorativa.
Lo vediamo a Buenos Aires con il decesso avvenuto di recente di sei lavoratori boliviani, ammucchiati in capannoni dove filavano e cucevano, spesso senza ricevere alcun ricompenso. Lo vediamo con l’occupazione militare ed economica di Haiti e l’intenzione di ampliare le zone franche sul suo territorio.
Anche nelle molende messicane, dove le donne lavorano dall’alba al tramonto per pochi spicci, nel sudest asiatico dove migliaia di bambini e bambine sono obbligati a “lavorare” in condizioni inumane per le grandi multinazionali o nelle massicce manifestazioni dei giovani francesi contro i contratti di lavoro precari.
Alla dittatura dei mercati e allo sfruttamento capitalista si aggiunge il continuo salasso legato al pagamento del debito estero, che rappresenta una delle peggiori razzie delle ricchezze prodotte dai lavoratori. Invece di onorare un debito illegittimo, dovrebbero occuparsi di fare leggi che creino posti di lavoro genuini, per poter alleviare la situazione di disoccupazione, povertà e miseria generata ed iniziare in questo modo a saldare l’enorme debito storico e sociale con la classe lavoratrice.

Come facciamo dal 1999, anno della nostra fondazione, continuiamo a lottare per un nuovo millennio libero da debiti e dominazioni. Per questo, nel Giorno Internazionale dei lavoratori vogliamo:
• Porre fine alla schiavitù lavorativa, il precariato e lo sfruttamento;
• Dire NO al pagamento del debito estero per chiedere che queste risorse siano utilizzate nelle politiche sociali per garantire il benessere della popolazione;
• Aumentare gli stipendi per coprire le spese basilari delle famiglie;
• Garantire lo stesso salario per la stessa posizione, per porre fine alla discriminazione delle donne in ambito lavorativo;
• Porre fine ai procedimenti giudiziari nei confronti di coloro che lottano per la società, per fermare la persecuzione e la criminalizzazione delle proteste nella richiesta di miglioramenti in ambito salariale e sindacale.

¡Per un millennio senza debiti né sfruttamento!
¡NO al pagamento del debito estero!
¡NON siamo debitori, siamo creditori!

Traduzione di Cecilia Silveri - progetto Terre Madri - Traduttori Per la Pace - Radiomundoreal
www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Petrobras ha concluso l’acquisto delle attività Shell in Colombia
Lunedì, 1 Maggio 2006

La compagnia petrolifera statale brasiliana, Petrobras, ha annunciato lo scorso venerdì la conclusione dell’acquisto delle attività della petrolifera olandese Shell in Colombia, relative alla distribuzione e commercializzazione di combustibili.
Secondo quanto affermato da Petrobras in un comunicato stampa, le stazioni di servizio di Shell in Colombia lavorano ora sotto la responsabilità dell’impresa brasiliana.
Il contratto concluso da Petrobras in Colombia, dove opera dal 1972, forma parte di un pacchetto che include anche l’acquisizione di attività della Shell in Paraguay e in Uruguay, in una operazione che secondo Petrobras si aggira sui 140 milioni di dollari.
L’impresa statale brasiliana segnala inoltre che l’affare concluso in Colombia è uno degli obiettivi della pianificazione strategica dell’impresa, al fine di consolidarsi come compagnia leader in America Latina e con una forte presenza nel resto del mondo.
Secondo il quotidiano ecuadoriano El Comercio, con l’acquisto delle attività della Shell in Colombia, Petrobras si trova a gestire 39 stazioni di servizio, una installazione di immagazzinamento e una fabbrica di miscela di lubrificanti.
Il quotidiano del mattino ecuadoriano aggiunge che quest’anno Petrobras ha annunciato l’innalzamento a 90 milioni di dollari del bilancio per l’esplorazione petrolifera in Colombia, una cifra quattro volte superiore a quella inizialmente pianificata.
El Comercio conclude dicendo che alla fine del 2005 il gestore commerciale di Petrobras, Santiago Ocampo, aveva detto: “Speriamo di mantenere e migliorare le stazioni che ha la Shell a Bogotà (capitale della Colombia). Petrobras ha circa 6.000 stazioni di servizio in Brasile e 1.000 in Argentina, il che ci dà la capacità di fornire ai colombiani un eccellente servizio e diversificazione di prodotti”.

Tradotto da Sonia Chialastri - progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

 

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